Il foliage a Roma, tra storia e natura come in un film

Ottobre 8, 2025 - 14:00
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Il foliage a Roma, tra storia e natura come in un film

Per alcuni, l’autunno è la stagione più bella dell’anno. Finito il caldo asfissiante e prima dei rigori invernali, questo tempo di passaggio racchiude un’energia particolare: malinconica ma vitale, contemplativa e romantica. Anche per chi è team estate infatti è difficile negare che l’autunno porti con sé un’esplosione di colori che non è paragonabile a nient’altro: inoltre negli ultimi anni, complice anche una certa tendenza al “turismo da Instagram” la tradizione del foliage ha preso piede anche dalle nostre parti, rendendo definitivamente l’autunno una stagione “cool”.

Osservare il cambiamento della natura, inseguendo le sfumature del rosso, dell’arancio e dell’oro, è diventato un rito moderno: un modo per rallentare, per ritrovare il tempo dello sguardo e della meraviglia.

Le origini del foliage: tra Giappone e New England

La parola “foliage” indica semplicemente il fogliame, ma dietro questa consuetudine c’è una storia culturale affascinante. In Giappone, la contemplazione delle foglie autunnali è un’arte antichissima: si chiama Momijigari, letteralmente “caccia alle foglie rosse”. Fin dal periodo Heian, i poeti e le cortigiane si recavano nei giardini imperiali per ammirare gli aceri giapponesi (momiji), simbolo della transitorietà e della bellezza effimera.

La celebrazione del foliage come pratica culturale in Occidente nasce nel New England, già dai tempi dei primi insediamenti europei: in molti luoghi degli Stati Uniti, dove è forte la presenza di alberi decidui e il clima è freddo, il colpo d’occhio spettacolare dell’autunno ha portato da subito a polarizzare il turismo intorno al fenomeno. La tradizione, come spesso capita, è poi arrivata anche da questa parte dell’Oceano, dove certo non mancano panorami naturali spettacolari che si prestano all’immersione nella natura.

L’Italia, con la sua varietà di ecosistemi, offre infiniti scenari autunnali — dai boschi appenninici alle grandi città, dove la natura riesce ancora a sorprendere anche tra i palazzi e le rovine antiche.

Foliage a Roma, tra parchi e storia

Forse non tutti sanno che Roma è la terza città più verde d’Europa, dopo Oslo e Berlino. Con i suoi 310 metri quadrati di verde per abitante, la capitale è un mosaico di giardini storici, parchi e alberature monumentali che, in autunno, si trasformano in uno spettacolo diffuso.

Villa Borghese

È qui che l’autunno romano esplode in tutta la sua grazia. A Villa Borghese, tra querce, ippocastani, aceri, olmi e ginkgo biloba, i viali diventano una tavolozza di gialli, ruggine e rossi accesi. Dal Giardino del Lago, con il Tempietto di Esculapio che si specchia nell’acqua, ai Giardini Segreti fino a Piazza di Siena, ogni prospettiva regala un frammento di poesia. Al tramonto, la luce dorata di ottobre si riflette sulle foglie e trasforma il giardino in un quadro impressionista.

Villa Doria Pamphilj

Altro luogo magico dove il foliage si fa protagonista è Villa Doria Pamphilj, il parco più grande di Roma, a ridosso del Gianicolo. Qui convivono aceri, querce rosse americane e ginkgo che in autunno si accendono come torce nel verde ancora intenso dei prati. I percorsi, ideali anche per la bicicletta o per una passeggiata lenta, attraversano veri e propri tunnel di foglie multicolore, dove il tempo sembra sospeso.

Il Lungotevere e il Parco degli Acquedotti: Roma come un film

A Roma gli alberi decidui, quelli che perdono le foglie in autunno, sono concentrati in alcune aree precise. Tra queste, il Lungotevere è una delle più iconiche. La strada che costeggia il fiume diventa, nei mesi autunnali, un corridoio dorato, illuminato dai riflessi del Tevere e dai platani secolari che si tingono di rame, ambra e ocra.

Camminando dalla Passeggiata del Gianicolo fino a Ponte Sisto, si passeggia in una atmosfera quasi cinematografica: le foglie che cadono si mescolano all’acqua, i rumori del traffico si smorzano e la città appare in una luce nuova, malinconica ma piena di vita. È il momento ideale per chi ama fotografare o semplicemente rallentare, lasciandosi sorprendere dai colori.

Anche il Parco degli Acquedotti, nel cuore del Parco Regionale dell’Appia Antica, è una tappa imperdibile. In autunno, i pioppi bianchi, gli olmi e le robinie si tingono di oro e ruggine, creando un contrasto straordinario con gli archi in mattoni degli antichi acquedotti romani. Un set naturale perfetto, frequentato da runner, fotografi e famiglie in cerca di quiete. Qui la storia e la natura convivono da secoli: ogni foglia che cade sembra raccontare una memoria di Roma.

Foliage all’Orto Botanico e al Giardino degli Aranci

All’Orto Botanico di Roma, nel cuore di Trastevere, il foliage è un fenomeno discreto ma potente. Tra i sentieri che salgono verso il Gianicolo convivono decine di specie provenienti da tutto il mondo: aceri giapponesi, liquidambar styraciflua con le loro foglie a stella color cremisi, ginkgo biloba che si accendono d’oro, carpini e faggi dalle sfumature di rame, magnolie decidue e frassini color ocra. Ogni albero racconta una geografia diversa dell’autunno, un frammento di mondo che Roma accoglie e custodisce.

Più raccolto e intimo, il Giardino degli Aranci offre un foliage in filigrana. Gli aranci amari, sempreverdi, restano sempre verdi e profumati, ma lungo il viale d’ingresso e la terrazza che guarda su Roma, platani e tigli perdono lentamente le foglie, tingendo il selciato di riflessi dorati. Il contrasto con il verde cupo dei cipressi e il bianco dei muretti rende il tramonto ancora più suggestivo. Da qui, la vista della città avvolta nella luce aranciata dell’autunno è uno spettacolo che vale da solo la passeggiata.

Roma e dintorni: il Bosco del Sasseto, la “foresta incantata”

Uscendo dalla città, basta un’ora e mezza di auto per raggiungere uno dei luoghi più magici del Lazio: il Bosco del Sasseto, ai piedi del borgo di Torre Alfina, nel comune di Acquapendente. Chiamato anche “la foresta incantata”, questo scrigno naturale ospita faggi, cerri, aceri, olmi e carpini che, in autunno, si accendono di tonalità che vanno dal giallo al rosso porpora, creando un tappeto di foglie che sembra uscito da una fiaba nordica.

Il nome “Sasseto” deriva dai grandi massi vulcanici ricoperti di muschi e licheni che punteggiano il bosco, conferendogli un aspetto quasi fiabesco. I sentieri, agevoli e silenziosi, conducono fino al mausoleo del marchese Cahen, immerso nella natura: un luogo sospeso nel tempo, dove l’unico rumore è il fruscio delle foglie.

Riconosciuto come Monumento Naturale della Regione Lazio, il Bosco del Sasseto è una meta perfetta per chi cerca un’esperienza autentica e rigenerante, tra poesia, biodiversità e memoria. È un viaggio dentro un autunno che profuma di legno, di umidità e di silenzio — dove ogni foglia racconta la storia del tempo che passa.

I treni del foliage: il viaggio come esperienza

Negli ultimi anni, in Italia e in Europa, è cresciuto anche un modo diverso di vivere l’autunno: salire su un treno storico o panoramico per osservare i colori dei boschi e delle vallate cambiare lentamente. Sono i cosiddetti “treni del Foliage”, un fenomeno turistico nato nei paesi del Nord America e del Giappone, oggi diventato una delle esperienze stagionali più suggestive.

Le Ferrovie Turistiche e la Fondazione FS hanno rilanciato tratte storiche che attraversano i paesaggi più belli del Paese. Il Treno del Foliage tra Domodossola e Locarno, lungo la linea delle Centovalli, collega Piemonte e Svizzera tra boschi di castagni e faggi che si tingono d’oro. La Transiberiana d’Italia, da Sulmona a Roccaraso, attraversa l’Appennino abruzzese tra vallate e altipiani color ruggine. Ci sono poi la Ferrovia Porrettana, tra Pistoia e Bologna, e la Vigezzina-Centovalli, celebrate per i loro panorami che sembrano dipinti.

Viaggiare sui treni del foliage significa scegliere la lentezza, vivere il tempo del paesaggio, e riscoprire l’autunno come stagione del respiro e dello stupore.

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Redazione Redazione Eventi e News