Il Parlamento europeo sta per indebolire ulteriormente il Green deal: nel mirino Csrd e dovere di vigilanza

Nel giorno in cui il Parlamento europeo respinge due mozioni di sfiducia presentate nei confronti della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – una presentata dal gruppo in cui siedono gli europarlamentari della Lega e una del gruppo di Sinistra (i parlamentari di Fratelli d’Italia, per evitare di votare, hanno abbandonato l’Aula) – viene fuori che a causa delle pressioni esercitate dal Partito popolare europeo (Ppe) il Green deal per come lo conoscevamo verrà ulteriormente indebolito.
Il grimaldello per smontare un altro pezzo dell’impianto approvato nella passata legislatura europea per tutelare l’ambiente e contrastare la crisi climatica è sempre il cosiddetto pacchetto Omnibus. Presentato a febbraio come un insieme di correttivi per semplificare la troppo farraginosa legislazione europea, in verità si sta dimostrando sempre più un trampolino di lancio verso una vera e propria deregulation. Stando a quanto sostenuto otto mesi fa dalla Commissione europea, l’obiettivo è quello di rendere più agili e utili alla competitività delle aziende Ue le norme di sostenibilità per le imprese derivanti dal Green deal, in particolare la Csrd, la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità, e la Cs3d, la direttiva sul dovere di vigilanza.
Dopo che nei mesi scorsi si sono espresse la Commissione e il Consiglio Ue, ora anche gli eurodeputati riuniti nella commissione giuridica (Juri) di Strasburgo dovevano trovare un accordo per delineare una posizione comune sulla strategia di semplificazione. E cos’è successo? Gli eletti del Ppe hanno minacciato di allearsi con i parlamentari di estrema destra e far piazza pulita di tutti i vincoli più stringenti. «Il Ppe ha presentato una lista di voto con l’estrema destra, mentre sono ancora in corso le trattative» tra il gruppo di centrodestra, quello liberale Renew e i Socialisti & Democratici, ha confermato a Euractiv il deputato di Renew Pascal Canfin. L’eurodeputata dei Verdi Kira Marie Peter-Hansen ha accusato il Ppe di aver «voltato le spalle ai valori fondamentali dell’Europa»: «Senza responsabilità civile, le norme sulla sostenibilità sono inefficaci. Le promesse vuote non proteggono le persone o l’ambiente». Irritati anche gli esponenti del gruppo Socialisti & Democratici, che però alla fine si sono dovuti piegare alle minacce del Ppe di colpire ancora più pesantemente i pilastri del Green deal insieme alle forze di destra. «Il gruppo S&D´ ha preso questa decisione con responsabilità e unità. Questo compromesso non è la nostra opzione preferita, ma l’alternativa era un peggior accordo Ppe con l'estrema destra», ha detto a Politico Andrea Maceiras, portavoce del leader dei socialisti e dei democratici Iratxe García Pérez, denunciando il fatto che «mentre i negoziati a livello di leader si stavano svolgendo, il Ppe stava presentando accordi di compromesso con l’estrema destra».
Così ora tra le proposte sul piatto ci sono l’innalzamento delle soglie di applicabilità a 1.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato per la Csrd, e a 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato per la Cs3d. Il progetto di accordo prevede inoltre l’abolizione dell’obbligo per le grandi imprese di mettere a punto e attuare un piano di transizione climatica e anche l’abolizione del regime di responsabilità civile a livello europeo, che avrebbe dovuto consentire alle vittime di violazioni dei diritti umani e ambientali di chiedere un risarcimento alle aziende giudicate responsabili di simili azioni.
Se la commissione giuridica dovesse definitivamente approvare questa ipotesi di accordo all’incontro conclusivo fissato in agenda per la prossima settimana e se poi il Parlamento europeo, come a quel punto sarebbe prevedibile, la dovesse approvare in seduta plenaria entro la fine di ottobre, il 90% delle imprese inizialmente interessate dalla Csrd sarebbero esentate dal rispetto delle norme originariamente previste. E sarebbero analogamente esentate dagli obblighi di vigilanza sociale e ambientale il 70% delle aziende che al momento li devono rispettare.
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