In America, come in Italia, la destra si crogiola nel populismo

Siccome la madre degli stolti è sempre incinta, si troverà sempre «un musico fallito, un pio, un teorete» (cit. Francesco Guccini) a spararle grosse, e pure un matematico che si picca di essere de sinistra, un Piergiorgio Odifreddi che dice in tv che «chi semina vento raccoglie tempesta». In due parole che Charles James Kirk, detto Charlie, se l’è andata a cercare quella pallottola nel collo esplosa da una specie di ragazzino, Tyler Robinson, catturato ieri al termine di una caccia di tredici ore.
Kirk è stato omaggiato col massimo dell’intensità emotiva da Donald Trump, che sarà presente ai funerali del giovane attivista Maga dopo aver auspicato la pena di morte per il killer. L’ondata di sdegno per questo ennesimo omicidio politico, frutto di una mente malata innestata in un clima di odio politico, ha rapidamente valicato i confini di un’America che sta perdendo il controllo di se stessa come mai prima d’ora.
E la spuma di livore è rapidamente giunta in Italia, dove ogni cosa si tinge di quel grottesco che è figlio del subitaneo moto di tifo da curva, di strumentalità greve e pasticciona. «Non ci faremo intimidire», aveva subito detto Giorgia Meloni dinanzi al macabro inneggiare all’omicidio di Kirk da parte di quegli esaltati e mitomani che non mancano mai. Uno squillo di tromba della commander-in-chief, e qualche caporale è subito scattato in piedi. Così, si è distinto l’anonimo ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, Fratelli d’Italia, il partito che insidia la Lega per una propaganda fuori misura: «Nei giorni scorsi, un partitino come Italia Viva ha attaccato la presidente del Consiglio nella vita intima di madre. Poi negli Usa viene ucciso un ragazzo di 31 anni un influencer conservatore e qualche intellettuale in tv dice che in fondo se l’è meritata», ha detto l’anonimo ministro riferendosi all’interrogazione di Italia Viva sul viaggio di Giorgia Meloni a New York, vicenda assolutamente minore, che nulla c’entra con il clima dell’omicidio Kirk e nemmeno con la sciocchezza detta da Odifreddi.
Un comizietto nel quale sono entrati anche Sergio Ramelli, le Brigate rosse e i «compagni che sbagliano» – sempre della serie: ma cosa c’entra? – per dire che insomma «i democratici» sono violenti, eccetera eccetera.
La scopiazzatura italiana dei toni che in queste ore sta usando Trump fa pena, ma attizza, questa sì, un clima di scontro verbale e ideologico che intorbida le acque già molto mosse della politica. La destra che non ha mai fatto i conti con l’antifascismo, la sua bestia nera, certamente strumentalizzerà il fatto che sulla pistola dell’assassino ci fosse scritto “Bella ciao”: le equazioni tra il 25 aprile e lo sparo nell’Utah sono all’esame della destra giornalistica.
C’è da chiedersi se il melonismo di governo abbia davvero intenzione di intossicare il clima a due settimane dal primo voto in una Regione, le Marche, ripetendo un vecchissimo copione di decenni fa quando alla vigilia di ogni votazione il clima diventava incandescente anche con le parole.
Certamente da parte degli estremisti di sinistra verrà una mano a rendere il clima pesante. La Rete è già ricettacolo di nefandezze varie. E, su un altro fronte difficile, non danno un bello spettacolo i pacifisti della Flotilla buttando fuori da una loro nave una cronista della Stampa, Francesca Del Vecchio, perché quel giornale a loro non piace. Gesti che finiscono per alimentare un calderone emanante l’inconfondibile puzzo di opposti estremismi.
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