Kim Kardashian sfida i tabù: Skims lancia i tanga con (finti) peli pubici

Ottobre 16, 2025 - 22:31
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Kim Kardashian sfida i tabù: Skims lancia i tanga con (finti) peli pubici

Kim Kardashian l’ha fatto di nuovo: ha trasformato il lancio dell’ultimo prodotto di Skims in un fenomeno mediatico. Questa volta si tratta di un tanga con peli pubici finti, chiamato The Ultimate Bush. Dodici colorazioni, da biondo platino a nero corvino, accompagnate dallo slogan: “Il tuo tappeto può essere del colore che vuoi.”

Dolce&Gabbana x SKIMS: la prima linea shapewear d’alta moda (che guarda a Sophia Loren)

Il web è esploso tra sarcasmo e indignazione. Ma se dietro questa audace lingerie vi fosse un manifesto ironico, disturbante e, forse involontariamente femminista, sulla libertà del corpo?

Il tanga peloso di Skims che divide, ma fa sold out

Dopo il lancio del reggiseno con finti piercing al capezzolo e la maschera facciale liftante, Skims, il brand di lingerie e loungwear di Kim Kardashian, che da poco ha anche firmato una partenership con Nike, presenta un originale tanga. In tulle trasparente, rifinito a mano con peli finti ricci o lisci, è disponibile in dodici tonalità, da scegliere proprio in base ai propri gusti o preferenze.

Dalla campagna di lancio di The Ultimate Bush.

Presentato con una campagna video e foto ambientata in un surreale programma televisivo Anni 70, dove il pubblico è invitato a indovinare il colore “down there” di tre donne, è andato sold out in poche ore. Scatenando, prevedibilmente, reazioni contrastanti: tra chi lo definisce un capolavoro di markering e autoironia, e chi accusa Kim di esasperare l’oggettivazione del corpo femminile per restare virale.

Il tanga di Skims, venduto a 42 €.

Pudore o prodotto?

Ma se Kim Kardashian è riuscita a costruire un marchio di successo è anche perché ha saputo rispondere ai bisogni, talvolta inconfessabili, delle donne. E successivamente anche degli uomini. Non sorprende, quindi, che la star si sia spinta in un mercato ancora inesplorato, che rimette al centro un tema sul quale la moda fatica ancora: quello dei corpi delle donne.

Negli ultimi mesi, la narrazione del corpo femminile ha subito un evidente passo indietro. Alle Fashion Week dello scorso settembre le modelle curvy sono state meno del 10%, e molte delle protagoniste sono apparse visibilmente più magre rispetto alle stagioni passate. La body diversity è tornata a essere un’eccezione. Sulle passerelle (sopratutto di Parigi e Milano) hanno dominato taglie di campionario spesso scheletriche, corpi lontani dalla realtà e riportati a un’idea estetica rigida e disciplinata. Coprire o vestire? Pudore o prodotto? Il corpo delle donne è ancora oggi la tela su cui la moda (e il mercato) scrivono le proprie contraddizioni.

Paloma Essler in passerella da Fendi, primavera estate 2026.

Corpi che si mostrano, corpi che spariscono

E forse, proprio osservando le passerelle PE26, si coglie meglio il paradosso. Vanessa Friedman, sul New York Times, ha analizzato come la moda di questa stagione sembrerebbe «aver smarrito il proprio rapporto con il corpo femminile». Sulle passerelle le donne sono apparse spesso nascoste, deformate, ingabbiate. Nicolas Di Felice da Courrèges ha velato i volti dietro visiere riflettenti, mentre da Thom Browne le modelle sono diventate figure aliene, schiacciate da strati e volumi che ne annullavano il movimento. Da Alaïa, i body-bozzolo immobilizzavano le braccia, mentre da Maison Margiela, i sorrisi forzati da mascherine per i denti cancellavano ogni espressione dei modelli.

Courregès PE26.

Neppure Miu Miu, con i suoi grembiuli decorati e i completi da lavoro rivisitati, è riuscita a sciogliere del tutto l’ambiguità del discorso: nelle intenzioni un omaggio alle donne che lavorano, nella resa un simbolo che fatica a perdere la sua accezione storica.

La moda dice di voler celebrare la donna, ma continua ad alternare la libertà al controllo, finendo per restituire un corpo concettuale, mai davvero reale. E ciò che emerge, tra bozzoli, veli e armature, è un paradosso: quello di abiti che vestono la donna senza tener conto di come desidera essere rappresentata.

Il grembiule sulla passerella PE26 di Miu Miu.

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Redazione Redazione Eventi e News