La Global Sumud Flotilla è partita dalla Sicilia alla volta di Gaza, col suo carico d’aiuti e speranza

Settembre 19, 2025 - 22:00
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La Global Sumud Flotilla è partita dalla Sicilia alla volta di Gaza, col suo carico d’aiuti e speranza

«Siamo partiti, stavolta non ci fermiamo più». Così Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, dichiara le intenzioni della missione umanitaria: dalla rada di Portopalo di Capo Passero – nel siracusano – è ufficiale l’annuncio della partenza di 42 barche dirette a Gaza per portare aiuti, assieme ad altre sei unità provenienti dalla Grecia. 

Le barche della spedizione italiana avrebbero dovuto salpare dalla Sicilia il 4 settembre, poi l’11 e infine il 13, per incontrarsi con quelle provenienti dalla Tunisia: l’idea iniziale era quella di arrivare verso la metà di settembre. Da cosa dipendono tutti questi ritardi oramai misurabili non più in giorni ma in settimane?

Inizialmente, a Sidi Bou Said, vicino a Tunisi, ci sono stati attacchi con droni che hanno lanciato ordigni esplosivi in prossimità di due unità della Flotilla, ma anche le condizioni metereologiche del mare non hanno aiutato la spedizione marittima; fino ad ora si sono registrati due interventi di soccorso su unità della Flotilla operati dalle motovedette della Guardia Costiera, oltre a non meno rilevanti carenze logistiche-organizzative. 

La portavoce ci fa sapere che «la logistica è complicata» e le crediamo senza alcuna difficolta: un’impresa del genere richiede una pianificazione puntuale e dettagliata, non disgiunta da un coordinamento marinaresco di cui, francamente, non s’è visto, almeno finora, nessuna traccia.

Sotto questo profilo è inoltre utile aggiungere, come emerso dalla cronaca di questi giorni, che diverse unità della Flotilla, composta principalmente da imbarcazioni da diporto nautico, sono state ritenute poco sicure e questo ha comportato la riduzione degli equipaggi. Nel frattempo Greta Thunberg è uscita dal comitato direttivo e procede il viaggio per mare come semplice attivista, non nascondendo la polemica con gli organizzatori, specie sugli aspetti della comunicazione. È ben chiaro che la spedizione non si annuncia per niente facile.

Del resto, come spiegato pochi giorni fa su queste colonne dall’europarlamentare Annalisa Corrado – responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale, imbarcata sulla Flotilla – è bene ricordare che «se i volontari sono qui, è perché non ci sono né i governi né le istituzioni europee: la società civile si sta prendendo la responsabilità di pericoli che non gli spetterebbero. E quindi il minimo che devono fare le istituzioni è mettersi a disposizione per proteggere quest’operazione». 

Ma la grande incognita resta, comunque, legata all’accoglienza che i volontari, una volta superate le difficoltà della traversata troveranno una volta arrivati a Gaza. Riusciranno a consegnare gli aiuti e ad evitare le terribili sanzioni peraltro già ampiamente annunciate dal ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir?

Tante le incognite poste sul destino del loro cammino (anche in mare si usa dire che le navi camminano), tanti punti incerti costellano questa spedizione che non ci stancheremo mai di sostenere, perché è l’unica scintilla di umanità e compassione che la comunità internazionale ha saputo maturare e partorire in tempi assai brevi e con mezzi esigui, nel silenzio pressoché totale di governi e istituzioni internazionali. Poteva esserci uno scarto d’orgoglio da Bruxelles ma, fino ad ora, non c’è stato: tutti attenti a non contrariare minimamente il cane del pastore del gregge.

 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia