Le esercitazioni militari della Russia alle porte della Nato, e i timori dell’Europa orientale

Ieri la Polonia ha abbattuto alcuni droni russi entrati nel suo spazio aereo. L’aeronautica militare ha dovuto attivare le difese aeree nazionali e quelle della Nato. È la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina che Varsavia risponde con il fuoco a una violazione proveniente da Mosca. E il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia chiederà l’attivazione dell’articolo 4 della Nato, quello che prevede l’inizio di consultazioni tra gli Stati membri dell’alleanza per decidere cosa fare.
Non si è trattato di un errore di rotta, per i droni russi. Non è un episodio causale, ma un atto di aggressione. La Russia sta mettendo sotto stress la capacità europea e della Nato di reagire di fronte a minacce sempre più pericolose. Non a caso la violazione dello spazio aereo polacco è arrivata a poche ore dall’inizio delle esercitazioni di guerra Zapad, che prevedono alcune manovre militari nei pressi della Polonia e della Lituania: da domani e fino al 16 settembre ci saranno nuovi contingenti militari di Russia e Belarus al confine con l’Unione europea e l’Alleanza Atlantica.
È un messaggio chiaro, semmai ne servissero altri, da parte di Vladimir Putin e del suo sodale Alexandar Lukashenko: le autocrazie si preparano per un possibile scontro armato con le forze occidentali. Non è una forzatura logica: “Zapad” in russo significa “Ovest”. Come dire, Mosca guarda a occidente, guarda all’Europa, e prepara truppe, droni e carri armati.
Ufficialmente le esercitazioni Zapad non dovrebbero superare i tredicimila effettivi, ma alcune agenzie di intelligence europee sospettano che il numero possa essere significativamente più alto – l’intelligence militare lituana parla di trentamila soldati schierati al confine. In ogni caso, si tratterebbe di numeri molto inferiori rispetto al 2021, quando circa duecentomila soldati presero parte alle esercitazioni.
Le truppe si muoveranno tra Mosca, Leningrado, Kaliningrad, alcune zone della Belarus (i piccoli centri di Gozha e Dobrovolsk) e aree strategiche, come il corridoio di Suwałki, un lembo di terra a cavallo del confine tra Lituania e Polonia che collega la Belarus a Kaliningrad. È uno dei colli di bottiglia più fragili della difesa europea.
Le esercitazioni non sono solo un’occasione per testare la preparazione militare russa, ma anche per sentire il polso della Nato, testarne i tempi di reazione a violazioni dello spazio aereo, attacchi informatici e piccoli sabotaggi.
Le operazioni svolte durante questi trial militari sono sempre motivo di allarme per i Paesi dell’Europa orientale. Nel 2009 Mosca aveva simulato un attacco nucleare a Varsavia. Nel 2021 aveva accumulato un grosso contingente in Belarus: lo stesso che mesi dopo avrebbe invaso l’Ucraina. A proposito, queste esercitazioni saranno le prime dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina iniziata a febbraio 2022.
I Paesi baltici e la Polonia sanno bene che questa sarà più di un’esercitazione. «Dobbiamo prendere sul serio le esercitazioni vicino ai confini della Nato e dell’Unione europea; sia i Paesi confinanti sia la Nato stessa le stanno trattando con la massima serietà», ha detto il viceministro della Difesa lituano Tomas Godliauskas. «La Lituania e i nostri alleati sono preparati, uniti e monitoreranno attentamente gli sviluppi, pronti a rispondere se necessario».
A queste preoccupazioni si aggiunge uno dei temi più discussi della politica internazionale nel 2025: il disimpegno americano dall’Europa. Secondo Politico, il Pentagono ha avviato una riformulazione radicale della Strategia di Difesa Nazionale, una ridefinizione delle sue priorità di sicurezza: in cima all’agenda non ci sarebbero più Cina e Russia, ma la protezione della patria e dell’emisfero occidentale. Una bozza della strategia, inviata al Segretario alla Difesa Pete Hegseth, pone «le missioni nazionali e regionali al di sopra della lotta contro avversari come Pechino e Mosca».
L’effetto immediato di questo cambio di rotta, ha notato su X l’analista Sari Arho Havren del Royal United Services Institute (Rusi), sarebbe un ridimensionamento della presenza militare statunitense in Europa, con tagli ai fondi per la Baltic Security Initiative e una diminuzione graduale dei circa ottantamila soldati statunitensi in Europa.
Tra l’altro la strategia del Pentagono è anche un assist all’espansionismo cinese nella sua enorme area di influenza nell’indo-pacifico, l’ennesima concessione dell’amministrazione americana a Pechino (a fine agosto avevamo parlato della politica commerciale tafazzista di Trump). «L’obiettivo di Pechino è sempre stato quello di isolare gli Stati Uniti e, svincolandoli dagli impegni esteri, sembra che il Pentagono offra esattamente ciò che il Partito Comunista desidera», scrive Sari Arho Havren.
Per questo i Paesi Nato confinanti con la Russia stanno organizzando le proprie esercitazioni di guerra, in risposta a quelle di Mosca e Minsk. Questa settimana la Polonia tiene la sua esercitazione Iron Defender-25, a cui prendono parte trentamila soldati. «La Polonia risponderà alle esercitazioni Zapad 2025, in modo appropriato da parte polacca», ha detto il viceministro della Difesa Cezary Tomczyk all’emittente polacca Rmf. Ci sarà poi Tarassis 25, un’esercitazione che coinvolge dieci Paesi Nato del Nord Europa, mentre la Lituania terrà la propria esercitazione di difesa nazionale Thunder Strike.
«L’unità e una deterrenza credibile sono essenziali per impedire a Russia e Belarus di mettere alla prova i nostri confini», ha scritto su X Andrius Kubilius, Commissario europeo per la Difesa e lo Spazio. «L’Ue sosterrà gli Stati membri nel rafforzamento della difesa, nello sviluppo di progetti come lo Scudo di difesa del confine orientale e nella protezione dell’Unione stessa».
L’Europa si trova dunque a un bivio. Da un lato, le esercitazioni russe sono un segnale concreto che il Cremlino continua a vedere la Nato come un avversario. Dall’altro, il ridimensionamento dell’impegno statunitense obbliga i Paesi baltici, la Polonia, ma anche la Romania, a fare affidamento su risorse proprie, puntando su nuove capacità di coordinamento interno all’Unione europea per la difesa comune.
Non è solo una questione militare. Se la Nato non dovesse riuscire a coordinare efficacemente le risposte alle prove muscolari di Mosca, il rischio sarebbe anche politico: la credibilità dell’Alleanza rischierebbe un colpo durissimo, con effetti a catena sugli equilibri europei e globali.
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