Mai più pieghe sotto agli occhi: ecco come stendere bene il correttore

A volte il trucco fa un gioco strano. Ti guardi allo specchio e vedi la base uniforme, il blush al punto giusto, gli occhi definiti, poi abbassi lo sguardo e noti quella sottile rete di pieghe sotto agli occhi che non c’era cinque minuti prima.
Capita a tutte, anche a chi si trucca da anni e conosce prodotti e texture, perché lì la pelle è sottile, si muove con ogni espressione e rivela subito se qualcosa non è andato nel verso giusto. Lo vedo spesso anche su di me durante i giorni lunghi, quando il ritmo è alto e il viso lavora più della mente. Non è un difetto da nascondere, è un segnale utile, quasi un promemoria che invita a rallentare un attimo e a ripensare l’ordine dei gesti. C’è un equivoco che incontro di continuo quando parlo con lettrici e clienti.
Si pensa che il correttore con più coprenza sia la soluzione, mentre il problema è raramente nel prodotto e quasi sempre nel percorso. Il contorno occhi chiede una preparazione specifica, un tempo di posa, una mano leggere e sicura, altrimenti il cosmetico si ferma nei solchi come se cercasse una casa. Quando ho iniziato a osservare questo fenomeno con lo sguardo di chi studia il comportamento, mi sono accorta che non erano le occhiaie a tradirmi, ma le abitudini.
Quando il correttore sembra tradirti dopo poche ore: fai così
Il primo passo non è il correttore ma la superficie su cui dovrà sedersi. Una crema contorno occhi sottile che si assorbe bene crea elasticità e toglie quell’effetto carta, però serve aspettare qualche minuto perché il film si stabilizzi, altrimenti il prodotto scivola e si ferma nelle pieghe di espressione già prima della cipria. In quei minuti io preparo il resto del viso con una base leggera, porto il fondotinta vicino all’area ma senza insistere, così non sommo strati inutili dove la pelle si muove di più.
Quando torno al contorno occhi lavoro con quantità minuscole e controllo della pressione. Metto il correttore dove serve davvero, di solito nell’incavo più scuro vicino al naso e lungo la piccola ombra esterna che trascina in giù lo sguardo, poi lascio riposare qualche istante perché la formula prenda corpo e aderisca. Questo tempo di attesa riduce la voglia di trascinare con la spugna, che è il gesto che sposta tutto e crea le righe. Io tampono con la punta del polpastrello o con un lato pulito della spugna, sfumo verso i bordi e porto fuori solo il residuo, così evito spessori.
Prima di fissare controllo le pieghe naturali con una piccola verifica allo specchio. Guardo in alto, lascio che le micro linee si formino, poi con la spugna pulita assorbo il prodotto che si è fermato lì. È un passaggio che cambia tutto. Se salti questo momento sigilli le pieghe e a metà giornata il correttore ti saluta. Se invece pulisci e poi fissi, il film resta liscio molto più a lungo. La cipria deve essere sottile e impalpabile e va pressata, non spolverata, con un puff morbido o un pennello fitto toccando e sollevando, mai strisciando. Pochissimo prodotto, solo dove serve, partendo dal bordo delle ciglia inferiori e scendendo di un paio di millimetri per fermare la zona che si muove di più.
La scelta della texture conta, ma conta di più la coerenza tra pelle e formula. Se l’area è secca, un correttore molto coprente e asciutto si spaccherà comunque, anche se lo stendi alla perfezione. Meglio lavorare a strati sottili che si sommano senza farsi la guerra. Io preferisco un correttore elastico e modulabile, poi alzo la coprenza con un micro strato nella sola zona d’ombra, come se dipingessi una piccola virgola di luce. Meno superficie coperta significa meno movimento visibile, e paradossalmente più effetto fresco. Se serve, a metà giornata torno con la spugna pulita e premo, senza aggiungere prodotto, perché spesso basta ridistribuire quello che c’è già.
C’è un altro errore frequente che nasce da buone intenzioni. Si mette fondotinta sotto agli occhi pensando di alleggerire il correttore, ma si ottiene il contrario. Due strati diversi con tempi di asciugatura diversi si sommano e si separano alle prime espressioni. Meglio avvicinare il fondotinta e lasciare la zona libera, poi intervenire mirati con il correttore e chiudere con la cipria. Se si vuole maggiore luminosità si usa un illuminante fluido senza glitter solo sull’osso zigomatico, lontano dalle pieghe. La luce lavora per riflessione e solleva lo sguardo senza toccare l’area critica, che resta pulita e stabile.
Anche l’ambiente influisce. Umidità alta, sbalzi di temperatura, occhiali che toccano l’angolo esterno e trascinano la base. In giornate così non cerco la perfezione, cerco elasticità. Scelgo skincare più ricca ma ben assorbita e cipria solo al centro della zona, lasciando i bordi più liberi. Il risultato dura di più proprio perché do alla pelle lo spazio di muoversi.
Se devo uscire la sera e ho bisogno di un ritocco, porto con me un fazzoletto di carta e una mini spugna asciutta. Tampono le micro lucidità, assorbo l’eccesso, poi un soffio di cipria solo dove è svanito il fissaggio. Niente aggiunte pesanti, niente corse contro il tempo, solo piccoli gesti che ripristinano l’equilibrio.
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