Nato. Rutte in Giappone, le ire di Pechino

Aprile 11, 2025 - 20:00
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Nato. Rutte in Giappone, le ire di Pechino

di Giuseppe Gagliano –

In un mondo sempre più interconnesso la NATO cambia pelle. Non più solo un’alleanza euro-atlantica, ma un dispositivo strategico a vocazione globale.
La visita del nuovo segretario generale Mark Rutte in Giappone, la sua prima in Asia, è l’ultimo segnale di una trasformazione già in atto da anni, ma che ora diventa esplicita: il confronto con la Cina non è più affare solo americano, ma anche dell’Europa.
Dalla base navale di Yokosuka, Rutte lancia l’allarme: Pechino sta accelerando il proprio riarmo e supporta attivamente la guerra russa in Ucraina. Il messaggio è chiaro: il tempo della fiducia strategica è finito. “Non possiamo essere ingenui”, ripete l’ex premier olandese, ora al vertice dell’Alleanza, invocando una vigilanza congiunta nei teatri euro-atlantico e indo-pacifico, che definisce “sempre più interconnessi”.
La NATO si muove dunque oltre i propri confini formali, stringendo i legami con i partner del cosiddetto IP4 (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda) e tessendo una fitta rete di cooperazione marittima e tecnologica. Le esercitazioni congiunte, le forniture a Kiev, i dialoghi regolari con Tokyo: tutto converge verso un nuovo modello di deterrenza globale, dove il Pacifico non è più periferia ma baricentro.
Il Giappone dal canto suo risponde con prontezza. Il governo del primo ministro Shigeru Ishiba ha già avviato una profonda revisione della propria postura militare, rafforzando le capacità di contrattacco e dotandosi di missili da crociera a lungo raggio. L’intenzione, ora resa pubblica, è di partecipare al comando NATO per la missione in Ucraina, un passaggio simbolico, ma anche pratico, che conferma la volontà nipponica di diventare un attore strategico di primo piano.
Sullo sfondo, il dispiegamento britannico nel Pacifico, con la portaerei HMS Prince of Wales alla guida di una flotta multinazionale che solcherà le acque tra India, Singapore e Australia. Un segnale all’asse Pechino-Mosca, ma anche a Pyongyang e Teheran, sempre più coinvolti nel sistema di alleanze non ufficiali che turbano l’equilibrio globale.
La Cina, naturalmente, osserva e risponde. Pechino accusa l’Occidente di voler costruire una “NATO asiatica”, un’accusa che non appare infondata, alla luce della convergenza strategica sempre più marcata tra Washington, Bruxelles, Tokyo e Canberra. Il rischio, come sempre, è che la deterrenza si trasformi in escalation.
Ma la vera posta in gioco è un’altra: il ruolo stesso della NATO nel XXI secolo. Se l’Alleanza atlantica si ridefinisce come garante dell’ordine globale liberale, allora il confine tra difesa e proiezione diventa sempre più labile. E il concetto di sicurezza collettiva rischia di confondersi con quello di egemonia condivisa.

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Redazione Redazione Eventi e News