Nature based solution: cosa blocca la loro diffusione?


Si chiamiamo Nature Based Solution (Nbs), soluzioni basate sulla natura e, ormai, la letteratura scientifica e i documenti europei ne parlano con chiarezza: rappresentano un alleato concreto per migliorare la vita urbana, come dimostra anche l’ultimo studio di Enea. Ma se ne parla molto più di quanto, in realtà, vengano applicate
Le Nature based solution sono interventi che si ispirano e si integrano con i processi naturali. Non si tratta solo di piantare alberi, ma di ripensare gli spazi urbani con un approccio sistemico: tetti e pareti verdi, infrastrutture blu per la gestione delle acque piovane, corridoi ecologici che favoriscono la biodiversità, aree verdi progettate per ridurre le isole di calore e migliorare la qualità dell’aria.
Numerosi studi hanno dimostrato che un quartiere dotato di Nbs è più resiliente alle ondate di calore, riduce i costi sanitari legati all’inquinamento e crea occasioni di socialità e inclusione.
Nature based solution: l’ultimo studio di Enea
L’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno.
È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea e condotto in 744 città di 36 Paesi europei. Realizzata nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh la ricerca ha evidenziato che si potrebbero evitare fino a 12mila morti l’anno se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea di almeno il 30%.
Segue evidentemente la regola del 3/30/300 ormai diventata famosa (3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico) ma c’è di più.
In ambito urbano, polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi e “aumentare la quantità di alberi in città – spiega Alessandra De Marco, responsabile del laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo in Enea – permetterebbe di ottenere benefici simultanei, come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini“.
E invece siamo indietro: utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde.
Perché non si applicano ancora abbastanza
Nonostante i benefici documentati, le Nbs faticano a decollare in Italia e in Europa. E le ragioni sembrano essere molteplici a iniziare dalle barriere culturali: manca ancora la consapevolezza politica e sociale che la natura sia una tecnologia a tutti gli effetti.
Anche i costi percepiti sembrano un argomento che blocca: spesso si valutano i costi immediati di realizzazione, senza calcolare i benefici economici a lungo termine. Le amministrazioni locali vogliono risultati immediati: non è così con le Nbs.
C’è poi un aspetto di frammentazione normativa: i piani urbanistici non sempre integrano la possibilità di inserire soluzioni verdi e blu. E anche la mancanza di metriche certe ha contribuito a rendere l’argomento più teorico che pratico.
Eppure, i dati parlano chiaro: secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, le città che hanno investito in Nbs hanno ridotto in media del 15-20% la temperatura superficiale estiva nei quartieri coinvolti e hanno aumentato del 10% il valore immobiliare nelle zone verdi.
Inoltre, le infrastrutture verdi riducono la spesa pubblica per la gestione delle acque e per i danni legati a eventi estremi.
Crediti immagine: Depositphotos
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