Perché a breve berrai vino bianco spagnolo

Per decenni il vino spagnolo è stato raccontato con i toni caldi e profondi del rosso, simbolo di tradizione e di potenza tannica. Ma oggi il racconto si tinge di nuove sfumature: il bianco iberico avanza, conquista spazi, e inizia a farsi riconoscere come espressione autentica dei territori che lo generano. Albariño, Godello, Verdejo, Viura e varietà meno conosciute come Treixadura o Garnacha Blanca costruiscono un mosaico di vini freschi, minerali, austeri o complessi, capaci di parlare una lingua diversa, internazionale eppure radicata nella loro origine.
In Rioja, culla storica del Tempranillo, il dato è eloquente: nel 2021 i bianchi erano quasi il dieci per cento della produzione totale, il doppio rispetto a meno di dieci anni prima. Le superfici a varietà bianche sono cresciute del cinquanta per cento e la narrazione stessa della denominazione sembra volgere lo sguardo a un futuro più luminoso, come spiega Mercedes García Rupérez di Bodegas Montecillo: «Il futuro della Rioja è sempre più legato a bianchi e rosati».
Ma è la Galizia, affacciata sull’Atlantico, a vivere il vero fermento. L’Albariño della Rías Baixas ha ormai conquistato il mondo e viene vinificato in interpretazioni sempre più strutturate, con salinità e tensione che lo avvicinano persino a uno Chablis. Accanto a lui, il Godello si affaccia come vitigno di rara versatilità e capacità di invecchiamento. Non a caso, colossi come Vega Sicilia e CVNE hanno deciso di investire milioni nella regione, consapevoli del suo potenziale.
Il cambiamento non riguarda soltanto l’export. Anche i consumi interni raccontano la trasformazione: nel 2024, in Spagna, i bianchi hanno guadagnato l’1,7 per cento, mentre i rossi hanno perso il 2,7 per cento. Numeri piccoli, ma emblematici: lo stile fresco, l’alcol più misurato, la bevibilità immediata e la capacità di dialogare con cucine moderne e leggere incontrano il gusto delle nuove generazioni. Una Spagna che beve diversamente e che si riconosce sempre più anche nel bianco.
E proprio in questo contesto si collocano alcune etichette emblematiche. Via Barrosa Albariño Rías Baixas DO (circa 13,60 euro) è la fotografia più immediata di un bianco spagnolo fresco e aromatico, dove il frutto croccante incontra una vena marina che invita al sorso. Più profondo e minerale, con un passo sicuro e misurato, è El Gato Gordo Godello 2024 (14,25 euro), che incarna bene la nuova anima dei bianchi iberici: equilibrio e identità territoriale senza eccessi.
Per chi cerca una firma storica, Palacio de Fefiñanes III Año Albariño Rías Baixas (circa 40 euro) rappresenta un Albariño più strutturato, di grande personalità, nato da una delle cantine che hanno fatto la storia della denominazione. E se il Godello vuole mostrare la sua versione più ambiziosa, Mauro Godello 2023 (42,80 euro) è l’esempio perfetto: complesso, profondo, con una tensione che lo proietta tra i grandi bianchi europei.
Non si può dimenticare la Rioja, che racconta la sua tradizione con interpretazioni nuove: CVNE Rioja “Monopole Blanco” 2024 (9,00 euro) è un bianco quotidiano, elegante e fedele al terroir, un Viura in purezza che rivendica la sua storia e al tempo stesso guarda avanti. Sul fronte galiziano, un sorso vivo e salino arriva da Forjas del Salnés Toralla Blanco (16,40 euro), un Albariño agile, beverino, che si è guadagnato attenzione anche nelle piattaforme indipendenti di ricerca e distribuzione, pur essendo oggi difficilmente reperibile.
In chiave più giovane e immediata si colloca l’Immortalis Albariño 2024 (14,75 euro), aromatico, vibrante, costruito per piacere a un pubblico moderno che cerca nel vino freschezza e facilità di beva. Ma il vertice di questa parabola resta Pazo de Señorans Albariño Selección de Añada 2014 (circa 64,80 euro), un vino icona, fermentato in acciaio e affinato sui lieviti per oltre 30 mesi, poi lungamente in bottiglia. Un Albariño che dimostra quanto la Galizia possa sfidare il tempo: fiori bianchi e agrumi maturi, freschezza atlantica, acidità vibrante e persistenza infinita. Un bianco che può vivere almeno un decennio in cantina e che a tavola accompagna crostacei, pesci al forno, ma anche carni bianche e cucina fusion.
La Spagna bianca vive dunque un momento irripetibile: un equilibrio sottile tra tradizione e innovazione, tra la forza dei suoi terroir e la leggerezza richiesta dal mercato globale. Non più comprimari, ma veri protagonisti di una nuova stagione del vino europeo, destinata a riscrivere i confini della narrazione iberica.
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