Prestito dal bilancio o con gli asset russi, l’UE ha due opzioni per fornire all’Ucraina 90 miliardi in due anni

Dicembre 4, 2025 - 04:00
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Prestito dal bilancio o con gli asset russi, l’UE ha due opzioni per fornire all’Ucraina 90 miliardi in due anni

Bruxelles – La Commissione europea ha svelato le due possibili soluzioni per garantire l’urgente sostegno economico all’Ucraina per il prossimo biennio. Gli Stati membri dovranno scegliere tra un prestito finanziato attraverso il bilancio dell’UE o con gli asset russi congelati sul territorio europeo. In ogni caso, Bruxelles ha rivisto al ribasso il proprio sforzo: l’obiettivo non è più coprire il fabbisogno totale di Kiev, ma solo i due terzi. Sui 140 miliardi di euro necessari stimati dal Fondo Monetario Internazionale, l’UE ne mette sul piatto 90 miliardi.

Delle tre opzioni ventilate da Ursula von der Leyen in una lettera alle capitali lo scorso 17 novembre, è sparita quella che prevedeva di raggiungere la somma monstre con sovvenzioni bilaterali dei Paesi membri all’Ucraina. Fonti UE hanno confermato che, in due settimane di fitte discussioni tra Bruxelles e le cancellerie dei 27, gli Stati membri “hanno mostrato un generale supporto” all’opzione del prestito dal budget e un “forte supporto” per l’utilizzo del contante della Banca Centrale Russa accumulatosi negli ultimi tre anni e mezzo in alcune società di servizi finanziari nell’UE.

Oggi, la Commissione ha presentato una batteria di cinque proposte legislative, che permetteranno agli Stati membri (molto meno al Parlamento) di scegliere la forma definitiva dell’impegno per l’Ucraina per il 2026-27. C’è da istituire il ‘prestito di riparazione’, da vietare qualsiasi trasferimento in Russia di attività congelate della Banca centrale russa, da eliminare il rischioso rinnovo semestrale all’unanimità delle sanzioni contro Mosca (da cui dipende il congelamento dei fondi russi), da modificare l’attuale quadro finanziario pluriennale per consentire l’utilizzo del bilancio UE a sostegno di un prestito all’Ucraina.

In conferenza stampa, Ursula von der Leyen – che non ha mai nascosto la sua preferenza per l’utilizzo dei fondi russi – ha spiegato che le proposte relative al cosiddetto ‘prestito di riparazione’ potranno essere approvate a maggioranza qualificata, mentre per mettere mano al bilancio e alle sue destinazioni d’uso è necessaria l’unanimità dei Paesi membri. Una differenza non da poco, viste l’opposizione di principio ad un ulteriore sostegno a Kiev dell’Ungheria e, per quel che riguarda l’utilizzo degli asset della Banca centrale russa, del Belgio.

Ursula von der Leyen in conferenza stampa con il commissario UE Valdis Dombrovskis [Credits: Eu Commission]
“Abbiamo ascoltato con molta attenzione le preoccupazioni del Belgio e le abbiamo affrontate quasi tutte”, ha assicurato la presidente della Commissione europea. Eppure, il premier belga Bart De Wever ha ribadito la propria contrarietà al piano in una lettera indirizzata alla leader UE, solo pochi giorni fa. Von der Leyen ha indicato le tre direzioni intraprese per rassicurare il Belgio: la proposta non riguarda più solo Euroclear – la società con sede in Belgio che detiene la maggior parte degli asset statali russi, per un valore di circa 185 miliardi di euro -, e sono stato studiati un “forte meccanismo di solidarietà” tra i Paesi membri e un “meccanismo di liquidità” per garantire che Euroclear e le altre società coinvolte siano sempre in grado di rimborsare, in ogni momento, la Russia.

Le altre società di servizi finanziari che custodiscono asset congelati russi nell’UE – non solo depositari centrali per i titoli – si trovano ancora in Belgio, in Francia, e in misura molto minore in Germania, Svezia e Cipro. Il valore totale delle attività russe congelate, contando quelle depositate a Euroclear, è di 210 miliardi di euro. Di questi 210, 45 devono essere tenuti da parte a garanzia del prestito G7. Ne restano 165, ma l’UE si è detta pronta a mettere in campo due tranche annuali da 45 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le garanzie, dovranno essere emesse bilateralmente dagli Stati membri, fino all’intero ammontare dei fondi, oppure potrà essere utilizzato il bilancio UE. Ma qui, ancora una volta, tornerebbe il nodo dell’unanimità. E sulla rapidità con cui gli Stati membri possano eventualmente reperire la liquidità necessaria, un funzionario UE ha spiegato che le garanzie prevederanno una sorta di “meccanismo di liquidità integrato”. D’altronde la Banca Centrale Europea – come ribadito oggi stesso da Christine Lagarde – si è chiamata fuori dalla possibilità di fungere da prestatore di ultima istanza.

I nodi restano, ma von der Leyen ha precisato che da oggi inizieranno nuove discussioni e che – come vuole il processo decisionale UE – le proposte saranno inevitabilmente “migliorate”. L’obiettivo è arrivare all’ultimo vertice dell’anno, il 18 dicembre, con un accordo di massima tra i capi di stato e di governo. La speranza della Commissione è che, dopo il via libera da parte dei leader, il processo legislativo possa chiudersi ad inizio del 2026.

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