Suicidi in carcere, la strage continua: 63° detenuto morto in cella nel 2025

Ottobre 2, 2025 - 22:00
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Suicidi in carcere, la strage continua: 63° detenuto morto in cella nel 2025

Ancora un suicidio in dietro le sbarre. È successo tre giorni fa nell’istituto di Pavia Torre del Gallo. A togliersi la vita un ragazzo di 21 anni che era entrato in carcere da pochi giorni. Si tratterebbe del 14esimo suicidio nella casa circondariale dal 2021 ad oggi, il 63esimo dall’inizio dell’anno in tutti gli istituti di pena. Il detenuto, di origini nordafricane, era un soggetto fragile dal punto di vista psicofisico e per questo si trovava in una sezione dedicata. Approfittando di un momento di bassa sorveglianza, avrebbe preso le lenzuola della branda nella sua cella e le avrebbe usate come corda. È stato soccorso dagli agenti della penitenziaria non appena si sono accorti di quanto stava accadendo: hanno chiamato l’ambulanza e provato a rianimarlo. Ma il giovane, portato in ospedale, non ce l’ha fatta.

Aldo Di Giacomo, segretario generale Sindacato Polizia Penitenziaria (SPp), ha ricordato che “sono sempre più giovani, con poco tempo di detenzione, extracomunitari e con problemi psichici i suicidi nelle carceri italiane. Lo ripetiamo da tempo inascoltati”. In Italia, “la salute mentale in carcere è una questione critica: circa il 15% dei detenuti ha una diagnosi psichiatrica grave, a cui aggiungere un altro 10% con problemi psicologici e il numero è in aumento. Nonostante l’aumento del disagio mentale, le risorse professionali (psichiatrici, psicologi) sono scarse e non adeguate ad affrontare le necessità come le risorse finanziarie dedicate alla sanità penitenziaria” ha concluso Di Giacomo.

Su questo episodio è intervenuta anche la presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini:rammento che il 27 agosto scorso avevamo mandato un’e-mail preoccupatissima al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, all’ufficio di Sorveglianza di Pavia, al Garante nazionale delle Persone private della libertà, Dott. Turrini Vita e a quello della Provincia di Pavia, Laura Cesaris, al Direttore dei Detenuti e del trattamento Dott. Ernesto Napolillo” per denunciare, tramite anche la segnalazione di un ristretto e della moglie di un recluso, le condizioni di carcerazione a Pavia.

“La prima proviene da un detenuto, la seconda dalla moglie di un altro recluso. Pur provenendo da soggetti diversi, le due comunicazioni – dettaglia Bernardini – convergono nel descrivere una situazione insostenibile per il trattamento ricevuto dalle persone ristrette. Concordi sono nel denunciare la chiusura in cella per la quasi totalità del tempo di una giornata, tensioni ed episodi di violenza quotidiana da parte di alcuni detenuti, scarsa presenza della polizia penitenziaria (che il detenuto descrive in un solo agente per una sezione di 70 persone), paura che questa situazione si protragga degenerando ulteriormente. Sono a chiederVi di verificare quanto segnalatomi e, se confermato, di intervenire secondo quanto previsto dalla normativa”, chiudeva la radicale. Che probabilmente è rimasta inascoltata. Così come gli appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia