Tassa sui cani per rendere le città più pulite: la proposta dell'Alto Adige che fa discutere

Settembre 24, 2025 - 16:00
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Tassa sui cani per rendere le città più pulite: la proposta dell'Alto Adige che fa discutere

lentepubblica.it

L’Alto Adige ipotizza una nuova tassa sui cani, per finanziare la pulizia nelle città e le aree dedicate agli animali domestici: ma scoppiano le polemiche con le associazioni animaliste.


Un contributo economico per chi possiede un cane, con l’obiettivo dichiarato di rendere le città più pulite e al tempo stesso creare spazi dedicati agli amici a quattro zampe. È questa l’idea contenuta in un disegno di legge elaborato dall’assessore provinciale all’Agricoltura, Luis Walcher, che presto approderà all’attenzione del consiglio provinciale dell’Alto Adige.

Tassa sui cani: come funziona la proposta dell’Alto Adige

La misura, se approvata, entrerà in vigore nel 2026 e prevede un’imposizione differenziata a seconda che si tratti di residenti o di visitatori. I cittadini altoatesini dovranno versare 100 euro all’anno, con una clausola di esenzione per i primi due anni destinata a chi ha già fornito i dati genetici del proprio animale.

Per i turisti con cani al seguito, invece, il pagamento avrà carattere giornaliero: 1,50 euro per ogni animale, con i cani equiparati a veri e propri visitatori.

Secondo Walcher, i fondi ricavati permetterebbero da un lato di rafforzare la pulizia urbana, dall’altro di finanziare nuove aree attrezzate. L’assessore ha ricordato che in diverse nazioni del Nord Europa tasse simili sono già in vigore da tempo, sostenendo che anche l’Alto Adige dovrebbe uniformarsi a questo modello.

Dalla profilazione genetica al ritorno della tassa

L’idea di legare il possesso di un cane a un sistema di controllo non è nuova. In passato si era tentato di introdurre la mappatura genetica degli animali domestici per risalire ai padroni che non raccoglievano i bisogni dei loro cani. Il progetto, però, si era rivelato complesso e di difficile applicazione, finendo presto nel dimenticatoio.

A livello legislativo, va ricordato che la tassa provinciale sui cani era stata eliminata 16 anni fa con un intervento dello Stato italiano. L’Alto Adige si appresterebbe quindi a reintrodurre un’imposta che altrove continua a essere considerata uno strumento utile per incentivare comportamenti più responsabili da parte dei proprietari. Parallelamente, restano in vigore le sanzioni già previste per chi non rispetta l’obbligo di raccogliere le deiezioni, multe che possono variare da 200 a 600 euro.

La reazione degli animalisti

La proposta ha immediatamente acceso il dibattito e sollevato le proteste delle associazioni animaliste. L’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) ha criticato duramente l’iniziativa, giudicandola una misura ingiusta e inefficace. Carla Rocchi, presidente dell’organizzazione, ha parlato di un “messaggio sbagliato”, sottolineando come il provvedimento finisca per trasformare gli animali in una sorta di bancomat fiscale.

A suo avviso, il problema della scarsa igiene andrebbe affrontato puntando su strumenti diversi: campagne di sensibilizzazione, controlli mirati e un lavoro di educazione civica, anziché gravando ulteriormente su famiglie e viaggiatori. Rocchi ha ricordato anche il precedente della profilazione genetica, definendolo un esperimento fallimentare e costoso, che non ha prodotto i risultati sperati.

Le due facce della medaglia

La discussione, dunque, non si limita a una questione meramente economica, ma chiama in causa temi più ampi: il rapporto tra cittadini, istituzioni e animali, e le modalità con cui una comunità decide di affrontare i problemi legati alla convivenza negli spazi urbani.

Chi sostiene la tassa evidenzia che i proventi potrebbero migliorare sensibilmente il decoro delle città, riducendo i costi che oggi ricadono sulla collettività e offrendo aree più vivibili per i cani stessi. Inoltre, secondo i fautori, una quota annuale non rappresenterebbe un onere eccessivo per i residenti, mentre il contributo richiesto ai turisti risponderebbe al principio del “chi inquina paga”, applicato anche ad altri settori.

Dall’altra parte, però, c’è il rischio che l’imposizione venga percepita come una penalizzazione nei confronti di chi sceglie di avere un animale da compagnia. Per alcune famiglie, soprattutto quelle con più cani, la cifra annuale potrebbe diventare significativa. Senza contare che la misura potrebbe scoraggiare il turismo pet-friendly, un settore in crescita che molte località hanno iniziato a valorizzare.

Una scelta ancora tutta da valutare

In definitiva, la proposta dell’assessore Walcher apre un confronto che va oltre i confini dell’Alto Adige e tocca un tema di rilevanza nazionale: come coniugare il benessere collettivo, la tutela degli animali e le esigenze di bilancio pubblico.

Se da un lato la tassa promette di offrire risorse utili a migliorare i servizi e a responsabilizzare i proprietari, dall’altro rischia di apparire come una soluzione troppo semplicistica a un problema complesso. Molto dipenderà da come la legge risulterà strutturata nei dettagli, dalle eventuali agevolazioni previste e dalla capacità delle istituzioni di accompagnarla con politiche di sensibilizzazione e con un sistema di controlli realmente efficace.

La sfida, in fondo, è tutta qui: trasformare una tassa da strumento punitivo a occasione per costruire una convivenza più rispettosa tra persone, animali e spazi comuni.

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