Transizione e competitività, la Commissione Ue presenta la Global vision e il Patto per il Mediterraneo

«Ricorrere alla diplomazia per proteggere i nostri interessi fondamentali, promuovere norme per una transizione equa aiutando i nostri partner a sviluppare le loro e affrontare le nuove minacce e sfide alla sicurezza che mettono in pericolo sia gli interessi europei che quelli dei nostri partner». Sono gli obiettivi principali della nuova visione globale dell’Ue in materia di clima ed energia presenta oggi dalla Commissione europea come «offerta dell’Ue al mondo». Spiegano da Bruxelles che «la visione propone di aumentare la capacità produttiva dell’Ue nel settore delle tecnologie pulite fino a raggiungere il 15% del mercato tecnologico globale, migliorando al contempo la sua competitività industriale, in linea con il patto per un'industria pulita». La visione, inoltre, «ribadisce ‘'impegno dell’Ue a favore di un ordine internazionale basato su regole» perché il messaggio dell’Europa ai partner globali è chiaro: «Stiamo lavorando per raggiungere gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi; siamo un partner affidabile che rispetta le regole; siamo aperti agli affari e alla cooperazione».
Non è questa la sola mossa strategica compiuta oggi a livello comunitario. La Commissione europea ha anche definito un Patto per il Mediterraneo che ha come obiettivo quello di rafforzare la la cooperazione e i legami economici in tutta l’area mediterranea. Il Patto si basa sui legami storici e culturali e sul lavoro svolto in precedenza dall’Ue nella regione «per creare uno spazio mediterraneo comune che sia connesso, prospero, resiliente e sicuro». Il punto cardine del patto, spiegano sempre da Bruxelles è creare vantaggi reciproci tra Paesi, dalla produzione di energia pulita allo sblocco di investimenti privati. L’intesa «contribuirà a mobilitare progetti regionali su larga scala che creano opportunità per le persone e le imprese, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e alle piccole imprese».
Commentando la «nuova offerta al mondo» dell’Ue attraverso la presentazione di due piani strategici, Giulia Giordano, direttrice Strategia Mediterraneo e globale di ECCO, il think tank italiano per il clima, dice: «Il Nuovo Patto per il Mediterraneo e la Globan Clean and Energy Vision riflettono un importante cambio di passo nell’azione esterna europea» Giordano sottolinea che «la diplomazia climatica e la cooperazione con il vicinato si costruiscono attraverso partenariati economici basati sulla transizione. Energie pulite e tecnologie della decarbonizzazione rappresentano la leva della diplomazia europea, nonché il suo principale strumento di competitività». Giordano conclude ricordando che ora «sarà necessario osservare se l’Europa riuscirà a rinnovare la propria leadership climatica e internazionale puntando proprio sul connubio transizione-competitività, rimanendo ancorata alla propria forte – e oggi più che mai necessaria – impronta multilaterale».
Dalla proposta della Commissione Ue sulla visione globale su lima ed energia emerge che per tenere il passo con le altre grandi potenze, Bruxelles deve assicurare ed espandere il ruolo dell’Europa nella transizione globale verso un’economia pulita. Questo, secondo la Commissione, «richiederà investimenti significativi, ma il costo dell’inazione sarebbe molto più elevato di fronte all’aggravarsi degli impatti economici, della sicurezza, umani e sanitari legati al cambiamento climatico, all’inquinamento e alla perdita di biodiversità. Il Clean Industrial Deal deve avere una dimensione globale, rafforzando le partnership esistenti e creandone di nuove che siano reciprocamente vantaggiose». In questo quadro, il settore privato europeo dovrà necessariamente giocare un ruolo centrale.
Riconoscendo il ruolo dominante della Cina nelle catene del valore globali delle tecnologie pulite e dei materiali critici l’Ue punta a rafforzare l’evoluzione del proprio mercato, e con esso la propria capacità di esportazione di tecnologie pulite. Una strategia che ha l’obiettivo di fornire un’alternativa reale e competitiva ai paesi che oggi dipendono dalla Cina, per accelerare la propria transizione energetica. Se multilateralismo e Accordo di Parigi rimangono il faro per l’Ue, e i partenariati – vecchi e nuovi – il quadro per concretizzare l’azione internazionale dell’Unione, la Vision segna un’evoluzione da un approccio guidato dalla climate diplomacy a una strategia orientata alla clean economy. Una virata verso una visione sempre più geoeconomica della realtà internazionale. Contribuire alla transizione dei Paesi partner e assisterli nel gestire le conseguenze della transizione europea sui loro mercati rimane una priorità, ma con maggiore forza del passato il focus è il posizionamento europeo sui mercati globali.
Quanto al nuovo Patto per il Mediterraneo, si tratta di un’intesa che declina questa Visione in un’area chiave per aggiornare la rinnovata postura dell’UE come attore globale. L’approccio su tre pilastri – people, economy, security – tiene la questione energetica al centro come perno delle relazioni tra l’Ue e il vicinato meridionale. Il Patto sembra riconoscere che affinché nella regione sussistano le condizioni necessarie per garantire crescita economica e stabilità politica, è fondamentale puntare su energie e tecnologie pulite, facendo leva sull’immenso potenziale del Mediterraneo e abbandonando modelli economici del passato legati allo sfruttamento delle fonti fossili, e costruendo partnership pubblico-private per ridurre i rischi e attrarre investimenti.
Il focus sulla sicurezza è come sempre al centro della visione Ue per il Mediterraneo. In questo quadro, è un punto chiave integrare una più netta prospettiva di sicurezza climatica, che riconosca il ruolo del cambiamento climatico nelle dinamiche legate a pace, stabilità e sviluppo in una regione a rischio come quella del Mediterraneo, e che metta in atto strumenti adatti per affrontarlo. Una dimensione, questa, che emerge dalla Global Vision, che menziona la necessità di rafforzare il ruolo dell’Ue nelle politiche sull’adattamento e di integrare in modo più efficace il nesso clima, pace e sicurezza nella sua azione esterna.
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