Trump ora dice che l’Ucraina può conquistare pure la Russia

Non è facile riassumere in poche righe lo spettacolo andato in scena alle Nazioni Unite con il discorso di Donald Trump, in buona parte dedicato a inveire proprio contro l’Onu, responsabile di ogni male, dal malfunzionamento della scala mobile su cui era appena salito all’«invasione» di migranti nei paesi occidentali, per poi allargarsi alla crisi in Medio Oriente, su cui ha criticato la decisione di riconoscere lo stato palestinese, al cambiamento climatico, giudicato una truffa, al sindaco musulmano di Londra, considerato «terribile», agli ambientalisti che in America, ha detto, «vogliono uccidere tutte le mucche».
La notizia più rilevante arriva però dall’incontro con Volodymyr Zelensky, improvvisamente riempito di complimenti, ma soprattutto da quello che riguardo al conflitto russo-ucraino Trump ha scritto sul suo personale social network, Truth. La svolta è talmente radicale che si fatica a credere si tratti della stessa persona che nello studio ovale ripeteva a Zelensky che «non aveva le carte» e doveva rassegnarsi a cedere i territori occupati.
Ora Trump scrive invece di essersi convinto che sia possibile addirittura «riconquistare tutta l’Ucraina nella sua forma originale», un concetto ripetuto per ben tre volte, e persino «chissà, forse anche andare oltre!», mentre la Russia sarebbe in una situazione economica disastrosa, e militarmente, visto lo stallo in Ucraina, sembrerebbe essersi rivelata una «tigre di carta». Probabilmente le affermazioni più vicine alla verità che il presidente americano abbia mai pronunciato a proposito del conflitto. Ma suggerirei di aspettare qualche giorno prima di farsi prendere dall’entusiasmo, o anche solo dall’ilarità.
Da tempo, in Italia, invito a diffidare di chi sminuisce gli allarmi per le sorti della democrazia con l’argomento secondo cui i suoi nemici sarebbero troppo ridicoli per essere davvero pericolosi. Il ridicolo è infatti parte fondamentale del fascismo, tanto quanto la violenza. L’ultima prova, prima ancora che dall’assurdo discorso tenuto ieri da Trump, in cui tra l’altro ha ricominciato a vantarsi di aver posto fine a «sette guerre» perché spera così di ottenere il Nobel per la pace e non essere da meno di Barack Obama, viene da quanto dichiarato poco prima dal suo segretario di Stato, Marco Rubio, davanti alle telecamere.
“The UN is just a place where once a year a bunch of people meet and give speeches and write out a bunch of letters and statements, but not a lot of good and important action is happening. It has a lot of potential, but it’s not living up to it right now.”
— @SecRubio pic.twitter.com/S1WdAUO2FL
— Department of State (@StateDept) September 23, 2025
Guardate il video, osservate il volto impassibile con cui si sottopone al rito di pubblica autoumiliazione, anticipando quanto lo stesso Trump ripeterà dal palco dell’Assemblea generale. E cioè: «È prevedibile che il presidente ricorderà i suoi trascorsi con le Nazioni Unite, risalenti al periodo in cui era un imprenditore edile, quando si offrì di ristrutturare l’edificio dell’Onu, e invece decisero di andare in un’altra direzione, hanno sprecato un sacco di soldi e senza neanche ottenere ciò che serviva per l’edificio».
Peggio, molto peggio del delirio narcisista di un aspirante dittatore da Stato libero di Bananas in evidente declino cognitivo alla guida della prima superpotenza mondiale – che già non è male, come indizio dell’imminente fine del mondo – c’è il giovane e ambizioso uomo politico disposto a ripetere in pubblico simili assurdità senza fare una piega. C’è un’intera classe dirigente pronta a prostrarsi davanti al nuovo imperatore e ad assecondarne in ogni modo i capricci. E non solo in America, purtroppo.
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