Tutela Minori: nel secondo Rapporto pontificio misure riparative contro gli abusi

Ottobre 17, 2025 - 06:30
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Tutela Minori: nel secondo Rapporto pontificio misure riparative contro gli abusi
Il logo del Rapporto Annuale sulle Politiche di Tutela nella Chiesa Cattolica

Da Vatican News

Un vademecum operativo, redatto ascoltando attivamente chi ha subito abusi in prima persona. Si tratta di linee guida destinate ad aiutare le comunità ecclesiastiche nell’attuazione delle “misure riparative”, seguendo passo passo il processo di denuncia e auspicando un suo generale snellimento. Tra le indicazioni: l’iniziale “ascolto informato”, l’accesso alle informazioni sul proprio caso e il sostegno economico, psicologico e spirituale. Tutto ciò coadiuvato da dichiarazioni ufficiali trasparenti, che “riconoscono il danno causato” e assumono pubblicamente la responsabilità. Un «pellegrinaggio perpetuo», così l’arcivescovo Thibault Verny – presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, nominato da Papa Leone XIV lo scorso luglio – ha definito la missione che prende forma nel II Rapporto Annuale sulle Politiche di Tutela nella Chiesa Cattolica, pubblicato oggi, 16 ottobre.

Ascolto diretto di vittime e organizzazioni non ecclesiali

Come già accaduto in occasione del I Rapporto Annuale, lo studio è stato redatto anche grazie alla consultazione del Gruppo di Ascolto di vittime/sopravvissuti-e del Rapporto Annuale (Annual Report Focus Group) della Commissione. Composto su base volontaria, è stato selezionato con criteri di diversità in termini di età, genere e contesto etnico, includendo quattro regioni globali. A tali dati si aggiungono le rilevazioni raccolte da organizzazioni non ecclesiali. Tra le criticità emerse figurano il “bisogno di una Chiesa maggiormente in ascolto” e la “mancanza di strutture chiare per la denuncia e la segnalazione”.

Le misure riparative

Una prima parte del Rapporto è dedicata alle misure riparative nei confronti delle vittime di abuso, basate sull’“ascolto informato” e commisurate ai danni subiti. Il vademecum destinato alle comunità locali prevede innanzitutto la creazione di “spazi sicuri” in cui le vittime/sopravvissuti-e possano condividere le proprie esperienze, anche direttamente con le autorità ecclesiastiche. Si analizza il concetto di “riparazione”, che l’Enciclica Dilexit nos evidenzia non solo come “un dovere individuale, ma una responsabilità condivisa dell’intera comunità – a eccezione delle sole vittime/sopravvissuti-e – volta a promuovere un ambiente di cura e rispetto reciproco”. La Chiesa è poi chiamata a rilasciare dichiarazioni ufficiali che “riconoscano il danno causato” e assumano pubblicamente la propria responsabilità.

Sostegno completo

Segue il tema del sostegno – articolato in diversi ambiti – volto ad assicurare consulenze professionali e accompagnamento spirituale alle vittime/sopravvissuti-e, “con particolare attenzione al lungo termine”. A ciò si aggiunge un adeguato aiuto finanziario per le spese sostenute a seguito degli abusi, comprese cure mediche e psicologiche. Il vademecum prevede inoltre il rafforzamento della tutela delle vittime attraverso la comminazione di sanzioni significative nei confronti di chi abbia commesso o agevolato abusi. Le vittime “non dovrebbero essere lasciate nell’incertezza riguardo all’assunzione di responsabilità degli autori degli abusi e di coloro che li hanno facilitati o coperti”.

Trasparenza e sensibilizzazione

Il Rapporto sottolinea poi il bisogno “fondamentale” di accedere alle informazioni sul proprio caso, elemento essenziale nel percorso di guarigione, e auspica l’attuazione di programmi di sensibilizzazione rivolti a clero, religiosi e fedeli laici per promuovere “un processo di guarigione collettiva”.

Procedure semplificate e comunicazioni chiare

Tra le altre risultanze più significative, la Commissione ribadisce l’importanza di sviluppare una “procedura semplificata” per la rimozione dei leader ecclesiali coinvolti in “azioni amministrative passate e/o inazioni che sono state fonte di ulteriore male per le vittime/sopravvissuti-e”. Si raccomanda inoltre di “comunicare chiaramente” le ragioni delle dimissioni o rimozioni e una valutazione efficace dei progressi compiuti dalle Chiese locali e dagli ordini religiosi nell’attuazione concreta delle politiche di tutela. A tal fine, si propone la creazione di una “rete accademica internazionale” che coinvolga centri universitari cattolici specializzati in diritti umani, prevenzione degli abusi e tutela, per raccogliere dati pertinenti nei paesi oggetto del Rapporto.

Accompagnare il “ministero della tutela”

Viene inoltre suggerito di istituire un “meccanismo sistemico e obbligatorio di segnalazione/denuncia”, utilizzabile dai vari organismi di tutela a livello locale. La comunità ecclesiale, osserva il Rapporto, ha la capacità di “promuovere una maggiore trasparenza ed esercizio della responsabilità istituzionale”, in linea con la richiesta di Papa Francesco di offrire “un rapporto affidabile su ciò che sta accadendo e su ciò che deve ancora cambiare, in modo che le autorità competenti possano agire”. Infine, viene ribadito il ruolo chiave dei nunzi apostolici nell’ambito delle Chiese locali, come sostegno e accompagnamento nel “ministero della tutela”.

Le Chiese locali prese in esame

Nella Sezione 1, Il Rapporto esamina poi l’attività di tutela nelle Chiese locali di diversi Paesi, tra cui Italia, Gabon, Giappone, Guinea Equatoriale, Etiopia, Guinea (Conakry), Bosnia-Erzegovina, Portogallo, Slovacchia, Malta, Corea, Mozambico, Lesotho, Namibia, Mali, Kenya, Grecia e la Conferenza Episcopale regionale del Nordafrica (che comprende Algeria, Marocco, Sahara Occidentale, Libia, Tunisia). I dati si basano sull’analisi delle informazioni raccolte attraverso il processo ad limina della Commissione e integrate da ulteriori fonti.

Il caso italiano

Per quanto riguarda l’Italia, sono state visitate le diocesi di Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Emilia-Romagna e Toscana. Nel corso degli anni, si legge nel Rapporto, sono stati compiuti notevoli progressi nello sviluppo di “strumenti e politiche integrali” di prevenzione e protezione. La Commissione riconosce il lavoro svolto dalla Conferenza Episcopale Italiana nella creazione di un sistema multilivello (nazionale, regionale, diocesano e interdiocesano) di “coordinamento, formazione e supervisione”, volto a supportare le Chiese locali con personale professionale e adeguatamente formato. La Conferenza riporta l’esistenza di 16 servizi regionali per la tutela, 226 servizi diocesani e interdiocesani e 108 centri di ascolto. Essi offrono un servizio pastorale di accoglienza e ricezione delle segnalazioni. Permangono tuttavia alcune sfide: la Commissione osserva che, sebbene alcune Chiese locali abbiano realizzato iniziative pionieristiche e collaborazioni con la società civile, persistono “disparità tra le diverse regioni” e la mancanza di un ufficio centralizzato di ricezione e analisi delle segnalazioni, necessario per garantire una gestione uniforme ed efficace dei casi.

Le Chiese continentali e le prassi esemplari

A livello globale, rileva il documento, mentre alcune Chiese delle Americhe, dell’Europa e dell’Oceania mostrano un forte impegno nelle riparazioni, si registra un “eccessivo affidamento” al risarcimento economico, che rischia di limitare una “comprensione integrale” del processo di guarigione. Inoltre, in molte aree dell’America Centrale e Latina, dell’Africa e dell’Asia mancano ancora risorse adeguate per l’accompagnamento delle vittime/sopravvissuti-e. Tuttavia, vengono segnalate prassi esemplari come: la tradizionale pratica di guarigione comunitaria Hu Louifi a Tonga; il rapporto annuale sui servizi di accompagnamento per le vittime negli Stati Uniti; i processi di revisione delle linee guida in corso in Kenya, Malawi e Ghana; e il progetto di ricerca della verità Il coraggio di guardare, nella Diocesi di Bolzano-Bressanone.

Curia Romana e collaborazione interdicasteriale

La terza sezione del documento esplora le competenze della Curia Romana in materia di tutela, promuovendo un approccio interdicasteriale. Il Rapporto analizza in particolare il contributo del Dicastero per l’Evangelizzazione – Sezione per la Prima Evangelizzazione e le Nuove Chiese Particolari, che sostiene le comunità ecclesiastiche locali nei vari territori, supervisionando non solo la generale amministrazione, ma anche le iniziative di tutela. Tale Sezione assiste circa 1.200 circoscrizioni ecclesiastiche e ha partecipato attivamente all’elaborazione del Rapporto.

Ministeri sociali e tutela

La Sezione 4 del documento è dedicata all’analisi delle varie dimensioni della Chiesa nella società, mettendo in luce le realtà che promuovono i diritti dei minori e degli adulti vulnerabili. L’edizione di quest’anno presenta una metodologia pilota, applicata all’associazione laicale Opera di Maria – Movimento dei Focolari. La Commissione accoglie con favore le riforme recentemente adottate dal Movimento, come: l’istituzione di una Commissione centrale indipendente per la gestione dei casi di abuso; una politica dell’informazione sugli abusi sessuali; e linee guida per il sostegno e la riparazione finanziaria delle vittime.

L’iniziativa Memorare

L’ultima parte del documento è dedicata ai progressi dell’iniziativa Memorare: istituita dalla Commissione nel 2022, ha raccolto fondi vincolati provenienti da conferenze episcopali, ordini religiosi e fondazioni filantropiche per sostenere le Chiese del Sud Globale meno dotate di risorse. Attualmente sono in essere 20 accordi per il sostegno delle Iniziative Memorare locali nel mondo, e una dozzina è in fase di negoziazione. Tra le realtà coinvolte figurano: Ruanda, Venezuela, arcidiocesi di Città del Messico (Messico), AMECEA – Associazione dei membri delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale, provincia ecclesiastica di Chubut (Argentina), Honduras, Uruguay, Haiti, provincia ecclesiastica di Mombasa (Kenya), provincia ecclesiastica di San Luis Potosí (Messico), Tonga, Repubblica Centrafricana, Malawi, provincia ecclesiastica del Paraná (Argentina), Paraguay, IMBISA – Incontro interregionale dei vescovi dell’Africa Meridionale, Panama, provincia ecclesiastica di Santa Fe (Argentina), Costa Rica e Zimbabwe.

 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia