Un credito di carbonio per sostenere il riciclo della plastica

Ottobre 11, 2025 - 17:30
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Un credito di carbonio per sostenere il riciclo della plastica

Si è tenuto nei giorni scorsi al ministero dell’Ambiente il primo incontro del tavolo istituzionale – invocato da tempo dalle imprese di settore – per sostenere il riciclo della plastica, che in Italia come nel resto d’Europa sta vivendo una profonda crisi.

«È stato un primo incontro interlocutorio di coordinamento, che dimostra l’apertura del Governo, cui confidiamo seguano non soltanto altri tavoli ma azioni politiche urgenti – commenta Walter Regis, presidente di Assorimap – Per presentare le proposte risolutive alla crisi della filiera del riciclo abbiamo portato dati incontrovertibili che fotografano l'emergenza nazionale. L’Europa sta perdendo la capacità di riciclo: dal 2023 hanno chiuso circa 40 impianti, con Regno Unito e Paesi Bassi in testa».

Chiusure che stanno erodendo l’autonomia strategica Ue con una perdita di capacità di riciclo che nel 2024 ha superato le 280.000 tonnellate e che si prevede raggiunga addirittura 380.000 tonnellate nel 2025. «L’Italia è la prossima linea del fronte – argomenta Regis – I nostri dati mostrano un crollo verticale degli utili di esercizio del settore, precipitati da 160 milioni di euro nel 2021 a soli 20 milioni nel 2023, un tracollo dell'87% che viaggia ormai verso lo zero, nonostante la produzione di plastica riciclata resista. Siamo in piena crisi».

Che fare? Per Alessia Scappini, amministratrice delegata di Revet – il principale hub per il riciclo dell’Italia centrale, con base a Pontedera, che rientra tra gli attori di filiera integrata – occorre una risposta rapida quanto decisa ai segnali in corso: «L'Ue e in particolare l'Italia, da essere modello dell'industria del riciclo della plastica stanno vivendo una forte crisi di settore. L'importazione di materiali "riciclati" che entrano in Ue senza soddisfare gli standard di sostenibilità e sicurezza normativi rendono poco competitiva l'industria europea: in questo contesto l'Italia sotto la morsa del caro energia è ancora più danneggiata. Per questo serve un intervento più coraggioso del legislatore, che si muove su questi temi ancora a macchia di leopardo, introducendo controlli efficaci nelle importazioni, misurazione delle performance ambientali con riconoscimento dei crediti di carbonio, accesso ad energia rinnovabile a prezzi calmierati per il settore della green economy».

Una proposta, quella dei crediti di carbonio, che è stata formulata adesso anche Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile di cui il Circular economy network è parte, intervistato da Reuters per il white paper sull’economia circolare europea in fase di lavorazione.  

Orsini ha sottolineato il principale ostacolo che rallenta l’affermazione di un maturo mercato per le materie prime seconde. Ovvero il costo delle materie prime vergini. Un costo ancora molto competitivo perché non ingloba il prezzo delle esternalità negative.

L’Italia ricicla oltre il 55% dei suoi imballaggi in plastica, ha ricordato a Reuters, ma se la plastica riciclata costa più di quella vergine “sarà molto difficile trovare un mercato”. Un modo per incentivare il mercato è quello di attribuire un prezzo al carbonio risparmiato dal riciclo, seguendo il sistema dei mercati del carbonio; questo eviterebbe la forma di dumping ambientale prodotta dal mancato conteggio dei costi ecologici.

Il vantaggio potrebbe essere rilevante: le plastiche riciclate da Revet, ad esempio, comportano emissioni di CO2 ridotte del 75% rispetto a quelle legate alla produzione di plastica vergine.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia