Venice Sustainable Fashion Forum, focus sulla dimensione sociale del lavoro nella moda

Mettere a fattor comune le idee e le istanze di brand e imprese, traducendole in norme e processi condivisi, orientati a una filiera del futuro più sostenibile e responsabile, capace di tutelare e valorizzare la moda made in Italy e made in Europe sui mercati globali. Sono questi i temi annunciati durante la conferenza stampa di lancio della quarta edizione del Venice Sustainable Fashion Forum, il summit sulla transizione sostenibile della filiera moda, promosso da Confindustria Moda, The European House – Ambrosetti (Teha) e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso, in programma a Venezia il 23 e 24 ottobre, presso la Fondazione Giorgio Cini all’Isola di San Giorgio.
Il Forum è stato presentato durante la conferenza stampa da Luca Sburlati, presidente Confindustria Moda, Flavio Sciuccati, partner & director global fashion unit Teha, Andrea Favaretto Rubelli, vicepresidente Gruppo Sistema Moda Confindustria Veneto Est, Carlo Cici, partner & head of sustainability practices Teha, Andrea Crespi, vicepresidente Confindustria Moda con delega Esg sostenibilità, tecnologie e innovazione.
Il titolo e filo conduttore dell’edizione 2025 è ‘Harmonizing Values’: il Forum intende attualizzare il confronto su norme condivise, soluzioni concrete e un linguaggio comune per la sostenibilità. Il contesto globale e le recenti complessità di scenario hanno trasformato la percezione di questo tema, oggi non più solo ambientale, ma sempre più intrecciato al concetto di responsabilità e attento alla dimensione sociale del lavoro nel settore moda.
L’obiettivo è individuare strumenti per affrontare la fase di cambiamento senza compromettere la competitività delle imprese. In questa prospettiva verranno messi in evidenza “processi in grado di armonizzare responsabilità e competitività lungo l’intera filiera, da monte a valle, garantendo trasparenza, un giusto prezzo e l’equilibrio degli interessi tra produttori e brand, anche grazie al coinvolgimento del sistema finanziario”. Durante il Forum si discuteranno le norme condivise a livello europeo e si approfondirà il valore strategico della ‘nuova’ sostenibilità, oggi più che mai fattore distintivo capace di differenziare la produzione di qualità da quella di massa. La sfida principale è realizzare un percorso armonico di trasparenza e tracciabilità lungo tutti i passaggi della filiera.
Quest’anno verrà anche presentata la quarta edizione dello studio strategico ‘Just Fashion Transition 2025’, l’osservatorio permanente sulla transizione sostenibile delle filiere chiave della moda, abbigliamento, calzature e pelletteria di Teha. Tra le evidenze dello studio emerge che, pur essendo percepita come ostacolo alla competitività del settore, la ricetta europea per la transizione sostenibile della moda dimostra di rappresentare una leva efficace per favorire contemporaneamente sia la crescita economica che la decarbonizzazione: rispetto al periodo pre-Covid, i ricavi complessivi sono aumentati dell’11,4% mentre le emissioni si sono ridotte del 17 per cento.
La decarbonizzazione rappresenta una sfida decisiva per le filiere, specialmente in Italia, dove la pressione economica e le ridotte dimensioni delle imprese rendono gli investimenti addizionali richiesti non sostenibili in autonomia per circa il 58% delle aziende.
Sul palco della Fondazione Giorgio Cini si alterneranno istituzioni, esperti, case history del mondo moda, start-up, ricercatori e protagonisti del nuovo made in Italy.
“L’unicità della filiera italiana e dei brand che la compongono – ha dichiarato Sburlati – va difesa e valorizzata di fronte a sfide sempre più complesse. Le risposte reattive non bastano: serve una visione strategica di lungo periodo, anche fondata su pilastri Esg solidi e soprattutto condivisi. Il Venice Sustainable Fashion Forum deve diventare il luogo in cui le imprese mettono a fattor comune idee e istanze, per arrivare a regole e pratiche condivise su tre fronti decisivi: la responsabilità estesa del produttore (Epr), un quadro normativo nazionale che garantisca trasparenza e legalità nei contratti di filiera ed un sistema di auditing armonizzato, capace di creare un linguaggio condiviso lungo tutte le supply chain”.
E ancora: “Venezia deve consolidarsi come il luogo in cui si definiscono le politiche per l’evoluzione sostenibile del settore moda, con impegni concreti a favore delle imprese in una prospettiva europea e internazionale. È nostro dovere preservare e rafforzare quel ‘bello e ben fatto’ che rappresenta l’essenza e l’unicità del nostro Paese anche di fronte ad attacchi strumentali e non accettabili mentre ogni giorno mezzo milione di persone in Italia lavorano a creare prodotti unici.”
Aggiunge Sciuccati: “Siamo partiti nel 2022, dopo un anno di studio e preparazione, con la prima edizione del Venice Sustainable Fashion Forum. Avevamo il vento in poppa: la sostenibilità e gli obiettivi Esg erano al centro dell’attenzione, mentre l’industria della moda e del lusso usciva con slancio ed entusiasmo dalla fase pandemica e da un biennio segnato da paura e incertezza. Oggi, quattro anni dopo, ci ritroviamo in un contesto profondamente diverso, se non addirittura opposto. A livello europeo, le politiche Esg sono circondate da un clima di incertezza — la proposta sui Green Claims ne è solo l’ultimo esempio. Nel settore moda e lusso, registriamo una forte contrazione dei volumi nella fascia alta dei consumi, che colpisce direttamente il “made in Italy”: uno dei pilastri dell’economia nazionale, tra i primi tre settori manifatturieri per numero di imprese, addetti, export e valore aggiunto”.
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