World Food Day: se la fame è un'arma di guerra
Centoquaranta milioni di persone, il doppio della popolazione italiana: tante si trovano in questo momento in una condizione di fame acuta legata a una guerra. Nell'ultimo anno i conflitti armati hanno innescato almeno 20 crisi alimentari nel mondo: sono stati il più grande moltiplicatore globale della fame, responsabili - nel 2024 - del 47% dei casi globali di fame acuta.
Sono i numeri contenuti nel Global Hunger Index, l'Indice Globale della Fame 2025, uno dei più importanti rapporti sulla misurazione della fame nel mondo, curato per l'edizione italiana da CESVI, organizzazione no-profit impegnata nella lotta alla povertà e nella promozione dello sviluppo sostenibile.
La pubblicazione arriva in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione (World Food Day) del 16 ottobre 2025 e nell'ottantesimo compleanno della FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, fondata proprio il 16 ottobre (del 1945).. Una "nuova normalità": la fame come arma. Quello al cibo dovrebbe essere un diritto universale, eppure, l'utilizzo della fame come arma di guerra sembra attraversare una fase di normalizzazione, come dimostrano i conflitti armati nella Striscia di Gaza e in Sudan. In base al rapporto, che ha tra i firmatari internazionali le ong Welthungerhilfe (WHH) e Concern Worldwide e l'Institute for International Law of Peace and Armed Conflict (IFHV), un istituto di ricerca accademico tedesco sulle crisi umanitarie, tra il 2023 e il 2024 le persone esposte a livelli di carestia sono più che raddoppiate, raggiungendo quasi i due milioni: il 95% di esse vive proprio in questi due luoghi dilaniati dai conflitti.. La fame non è stata, e non è soltanto, una conseguenza "collaterale" degli scontri armati, ma è diventata una forma di violenza agita deliberatamente attraverso blocchi degli aiuti, ostacoli burocratici volti a non farli arrivare, distruzione sistematica dei campi agricoli e delle attività produttive, diffusione di ordigni inesplosi e distruzione dei servizi idrici e sanitari: queste condizioni sono tutte contemporaneamente presenti a Gaza e costituiranno un pericolo per l'alimentazione ancora per molti anni.. Sempre a Gaza, esempio più emblematico delle conseguenze della fame usata come arma di guerra, nonostante la fragile tregua è in corso una drammatica carestia, con gli aiuti in ingresso ancora molto limitati e i prezzi dei beni di prima necessità alle stelle (+3.400% per la farina). La produzione alimentare locale è resa impossibile dalla distruzione del 98% dei terreni agricoli; 320.000 bambini sotto i 5 anni sono a rischio di malnutrizione acuta, oltre 54.600 già ne soffrono, oltre 20.000 persone sono rimaste ferite o uccise (2.580) nel tentativo di procurarsi del cibo o accedere agli aiuti.. Un ritardo di un secolo. L'Indice Globale della Fame calcola il livello mondiale di malnutrizione attraverso quattro indicatori: denutrizione, arresto della crescita infantile, deperimento infantile e mortalità infantile. Dal 2016 ad oggi non ci sono stati miglioramenti significativi in queste 4 aree a causa di una combinazione tra conflitti armati, fragilità economica e cambiamenti climatici. Oggi il punteggio mondiale del Global Hunger Index è 18,3: in gergo tecnico è un livello di malnutrizione globale "moderato", in pratica si traduce in 295 milioni di persone che soffrono di fame acuta in 53 Paesi o territori, 13,7 milioni in più nel 2024 rispetto al 2023.. Numeri che fanno andare in fumo l'auspicio di sconfiggere la fame e garantire la sicurezza alimentare mondiale dell'Obiettivo 2 di Agenda 2030. Procedendo con i ritmi attuali, rivela il rapporto, ci arriveremmo nel 2137, oltre 100 anni più tardi.. Le geografia della fame. Il documento rileva che la fame ha raggiunto livelli allarmanti in 7 Paesi (Haiti, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Burundi e Yemen) ed è classificata come grave in altri 35. In alcuni di questi, come Palestina, Sudan, Corea del Nord, i livelli potrebbero essere più gravi ancora di quanto riportano le statistiche, perché mancano i dati essenziali per calcolare gli indicatori dell'indice. Questo rischia di peggiorare ulteriormente la situazione, perché una scarsità di dati rischia di far diventare i bisogni "invisibili".
A metà del 2024 è stata confermata la carestia in alcune aree del Darfur, una regione del Sudan occidentale, con circa 760.000 persone in condizioni di insicurezza alimentare a livello catastrofe a causa della guerra civile che da oltre due anni devasta il Paese.. Il 40% delle persone denutrite a livello globale si trova in Asia meridionale, mentre le regioni dell'Africa a sud del Sahara detengono il triste primato di mortalità infantile legata alla fame. Nel Sudest asiatico, il Myanmar si distingue per le precarie condizioni della popolazione, reduce da un aumento delle violenze e dal terremoto che nel marzo 2025 ha provocato 3 milioni di sfollati. Il 25% della popolazione si trova in condizioni critiche di insicurezza alimentare..
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