Zara, perché si chiama così? Il vero motivo lo conoscono in pochi

Settembre 13, 2025 - 09:30
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Zara, perché si chiama così? Il vero motivo lo conoscono in pochi

Amancio Ortega voleva chiamare la sua prima boutique in un altro modo, ma un imprevisto lo portò a inventare il nome Zara, oggi simbolo della fast fashion in tutto il mondo.

Chiunque ami la moda veloce e accessibile conosce Zara, il colosso spagnolo che ha trasformato il modo di fare shopping. Da Milano a Tokyo, da New York a Parigi, i suoi negozi sono diventati tappa obbligata per chi cerca abiti trendy senza spendere cifre da boutique. Ma se i suoi capi sono entrati nel nostro guardaroba con la stessa naturalezza di un paio di jeans ben tagliati, il nome dietro cui tutto questo si muove rimane per molti un mistero. Zara sembra quasi un suono inventato, breve, diretto, perfetto per un brand che vive di immediatezza. Eppure la sua origine è tutt’altro che casuale, anzi nasce da una scelta dettata più dal caso che da una strategia studiata a tavolino.

Ripercorrere la storia di Zara significa tornare a un piccolo paesino della Galizia, dove Amancio Ortega, oggi tra gli uomini più ricchi al mondo, aprì la sua prima boutique. All’inizio l’idea era diversa, il nome pure, ma un imprevisto legato a un bar della zona cambiò tutto. Da lì, con poche lettere recuperate da un’insegna già pronta, nacque quello che oggi è uno dei marchi di moda più riconoscibili a livello globale. Un aneddoto che racconta bene quanto a volte il successo possa avere radici semplici, quasi improvvisate, e quanto sia il racconto dietro il brand a renderlo ancora più affascinante.

Il primo negozio a La Coruña e l’errore che cambiò tutto

All’inizio non c’era Zara. C’era un ragazzo, Amancio Ortega, che lavorava come fattorino in una piccola camiceria di nome Gala. Era la sua prima scuola di moda, fatta di tessuti da portare in giro e di clienti da servire, ben lontana dalle luci delle passerelle. Con il tempo Ortega decise di provare a fare da solo, e insieme alla moglie Rosalia Mera iniziò a produrre vestaglie. Una scelta modesta, ma che rappresentava il primo passo verso qualcosa di più grande. La vera svolta arrivò nel 1975, quando decise di aprire la sua prima boutique a La Coruña.

Il nome scelto in origine era “Zorba”, ispirato al celebre film “Zorba il Greco”. Ortega era talmente convinto di quella scelta che fece realizzare subito l’insegna per il negozio. Ma poco dopo scoprì che nella stessa strada esisteva già un bar con quel nome. Non potendo rischiare confusione, e con un’insegna già pronta da utilizzare, optò per una soluzione rapida e ingegnosa. Recuperò alcune lettere – la Z, la R e la A – e aggiunse una seconda A per dare forma a una nuova parola: Zara.

negozio Zara
Il primo negozio e l’errore che cambiò tutto – foto Ansa – sfilate.it

Quel nome, nato quasi per caso, funzionò da subito. Breve, facile da ricordare, internazionale. Senza accenti né suoni difficili, si prestava a essere pronunciato ovunque, dalla Spagna agli Stati Uniti, passando per l’Asia. Con il tempo Zara è diventato sinonimo di fast fashion, il modello che porta le tendenze dalle passerelle ai negozi in poche settimane. Ma dietro a questa efficienza c’è anche la mentalità del suo fondatore, abituato a partire da poco e a reinventare ciò che ha a disposizione. Il nome stesso ne è un simbolo: un compromesso diventato marchio di fabbrica, una scorciatoia trasformata in identità.

Oggi il gruppo Inditex, a cui Zara appartiene, raccoglie brand come Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Pull&Bear, Oysho e Zara Home. Eppure il nome più forte rimane sempre quello nato per caso, quel Zara semplice e diretto che tutti abbiamo visto stampato almeno una volta su una busta bianca.

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Redazione Redazione Eventi e News