Fine vita, 55enne affetta da Sla: c’è il dispositivo per l’autosomministrazione del farmaco letale

Trovato un dispositivo che consentirebbe a Libera, affetta da sclerosi multipla che l’ha paralizzata dal collo in giù, di potersi autosomministrare il farmaco letale per il suicidio assistito a cui ha avuto accesso. Lo fa sapere l’associazione Luca Coscioni, spiegando che ieri, mercoledì 15 ottobre, il giudice del tribunale di Firenze, a cui la donna si era rivolta, ha ordinato all’Asl Toscana Nord Ovest di fornire entro 15 giorni la strumentazione, verificandone funzionalità e compatibilità attraverso una pompa infusionale attivabile con sensore di comando o puntatore oculare o altro modo, e di rendere disponibili farmaci e dispositivi al medico che assisterà Libera nella procedura.
Il via libera dall’Asl nel 2024
La 55enne toscana, completamente paralizzata a causa della sclerosi multipla, aveva fatto richiesta di accesso al suicidio assistito e aveva ottenuto il via libera dalla sua Asl a luglio 2024, ma essendo bloccata dal collo in giù non è in grado di assumere autonomamente il farmaco letale. Per questo, assistita dal collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni (e composto anche dal professor Giacomo D’Amico, dalle avvocate Francesca Re e Alessia Cicatelli e dagli avvocati Angioletto Calandrini e Rocco Berardo), ha presentato nel marzo 2025 un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze, affinché il suo medico fosse autorizzato a somministrare il farmaco.
La questione di legittimità costituzionale
Il giudice aveva poi sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del Codice penale che configura il reato di omicidio del consenziente: la somministrazione del farmaco da parte del medico a Libera rientrerebbe in questa fattispecie di reato. La Corte costituzionale si è espressa a luglio scorso, chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale e internazionale, e non solo regionale, dell’esistenza di dispositivi idonei all’autosomministrazione del farmaco per il suicidio assistito. Nei termini ordinati dal giudice di Firenze, sono arrivati i pareri tecnici da parte del ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità sull’esistenza di dispositivi idonei all’autosomministrazione del farmaco letale per Libera tramite comando oculare o vocale o altre modalità non manuali.
Il comunicatore oculare
Le risposte arrivate, sottolinea l’associazione Coscioni, sono state negative o interlocutorie. Solo il 14 ottobre Estar, l’Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale, tramite l’Usl, ha comunicato di aver concluso un’indagine di mercato tra imprese operanti nel settore degli ausili tecnici per persone con disabilità. Da tale indagine è emersa la disponibilità di una ditta a fornire un comunicatore con puntamento oculare in grado di attivare pompe infusionali. Estar ha precisato che “sono attualmente in corso gli approfondimenti tecnici e giuridici” per verificare la conformità del prodotto alla normativa nazionale e regionale in materia di dispositivi medici.
Nel corso dell’udienza di ieri, a seguito delle informazioni trasmesse da Estar sull’esistenza di un dispositivo attivabile tramite puntatore ottico in grado di azionare pompe infusionali, la difesa di Libera ha accolto favorevolmente questa possibilità, chiedendo che la messa a disposizione avvenisse in tempi brevi, in considerazione dell’intollerabilità delle sofferenze della paziente. L’Azienda sanitaria, rappresentata dall’avvocato Luca Cei, ha manifestato massima disponibilità a tale scopo.
Mentre l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del ministero della Salute, spiega l’associazione Luca Coscioni, ha evidenziato anche tramite “note di udienza” (non autorizzate) che la competenza operativa in materia spetta al Servizio sanitario regionale, e non allo Stato, “contraddicendosi palesemente anche con il ricorso presentato contro la legge regionale toscana 16/2025, nel quale il governo contesta proprio la competenza regionale”.
Il pieno diritto all’autodeterminazione terapeutica
L’ordinanza, che richiama le sentenze della Corte costituzionale n. 242/2019 e n. 135/2025, riconosce il pieno diritto di Libera all’autodeterminazione terapeutica, stabilendo che spetta al Servizio sanitario nazionale assicurare la concreta possibilità di esercitare tale diritto, rimuovendo gli ostacoli materiali e burocratici che ne impediscono l’attuazione. Il giudice ha evidenziato l’urgenza della misura, fissando un termine perentorio di 15 giorni “in considerazione delle condizioni cliniche della paziente e della situazione di intollerabile sofferenza”.
Filomena Gallo ha dichiarato: “Questa decisione del Tribunale di Firenze rappresenta un passo di civiltà e di coerenza giuridica. Il giudice ha riaffermato che il diritto all’autodeterminazione nelle scelte di Fine vita non può restare solo teorico, ma deve essere reso effettivo attraverso il dovere dello Stato e del Servizio sanitario di garantire tutti i mezzi necessari“.
“‘Libera’ ha lottato non per sé soltanto, ma per tutte le persone che, pur pienamente coscienti, si trovano prigioniere del proprio corpo e chiedono solo di poter esercitare liberamente un diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale. È una pronuncia che tutela la dignità umana e rafforza lo Stato di diritto, insieme alla possibilità di concreta applicazione della ‘sentenza Cappato’. Va ora fermata la legge proposta dal governo che mira a cancellare i diritti esistenti”.
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