Il Pianeta intero in una serra: il giardino della biodiversità e le altre bellezze dell’orto botanico di Padova


GreenPlanner fa tappa all’orto botanico universitario di Padova, che dalla metà del 1500 continua a evolversi e rinnovarsi
L’orto botanico di Padova, fondato nel 1545, è il più antico orto universitario del mondo che si trova ancora nella sua collocazione originaria. Rappresenta anche, dal 1997, un patrimonio unico riconosciuto dall’Unesco.
Storie dal passato e nuove ricerche
Quest’orto botanico nasce come luogo di studio e coltivazione delle piante medicinali. La struttura è stata inoltre pensata fin dal principio come un quadrato inscritto in un cerchio, per ottimizzare lo spazio irregolare del terreno a disposizione. Questo motivo è ripreso, ancora oggi, nel logo dell’orto botanico.
Nel corso dei secoli, lo spazio occupato dall’orto si è arricchito di nuovi elementi: nel Seicento e Settecento furono costruiti i portali d’ingresso, le balaustre, le fontane e le serre in muratura, oltre al muro circolare dell’hortus cinctus.
Tra Settecento e Ottocento si aggiunsero l’arboretum, nuove serre riscaldate e persino un teatro botanico a emiciclo.
L’orto botanico divenne presto un modello per la fondazione di altri giardini botanici e fu il punto di partenza per l’introduzione in Europa di numerose specie esotiche, come la patata, il sesamo o il lillà. In questo modo contribuì in modo decisivo alla diffusione delle conoscenze botaniche.
Questo spirito scientifico non è mai stato abbandonato. Oggi l’orto botanico di Padova è impegnato infatti in molti studi diversi. Mentre si digitalizzano le collezioni botaniche – per esempio, il ricco algario ottocentesco di Achille Forti – si portano avanti diverse attività che hanno come obiettivo una migliore conservazione della biodiversità.
Si sviluppa così la banca del germoplasma e si lavora sulla protezione ex-situ di microalghe e funghi. Con il progetto Seedforce, insieme a una serie di partner si stanno poi realizzando interventi di miglioramento della qualità di 450.250 ettari di habitat in cui 29 specie target (endemiche, rare e a rischio) crescono ancora o si sono estinte solamente di recente.
Il progetto Plantbank si concentra invece sulle specie d’alta quota – minacciate dal cambiamento climatico – e punta all’analisi di piante provenienti da 12 orti botanici distribuiti in tutto l’arco alpino europeo, i cui semi vengono conservati proprio a Padova.
Viaggiare intorno al mondo
Per chi ha in programma una visita in questo orto botanico, il vero fiore all’occhiello rimane senza dubbio la Palma di Goethe (Chamaerops humilis var. arborescens), piantata nel 1585 e tuttora vitale.
La sua fama è legata proprio al poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che la osservò nel 1786 durante il suo viaggio in Italia. Fu proprio l’incontro con questa pianta a ispirargli riflessioni cruciali sulla metamorfosi delle piante, poi confluite nella sua opera Metamorfosi delle piante.
Ma c’è molto altro da scoprire: il biglietto d’ingresso all’orto botanico consente infatti di esplorare liberamente tutte le sue aree. Dopo aver passeggiato nell’orto antico, come raccontano a GreenPlanner i gestori, molti rimangono affascinati in particolare dal Giardino della biodiversità, una grande serra di vetro in cui sono riprodotti i principali biomi della Terra.
Il giardino accoglie 1.300 specie e si sviluppa seguendo un percorso che simula un lungo viaggio. Iniziando dalle aree tropicali, si passa a quelle umide, temperate e aride. Il tutto usando come fili conduttori da una parte la disponibilità d’acqua, dall’altra la relazione tra mondo vegetale e comunità umane.
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