Il test del carrello per i dipendenti dei supermercati, se non scoprono i furti vengono licenziati. Ecco il marchio sotto accusa
Tre cassieri dei supermercati Pam sono stati licenziati dopo essere stati sottoposti ai cosiddetti “test del carrello”. La pratica prevede che ispettori aziendali, travestiti da clienti, nascondano prodotti nel carrello della spesa dei lavoratori per verificare la loro attenzione. Se il cassiere non rileva il prodotto, scatta la contestazione disciplinare.
Il primo caso si è verificato a Siena, dove un 62enne, dipendente del punto vendita in stazione, è stato licenziato. Successivamente, due casi analoghi si sono verificati a Livorno, nei negozi di via Roma e del quartiere Corea, coinvolgendo dipendenti con oltre venti anni di anzianità.
Le accuse dei sindacati
Sabina Bardi di UilTucs Toscana ha definito i test “imboscate”, con pressioni psicologiche mirate a provocare errori giustificanti i licenziamenti. Massimiliano Fabozzi, segretario Filcams Cgil Siena, sottolinea che i lavoratori non sono poliziotti e che il mancato rilevamento di un prodotto non può costituire giusta causa per il licenziamento. Il 62enne di Siena, inoltre, era delegato sindacale e ora attende la reintegrazione.
Tavolo nazionale e possibili mobilitazioni
I sindacati nazionali hanno già diffidato Pam Panorama in relazione ai licenziamenti legati ai test del carrello. È previsto un incontro a Roma con i vertici aziendali per discutere della pratica e delle sanzioni, con i sindacati pronti sia a valutare eventuali accordi sia a promuovere mobilitazioni qualora la trattativa non dia esito soddisfacente. L’obiettivo è tutelare i diritti dei lavoratori e chiarire i limiti di responsabilità nelle attività di cassa.
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