La fine dei corpi intermedi e il rischio della della democratura

Ottobre 4, 2025 - 12:00
 0
La fine dei corpi intermedi e il rischio della della democratura

Dai partiti ai sindacati, dalle associazioni alle piazze globali: i corpi intermedi si sono dissolti. La politica si riduce a un duello tra leader e folle, senza mediazioni. È ancora democrazia o l’anticamera di una nuova democratura?

È un tema culturale prima ancora che politico. La democrazia contemporanea non è minacciata solo da autoritarismi esterni o populismi interni, ma da un processo più subdolo: la progressiva dissoluzione dei corpi intermedi.

Dai partiti ai sindacati, dalle associazioni datoriali alle organizzazioni sociali, tutte le forme tradizionali di mediazione hanno perso credibilità e capacità di rappresentanza. La radice della democrazia oggi è marcia e il suo tronco rischia di seccarsi.

Abbiamo salutato con sollievo la fine delle ideologie, percepite come gabbie del Novecento, ma insieme ad esse abbiamo buttato via tutto il resto: identità collettive, riferimenti comuni, luoghi di elaborazione e confronto.

Lo sciopero generale di questi giorni ne è l’esempio lampante. Dopo le piazze riempite per il clima sparite con la stessa velocità con cui erano nate, oggi è la Palestina a muovere i cortei. Non è un caso che Greta Thunberg, simbolo della Next Generation ambientalista, abbia sostituito le bandiere verdi con quelle palestinesi.

Non si tratta di incoerenza, ma di fragilità strutturale. Le cause sono sempre diverse, gli slogan cambiano, ma il copione resta lo stesso: mobilitazioni fulminee capaci di accendere le piazze, ma destinate a spegnersi senza sedimentare.

Fenomeni che vanno letti in parallelo alle ribellioni giovanili che attraversano il mondo: dal Marocco al Nepal, dall’Indonesia al Madagascar, dove decine di migliaia di ragazzi hanno invaso le strade di notte, senza partiti né sindacati alle spalle.

Sono moti culturali prima che politici, sintomi di una società globale iperconnessa e allo stesso tempo disperatamente frammentata.
Mai nella storia ci sono state tante occasioni di socialità, di connessione istantanea e di comunicazione orizzontale.

Eppure mai è stato così difficile costruire un noi che vada oltre la convergenza temporanea di interessi, di rabbia o di voglia di esserci.

La comunità si dissolve nella casualità dell’algoritmo. I movimenti nascono e muoiono in base a un hashtag.
Il mondo, allora, non si divide più tra categorie politiche, religiose o ideologiche. Non è questione di ebrei o musulmani, israeliani o palestinesi. La linea di frattura è tra persone perbene e persone indegne, tra chi costruisce e chi distrugge.

Benjamin Netanyahu e Hamas, in questa logica, appaiono come le due facce della stessa medaglia, accomunate dalla volontà di piegare la vita e la speranza di milioni di innocenti.

La vera crisi non è nello scontro geopolitico ma nella perdita di spessore della democrazia.
Senza corpi intermedi la politica diventa un duello tra leader e folle: da un lato il potere che comanda, dall’altro la piazza che esplode, senza strumenti di mediazione.

In questo vuoto prosperano le nuove democrature: sistemi che si ammantano di forme democratiche, ma che svuotano dall’interno i processi di partecipazione, sostituendoli con la logica della fedeltà e del consenso istantaneo.

La democrazia senza corpi intermedi è un castello senza fondamenta.
E la cultura, più ancora della politica, dovrebbe interrogarsi su come ricostruire quelle radici comuni che ci permettono di riconoscerci come comunità.

Perché senza un noi solido e condiviso, ogni piazza sarà solo un lampo nella notte e ogni protesta un urlo destinato a spegnersi nell’eco del nulla.

L'articolo La fine dei corpi intermedi e il rischio della della democratura proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News