Nell’emisfero nord i mari sono molto più caldi del normale, a partire dal Mediterraneo

Settembre 17, 2025 - 08:30
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Nell’emisfero nord i mari sono molto più caldi del normale, a partire dal Mediterraneo

 

Negli ultimi decenni, il Mar Mediterraneo si è riscaldato a un ritmo quasi doppio rispetto alla media globale, diventando un hotspot della crisi climatica in corso: un mare più caldo rilascia più vapore acqueo nell’atmosfera, e al contempo la fisica (con la legge di Clausius-Clapeyron) ci spiega che per ogni +1°C di aumento della temperatura, l'atmosfera può contenere circa il +7% di umidità in più.

Significa che la probabilità di eventi meteo estremi come le alluvioni aumenta, in un Paese ancora impreparato ad affrontarle, come confermato ieri dal Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile (Lamma), consorzio pubblico nato dall’impegno congiunto di Regione Toscana e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

«Le temperature superficiali dei mari, soprattutto quelli del nord emisfero, mostrano anomalie positive marcate e molto estese – argomenta nel merito il Lamma – L'oceano Pacifico, il più esteso del pianeta, nella sua parte boreale è ingessato da acque ben più calde del normale che si estendono dall'Asia alle coste occidentali degli Usa senza soluzione di continuità. Anomalie marcate anche sulla parte più settentrionale del Nord Atlantico, in particolare tra Mare di Bering, su Groenlandia e di Norvegia.

Il Mediterraneo, ormai, non fa neppure più notizia. Le conseguenze di queste ondate di calore marine (questo il termine scientifico) sono negative non soltanto per la circolazione generale dell'atmosfera e del clima, ma anche per gli ecosistemi marini. L'attuale condizione dei mari aumenta notevolmente la possibilità, nei prossimi mesi, di fenomeni meteorologici estremi».

Un primo assaggio è avvenuto purtroppo già nei giorni scorsi, quando l’Elba è stata colpita da un nubifragio con oltre 70 mm di pioggia accumulatisi in meno di un’ora. Eppure il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) è di fatto fermo al palo: approvato nel gennaio 2024 dal Governo Meloni dopo lunghissima gestazione, ha individuato 361 azioni settoriali da mettere in campo ma manca di fondi e governance per attuarle; per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione "Italiasicura", che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).

Non va meglio sul fronte della mitigazione: a luglio le rinnovabili – le principali fonti energetiche su cui possiamo fare affidamento per sostituire i combustibili fossili, con le loro emissioni di gas serra – hanno soddisfatto il 43,8% della domanda elettrica nazionale, ma nei primi sette mesi di quest’anno Terna registra -12,9% per i nuovi impianti fotovoltaici e -25,7% per quelli eolici, mentre il Governo ha deciso di non decidere sulle aree idonee facendo ricorso al Consiglio di Stato.

 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia