Promossi Maison Margiela e Loewe. Lantink spegne l’X Factor di Gaultier

Ottobre 7, 2025 - 10:30
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Promossi Maison Margiela e Loewe. Lantink spegne l’X Factor di Gaultier
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La sfilata co-ed primavera/estate 2026 di Maison Margiela è stata accompagnata da un’orchestra di 61 musicisti. Non è la prima volta che la colonna sonora di uno show viene eseguita dal vivo. È però alquanto singolare che a suonare gli strumenti fossero musicisti tra i 7 e i 15 anni, alcuni dei quali appena al secondo mese di scuola di musica, riuniti grazie all’associazione Orchestre à l’École, un’iniziativa che trasforma intere classi scolastiche in orchestre. Se per il suo esordio nel ready to wear Glenn Martens ha scelto di strappare un sorriso al pubblico, le bocche dei modelli in passerella erano invece saldamente bloccate dai ‘four stitch’, ovvero i quattro tradizionali punti che caratterizzano le etichette del brand, applicati sulla bocca, “conferendo loro un’espressione uniforme, una continuazione dell’esplorazione dell’anonimato di Maison Margiela”, si legge nella nota di accompagnamento fornita dal marchio i Otb.

A differenza delle couture, Martens ha comprensibilmente puntato su un guardaroba quotidiano fatto di blazer, chiodi in pelle, impermeabili, abiti in denim, cappotti e camicie. Un ventaglio di proposte di facile acquisto che, in tempi di costruzione dei consumi di lusso, è una scelta oculata anche se inaspettata per un brand che ha fatto della sperimentazione la sua regola d’oro. Tra molti indumenti in colori neutri e naturali, spicca l’effetto della carta da parati floreale scrostata del XVI secolo ricreato applicando carta stampata e goffrata sulla maglieria – un’evoluzione di quanto proposto durante lo show Artisanal. La stampa è posizionata seguendo il drappeggio della costruzione, con le pieghe definite come un negativo della stampa. Sono tecniche di questo tipo a definire ‘avant-garde’ marchi come Margiela, trai pochi a meritarlo anche dopo l’addio del fondatore grazie alla direzione creativa di John Galliano e, da quanto visto finora, anche a quella di Martens.

Maison Margiela primavera/estate 2026, Ph. Launchmethrics/Spotlight

È inutile nascondere che molti tra gli addetti ai lavori temevano che l’arrivo di Jack McCollough e Lazaro Hernandez avrebbe ridimensionato la rilevanza di Loewe, brand cresciuto in termini stilistici ed economici grazie alla visione creativa di Jonathan Anderson, ora da Dior. Ad avallare questa preoccupazione era soprattutto lo stato in cui desta il marchio Proenza Schouler, fondato dai due stilisti e da settembre affidato a Rachel Scott dopo anni di assopimento. “Non è forse molto più difficile, e in un certo senso più sincero, progettare abiti che siano al tempo stesso indossabili e innovativi? Per me, McCollough e Hernandez si sono spinti oltre molti altri stilisti in questa importante stagione di debutti: hanno posto le basi di un universo fondato tanto sull’abbigliamento quanto sugli accessori. E lo hanno fatto in modo intelligente”, senza The Cut. Un parere condiviso da molti insider. Il duo ha stupito grazie a una delle (poche) collezione tipicamente primaverili, realizzata in nuance primarie (rosso, blu, giallo), righe multicolor e, soprattutto, continuando l’innovazione produttiva introdotta da Anderson. Lo testimoniano le lavorazioni della pelle, le calzature con calzino incorporato e le superfici effetto spugna. Il marchio spagnolo di Lvmh vanta un prestigio personale nel segmento degli accessori; modelli come ‘Puzzle’ e ‘Flamenco’ sono diventate delle vere e proprie it-bag, si spera che la nuova borsa ‘Amazona’ possa replicarne il successo.

Loewe primavera/estate 2026, Ph. Launchmethrics/Spotlight

“L’ultima collezione di Loewe ha un nuovo stile, con Jack e Lazaro che hanno infuso la loro inconfondibile attitudine newyorkese nei codici della maison. Tra gli accessori più notevoli, la borsa a secchiello e la clutch Flamenco multistrato. Il risultato è stato uno show dal tocco lussuoso!”, ha dichiarato a Wwd Maud Pupato, buying director for luxury womenswear, accessories and footwear di Printemps.

Jean Paul Gaultier primavera/estate 2026, Ph. Launchmethrics/Spotlight

Probabilmente cinque mesi non sono bastati a Duran Lantink per prendere le misure con l’immenso patrimonio di Jean Paul Gaultier. La maison francese, dal 2011 di proprietà del colosso del beauty Puig, ha nominato ad aprile il giovane designer belga direttore creativo permanente. Prima di ieri, la griffe era stata assente dal calendario parigino del ready to wear da un decennio avendo scelto di sfilare solo nei giorni della couture e affidando ogni stagione la direzione creativa a un designer diverso, da Chitose Abe di Sacai fino a Olivier Rousteing di Balmain, Haider Ackermann e Simone Rocha, solo per citarne alcuni. Forse qualche altra stagione fuori dai radar sarebbe stata necessaria viste le immediate reazioni suscitate dalla collezione di Lantink, applaudita da Gaultier in persona seduto in prima fila ma massacrata sui social network e, appena fuori dalla location, criticata aspramente dalla stampa di settore.

Jean Paul Gaultier primavera/estate 2026, Ph. Launchmethrics/Spotlight

Da sempre Jean Paul Gaultier gioca con la provocazione, ha innovato, scandalizzato e anticipato mode e tendenze. I codici della maison sono stati incomprensibilmente svuotati di significato; è giusto, anzi auspicabile, che le tradizionali righe marinière lascino spazio a nuove interpretazioni formali così come la trama tattoo venga rivista e aggiornata. Purtroppo Lantink non si è limitato a questo e ha pensato di introdurre stampe fotografiche di nudi maschili a grandezza naturale su tute, gonne e reggiseni; motivi optical su bustier e costumi da bagno formati da bozzi sferici, blouson in pelle con slip inguinale incluso, indumenti presi in prestito da attività ricreative subacquee, leggings a pois abbinati ad abiti ricoperti di pailettes.

Lantink ha studiato alla Gerritt Gerrit Rietveld Academie e al Sandberg Instituut di Amsterdam, il suo esordio in passerella risale al 2021, allestito per un pubblico di droni durante il lockdown. È entrato nel calendario prêt-à-porter parigino nell’ottobre 2023; oggi è riconosciuto per le silhouette esagerate, le stampe a righe e animalier, una sexyness esibita e allo stesso tempo cartoonish grazie a volumi inediti e cut out. Certe iperboli stilistiche farebbe meglio a sperimentarle unicamente sulla pelle della sua label. La collezione per Jean Paul Gaultier, intitolata ‘Junior’, non rende giustizia alla storia del brand che, a meno che non vengano apportati profondi cambiamenti, sembra essere destinato a ricoprire un ruolo di primo piano unicamente nell’ambito beauty. Quelle injustice!

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Redazione Redazione Eventi e News