Rinnovabili al rallentatore in Toscana, così gli obiettivi 2030 rischiano 20 anni di ritardo

Settembre 19, 2025 - 22:00
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Rinnovabili al rallentatore in Toscana, così gli obiettivi 2030 rischiano 20 anni di ritardo

Pubblichiamo di seguito, in via integrale, gli “Appunti green per la Toscana 2025-2030”, elaborati dall’Alleanza fiorentina per la giustizia ecologica, sociale e climatica – di cui fanno parte le seguenti associazioni ambientaliste –, in vista dell’appuntamento pubblico “Che fine ha fatto la transizione ecologica?”, in agenda sabato 27 settembre alle ore 15:30 presso il Circolo ARCI Isolotto (Via Maccari 104, Firenze). Durante l’incontro saranno presentate le proposte ambientaliste per la Toscana 2025–2030 su energia, mobilità, ambiente e salute. I candidati e le candidate degli schieramenti politici della circoscrizione fiorentina (molti dei quali hanno già confermato la loro presenza) interverranno dopo la presentazione delle nostre proposte, per illustrare la posizione del proprio schieramento e confrontarsi pubblicamente con cittadinanza e associazioni.

ambientalisti Alleanza fiorentina per la giustizia ecologica sociale e climatica

La Toscana sta viaggiando al ritmo di meno di 200 MW di nuove installazioni annue di eolico e fotovoltaico (193 MW a luglio 2025 su luglio 2024, dati Terna), contro i 700 MW/annui minimi necessari per raggiungere il traguardo – peraltro a sua volta ritenuto del tutto inadeguato dall'Unione Europea – fissato dal Governo Meloni per il 2030.

Di queste nuove installazioni, poche sono di fotovoltaico e nessuna, assolutamente nessuna, di energia eolica: la forma di produzione energetica con il minor rilascio di emissioni climalteranti sull'intero ciclo vita, come dimostrato dalla letteratura scientifica consolidata a livello mondiale (8-20 g di CO2 equivalenti per kilowattora di energia prodotta, contro i 20-50 del fotovoltaico, e i 500-1200 delle varie fonti fossili). Senza eolico – che integra il fotovoltaico producendo prevalentemente di notte e nei mesi freddi – non esiste una transizione energetica.

A questo ritmo, gli obiettivi previsti per il 2030 saranno raggiunti non prima del 2050, e la decarbonizzazione globale fissata al 2050 slitterà oltre il 2100. La Toscana si sta così avviando verso un clamoroso fallimento degli obiettivi climatici, con gravi conseguenze: arretratezza tecnologica ed economica, costi crescenti per imprese e famiglie in termini di bollette alte e volatilità dei prezzi energetici, e – non ultimo – la vergogna morale di non fare la nostra parte per proteggere l’umanità dal disastro eco-climatico, che sta già provocando danni enormi anche nella nostra regione.

Serve un cambio di mentalità: la svolta verso le rinnovabili e l’efficienza energetica deve essere vista come un fattore competitivo, un’opportunità di progresso e benessere, non come una minaccia da cui difendersi.

È necessario garantire che gli impianti siano realizzati con qualità e attenzione, ma occorre anche accettare la necessità di rimodellare il paesaggio, aprendo nuovi percorsi culturali, scientifici, didattici e turistici. Vanno promosse nuove forme di compartecipazione economica, ad esempio attraverso società pubbliche partecipate e l’emissione di prestiti obbligazionari green rivolti ai cittadini. La transizione energetica può rappresentare un salto di qualità per l’intero sistema regionale, a condizione che non sia affrontata con paura e atteggiamenti difensivi, come purtroppo è avvenuto finora.

Serve un cambio di atteggiamento radicale a 180 gradi: per questo proponiamo l’istituzione, presso la Presidenza della Regione, di una task force permanente composta da associazioni ecologiste, scienziati, categorie economiche, divulgatori e amministratori locali. Obiettivo: mettere in campo una grande opera di comunicazione, educazione e formazione, contrastando al tempo stesso il negazionismo climatico e le campagne di disinformazione. Educazione alla transizione ecologica in tutte le scuole, percorsi di formazione e alta formazione, aggiornamento costante per sindaci, amministratori locali, cittadini e imprenditori: tutti devono imparare a trarre vantaggio dalle rinnovabili, percependole non come una minaccia ma come una concreta opportunità.

È inoltre indispensabile una nuova legge regionale sulle aree idonee, che sia davvero seria e ambiziosa, superando logiche di esclusioni aprioristiche di parti del territorio e vincoli ingiustificati o illegittimi, come quelli che oggi penalizzano l’agrivoltaico. Questa pratica, invece, rappresenta una straordinaria innovazione su cui investire, a tutela del reddito agricolo e delle colture più sensibili all’eccessiva insolazione. La legge deve fondarsi su una pianificazione territoriale lungimirante che, nell’ottica di massimizzare la produzione rinnovabile, consideri insieme potenziale energetico, livello di infrastrutturazione e tutela delle aree di maggiore fragilità naturalistica, in linea con i riferimenti europei. In questo quadro, gli obiettivi di burden sharing vanno intesi come soglie minime da garantire, lasciando alla Toscana l’ambizione di fissare e raggiungere traguardi ben più avanzati.

Occorre annullare immediatamente ogni vincolo previsto dal PIT per l’installazione del fotovoltaico su tutte le coperture, pubbliche e private. Il fotovoltaico va infatti considerato una struttura temporanea e rimovibile, e quindi non soggetta a valutazione paesaggistica.

Le pensiline fotovoltaiche devono diventare obbligatorie in tutti i parcheggi e nelle aree cementificate, anche come presidio contro l’arroventamento del suolo e le ondate di calore pericolose per la salute.

Le amministrazioni devono favorire la nascita del maggior numero possibile di comunità energetiche rinnovabili (CER) dal basso, centrate sugli utenti finali, con un ruolo attivo di prosumer e con priorità all’autoconsumo diretto. Oggi, invece, i regolamenti comunali rappresentano spesso il primo ostacolo per cittadini e imprese: i pannelli fotovoltaici sono installazioni rimovibili, la cui posa è ormai riconosciuta come diritto soggettivo di ogni cittadino, sancito anche dalla Costituzione. La Regione deve inoltre interloquire col GSE per ottenere una semplificazione decisa del Portale, favorendo così lo sviluppo delle CER e l’autoconsumo diffuso.

È necessario anticipare la normativa europea sulle case green, varando un piano straordinario contro la povertà energetica e a sostegno di:

  • sviluppo e valorizzazione delle CER;
  • efficientamento e solarizzazione di scuole, università, ospedali, biblioteche e centri civici;
  • predisposizione di spazi dedicati alla mobilità sostenibile in sostituzione delle dotazioni attuali incentrate quasi esclusivamente sulle auto private.

Serve un forte investimento anche sulle altre rinnovabili sostenibili: biometano e biogas a filiera corta da scarti agricoli e non da colture dedicate; geotermia a ciclo chiuso; impianti di pompaggio idroelettrico (anche tramite pulizia delle dighe dai fanghi); efficientamento dei vecchi impianti esistenti.

I Consorzi industriali devono diventare motore di un’economia della transizione: riciclo di pannelli e batterie, recupero delle brine geotermiche, decarbonizzazione dei settori “hard to abate” come vetrerie, cementifici e fonderie.

La mobilità deve essere ripensata in chiave ecologica: più mobilità attiva e pubblica, accelerazione dell’elettrificazione, città a 30 km/h, revisione del bollo auto in senso ecologico (zero per l’elettrico, massimo per i SUV e le auto più inquinanti), percorso verso la gratuità del trasporto pubblico e incentivi a chi abbandona l’auto privata.

È inoltre importante rivedere le aliquote IRAP in senso ecologico.

La Regione deve coordinare una food policy orientata a salute e sostenibilità: sviluppo del biologico, della filiera corta e pratiche agroecologiche per aumentare la fertilità del suolo; incremento della domanda e dell’offerta di cibo sano (senza pesticidi) frutto di un lavoro agricolo basato su tecniche organico rigenerative e senza uso di pesticidi di sintesi. Vanno promosse linee guida per una nutrizione sana, la formazione di medici, insegnanti e cuochi, e la sensibilizzazione della popolazione sul biologico, sul Km0 e sull’autoproduzione (corsi di orticoltura e orti urbani). Le mense scolastiche e ospedaliere devono fornire cibo biologico e a Km0.

Va inoltre rafforzato il sostegno ai biodistretti, con formazione gratuita in agroecologia per i piccoli agricoltori, e destinare le aree agricole pubbliche urbane e periurbane a produzioni agroecologiche.

È urgente fermare il consumo di suolo, che da decenni erode il nostro territorio. Occorre avviare un grande piano regionale di de-pavimentazione, accompagnato da vincoli stringenti alla nuova edificazione, da un lato, e da interventi di riforestazione urbana e periurbana dall’altro.

Per rendere le nostre città più vivibili e resilienti, la Legge regionale urbanistica deve integrare due principi cardine dell’adattamento climatico:

  • la riduzione delle “isole di calore” attraverso aumento, miglioramento e valorizzazione di aree verdi e permeabilità dei suoli;

  • la promozione del modello di “città spugna”, capace di assorbire, trattenere e restituire l’acqua, prevenendo allagamenti e siccità.

Solo così la pianificazione territoriale potrà garantire benessere, salute e qualità ambientale nei contesti più urbanizzati.

In questa prospettiva, la salvaguardia della Piana tra Firenze, Prato e Pistoia diventa prioritaria. L’unica scelta coerente è la realizzazione senza ulteriori rinvii del Parco Agricolo della Piana, quale asse ordinatore della pianificazione metropolitana. Ciò significa, inevitabilmente, escludere in via definitiva il progetto del nuovo aeroporto, incompatibile con gli obiettivi di tutela ambientale, giustizia climatica e benessere delle comunità locali. 

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