Rinnovabili, dal governo correttivi al Testo unico. Ma il Coordinamento Free: «Restano criticità da risolvere»

È passato più di un anno da quando il governo ha approvato il Testo unico sulle rinnovabili. Sono passati per l’esattezza 13 mesi da quando il Consiglio dei ministri ha dato via libera a un provvedimento, si legge nell’articolo 2, centrato sui «principi di celerità» nonché sui «principi del risultato». Tredici mesi durante i quali operatori e associazioni di settore non hanno mai smesso di sottolineare tutte le criticità inserite nel provvedimento governativo, di evidenziare il fatto che anziché semplificare, il Tu Fer rende in alcuni casi più complicato, rispetto alla normativa precedente, installare nuovi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Ora, con non poco ritardo, dopo mesi nei quali tra l’altro è emerso in tutta evidenza il pasticcio combinato dal governo sulle aree idonee, Palazzo Chigi ha messo mano alla pratica: ieri il Consiglio dei ministri ha varato un decreto che «introduce disposizioni integrative e correttive» al Testo unico sulle rinnovabili così come passato al vaglio delle Camere, pubblicato a fine 2024 sulla Gazzetta Ufficiale ed entrato in vigore lo scorso 31 dicembre prevedendo tre binari amministrativi: l’attività libera, la procedura abilitativa semplificata (Pas), l’Autorizzazione unica.
Come spiegano le fonti governative, l’obiettivo principale delle norme ora introdotte (la cui relazione illustrativa è consultabile nel Pdf in coda al testo) è «la semplificazione dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, volta a promuovere un’accelerazione nella transizione ecologica e a facilitare gli investimenti nel settore, in linea con gli impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)». Nel dettaglio, spiegano sempre da Palazzo Chigi, le modifiche puntano ad «accelerare l’iter autorizzativo per la costruzione e l’esercizio di impianti di energia rinnovabile», a «introdurre definizioni precise per “infrastrutture indispensabili” e “revisione della potenza” degli impianti esistenti», a «razionalizzare le procedure per gli interventi che interferiscono con vincoli paesaggistici o di tutela del patrimonio culturale», a «rivedere i termini per l’obbligo di ripristino dei luoghi a carico dei soggetti esercenti», a «ridurre i tempi di alcuni procedimenti amministrativi, tra i quali quello relativo alla “autorizzazione unica” con valore di valutazione di impatto ambientale, che passa da 120 a 40 giorni per alcune tipologie di interventi» e infine a «prevedere il punto di contatto unico a livello comunale per gli interventi sul territorio».
Ovviamente dal fronte governativo si usano toni entusiasti per i correttivi apportati. «Questo correttivo – spiega il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto – rappresenta un passaggio fondamentale per dare ancora più sprint alle rinnovabili, rimuovendo gli ostacoli che finora ne hanno condizionato lo sviluppo». Quello approvato, aggiunge il titolare del Mase, è «un intervento, frutto del lavoro congiunto con i colleghi Casellati e Zangrillo che presta ascolto al settore e consolida il nostro percorso per centrare gli obiettivi ambientali ed energetici». E dello stesso tenore sono i commenti della ministra per le Riforme istituzionali e del responsabile della Pubblica amministrazione. Con le modifiche apportate al testo, viene sottolineato sempre dai ministeri interessati, «vengono rimossi ostacoli procedurali per interventi che non richiedano nuovo consumo di suolo e per l’integrazione degli accumuli, elementi chiave per la stabilità della rete. Viene estesa inoltre la portata del regime dell’attività libera ad alcune tipologie di interventi a impatto ambientale e paesaggistico zero o comunque minimale. Altra novità è correlata alla ulteriore semplificazione amministrativa per gli interventi di rinnovo di impianti esistenti e il loro upgrade, favorendo il repowering senza determinare duplicazioni degli adempimenti».
Ma è proprio così? Sono state davvero superate le criticità indicate in tutti questi mesi da operatori e associazioni di settore? È stato prestato il dovuto ascolto alle loro istanze e osservazioni? Abbiamo chiesto un commento sui correttivi apportati ieri da Palazzo Chigi ad Attilio Piattelli, ingegnere nucleare e presidente del Coordinamento Free. Pur premettendo la necessità di una lettura più approfondita delle modifiche apportate per esprimere un giudizio esaustivo sul decreto, Piattelli spiega: «Pur contribuendo a risolvere una serie di criticità che erano state riscontrate nel precedente testo, tra le quali ad esempio quella relativa alle compensazioni per i Comuni, che per alcune tecnologie risultavano eccessivamente onerose (per esempio sistemi di accumulo o impianti con costi di gestione molto elevati), aver chiarito bene i regimi amministrativi per i sistemi di accumulo, aver rafforzato il campo d’azione della piattaforma digitale SEUR, il testo approvato in CdM lascia ancora qualche perplessità in merito ad una serie di questioni che erano state sollevate da quasi tutte le associazioni chiamate a dare indicazioni sui possibili correttivi». Ad esempio? «In particolare, si segnala che non sembrerebbe risolta la necessità di acquisizione dei pareri edilizi per le opere connesse (come le cabine elettriche) sia nel caso di edilizia libera che di Pas, rendendo i procedimenti più farraginosi anche per la realizzazione di impianti su coperture con connessione autonoma alla rete». Basta? No, perché il presidente del Coordinamento Free, che è la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, aggiunge: «Analogamente si può dire per le realizzazioni di impianti fotovoltaici in copertura in caso di presenza di vincoli ambientali e/o paesaggisti. Prima dell’emanazione del testo unico, ad esclusione di beni essi stessi sottoposti a tutela o definiti di particolare pregio, gli impianti fotovoltaici in copertura potevano essere realizzati con edilizia libera oggi, anche dopo i correttivi, devono essere sottoposti al vaglio della soprintendenza. Si tratta di un problema sollevato dalle associazioni ma non risolto. Non è stato poi unificato il procedimento delle concessioni, quando necessarie, con l’autorizzazione unica, anche questa una richiesta abbastanza unanime di quasi tutte le associazioni di settore». Piattelli spiega anche che richiedono un’analisi un po’ più accurata le modifiche apportate sui revamping e repowering degli impianti «per le quali ci riserviamo di esprimerci nei prossimi giorni (sembrerebbe comunque che alcune semplificazioni siano state introdotte), così su aspetti di dettaglio che possono essere sfuggiti ad una rapida lettura». Ma un’ultima considerazione la mette sul piatto: «Tra i motivi di esclusione dell’edilizia libera e il ricorso obbligato alla Pas sono stati inseriti anche il rischio sismico e la prevenzione incendi. Questo implica che sia per gli impianti a terra che a tetto le casistiche di possibilità di ricorso all’edilizia libera si riducano drasticamente».
Qual è la tua reazione?






