Segui la Cometa e mettiti a tavola

A Como c’è un ristorante sui generis perché è un laboratorio formativo. Ma la bontà è assicurata. Vi invitiamo a provarlo per conoscere anche tutte le altre attività formative di Cometa
Molto più di una stella Michelin: il ristorante didattico di Cometa è un locale a Como che consigliamo a chi ama la buona tavola, ma è anche sensibile alla formazione dei giovani.
Qui, infatti, si fa ottima cucina attraverso un laboratorio formativo di grande valore, diretto da Luca Scarano. Il bistrot didattico si trova in via Madruzza 36 (Como) ed è uno dei laboratori della comunità Cometa assieme alla falegnameria, agli orti e ai corsi di formazione di Cometa.
La comunità Cometa nasce nel 1986 da un sì semplice e rivoluzionario: quello dei fratelli Erasmo e Innocente Figini e delle loro famiglie, che decisero di accogliere un bambino con gravi difficoltà, e per questo rifiutato da tutti.
Da allora, quell’abbraccio si è allargato a centinaia di ragazzi, famiglie e volontari, diventando una vera e propria città nella città: un laboratorio di accoglienza, educazione e lavoro dove ogni persona è considerata unica e irripetibile.
E appunto, un ristorante prenotabile sia a pranzo, ma meglio ancora la sera, da tutti.
Cometa, accogliere per educare
Oggi 70 famiglie fanno parte della rete di accoglienza di Cometa, che sostiene bambini e ragazzi attraverso affido familiare, accompagnamento all’adozione, percorsi di sostegno alla genitorialità e spazi di ascolto.
Il centro Il Manto è una casa per crescere dove i più piccoli scoprono sé stessi attraverso attività educative, aiuto compiti, laboratori e momenti di vita condivisa. In estate, il centro estivo accoglie oltre 250 bambini con un programma di esperienze formative e gioco.
Accanto a loro, lo Spazio per la Famiglia e il Melograno offrono sostegno psicologico, logopedico e di riabilitazione per l’età evolutiva.
Educare attraverso la bellezza e il fare
La Scuola Oliver Twist e Cometa Formazione accolgono più di 600 studenti in percorsi formativi che uniscono sapere e fare: dalla sala-bar alla falegnameria, dal tessile al liceo imprenditoriale del design.
Qui la didattica è laboratoriale, perché imparare significa fare per davvero: gli studenti progettano e realizzano commesse per clienti reali, imparando professionalità e responsabilità.
Cometa è riconosciuta dall’Unesco come centro d’eccellenza europeo per la qualità dell’offerta formativa e partecipa a progetti Erasmus e di scambio internazionale.
C’è anche un centro di ricerca, Cometa Research, che studia nuovi modelli educativi in collaborazione con istituzioni italiane e straniere. E, dal 2002, lo sport è parte integrante del percorso educativo, per insegnare la collaborazione, la disciplina e la fiducia.
Lavoro e inclusione
Dall’accoglienza al lavoro, il passo è naturale. Per questo Cometa ha dato vita a esperienze dove i giovani possono mettersi alla prova e scoprire il proprio valore.
Negli ultimi anni Cometa ha avviato corsi professionalizzanti per persone con disabilità intellettiva – come quello per assistente alle vendite – con l’obiettivo di favorire l’autonomia e l’inserimento lavorativo.
Quindi collaborare con Cometa significa poter far crescere assieme anche i giovani e avviarli a un mestiere. Questo è anche l’obiettivo del progetto ad hocchi aperti che si rivolge a ragazzi e ragazze dai 8 ai 17 anni (preadolescenti e adolescenti) con l’obiettivo di prevenire il disagio, la dispersione scolastica, il disorientamento educativo e l’assenza di progettualità.
Il nucleo dell’approccio è l’orientamento come processo, non solo come momento decisionale. Aiutare i giovani a conoscersi, scoprire talenti, sperimentare e confrontarsi con mestieri, imprese e realtà culturali.
Allo stesso tempo, il progetto mette in gioco la bellezza (arte, cultura, artigianato) come strumento educativo: facendo esperienze manuali, creative, laboratoriali, i partecipanti possono orientarsi anche attraverso il contatto con forme simboliche e materiali.
L'articolo Segui la Cometa e mettiti a tavola è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
Qual è la tua reazione?






