Flotilla sfida il buon senso, Putin sfida la Nato, Schlein prega i marchigiani e il Buon Dio

Settembre 26, 2025 - 14:30
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Flotilla sfida il buon senso, Putin sfida la Nato, Schlein prega i marchigiani e il Buon Dio

Dove vuole arrivare la Flotilla? Dove, se una volta raggiunte le acque israeliane si dovrà fermare?

La logica e il buon senso dovrebbero suggerire alle 51 imbarcazioni che hanno a bordo 500 attivisti di 44 Paesi di fermarsi, di dire stop e ragionare con calma.

Ad esempio accettare la proposta dell’Italia, anzi di Antonio Taiani, il quale aveva lanciato questa idea niente affatto balsana: “Fermatevi a Cipro e poi, con l’aiuto della Chiesa, gli aiuti umanitari arriveranno a destinazione”.

No, hanno risposto gli occupanti dopo una breve consultazione. Niente da fare, “Vogliamo andare avanti”.

Sembra che i più accaniti sostenitori di questa replica siano stati i quattro parlamentari italiani di Pd e 5Stelle. Con che faccia sarebbero tornati in Parlamento dopo aver urlato ai quattro venti che Gaza e solo Gaza sarebbe stata il loro traguardo?

Flotilla, da pacifisti a guerrieri

Flotilla sfida il buon senso, Putin sfida la Nato, Schlein prega i marchigiani e il Buon Dio, nella foto a bordo di Flotilla
Flotilla sfida il buon senso, Putin sfida la Nato, Schlein prega i marchigiani e il Buon Dio – Blitzquotidiano.it (Foto Ansa)

Insomma, i pacifisti di Flotilla sono diventati i guerrafondai senza se e senza ma. Già, perché non riusciranno mai a forzare il blocco di Tel Aviv e se dovessero riuscirci Israele sarebbe pronta ad intervenire con quali conseguenze le si può immaginare.

Allora, sono portatori di cibi e vettovaglie coloro che navigano verso acque proibite o, al contrario, solo soggetti che cercano il pretesto di una “promozione” che darebbe loro una grande pubblicità che non avrebbero mai potuto immaginare

Sbraitano contro Giorgia Meloni e il suo governo, rei di essere complici di Netanyahu. C’è chi li sobilla con manifesti che hanno questo linguaggio: “Meloni come Kirk”. Ma forse e senza forse i 500 passeggeri a bordo neanche sanno come si chiama la nostra premier.

Dunque, pacifisti o provocatori fino in fondo? In Italia si apre un dibattito con parole intinte nell’odio. Si vuole che Guido Crosetto vada in aula a dire  come stanno le cose. Il ministro della difesa non si nasconde, non teme l’aggressione dell’opposizione e va in quella che potrebbe definirsi “la tana dei contrari”.

Crosetto in aula

È chiaro a proposito: informa i suoi colleghi (si fa per dire) che anche un’altra nave della nostra Marina vigilerà sui naviganti, ma una volta superate le acque internazionali, non si potrà oltrepassare quel limite a meno che non si voglia accendere un’altra miccia per espandere il conflitto.

Cui prodest? A chi giova un comportamento del genere? Se lo scopo era quello di portare aiuti alla stremata e terrorizzata gente di Gaza, perché non approfittare dell’aiuto della Chiesa che non potrà essere accusata di fare l’occhiolino a Tel Aviv. Invece no, si continui a navigare e succeda quel che succeda.

Si sta scherzando con il fuoco nella speranza che qualcuno a bordo ci ripensi (un uomo forte in grado di convincere i riottosi) e torni sui suoi passi smentendo gli ex pacifisti diventati all’improvviso “guerrafondai a tutto campo”.

Non bisogna tirare troppo la corda: non solo in Medio Oriente, ma anche sull’altro fronte – quello dell’Ucraina- la situazione si fa incandescente. I mig russi sorvolano i cieli di Alaska ed Estonia (pure oltre), si dovrebbero abbattere ritiene qualcuno e la risposta del Cremlino non si fa attendere: “Se accadrà, sarà guerra”. Capite a che cosa stiamo andando incontro? Al pericolo di una terza guerra mondiale che potrebbe cancellare molte Nazioni.

In primo luogo si dovrebbero abbassare i toni della polemica e della contrapposizione non solo tra i protagonisti della guerra, ma anche in Europa, compresa l’Italia che del vecchio continente è una fondatrice. Non si può continuare ad usare un linguaggio che non ha niente a che fare con le forze che si contrappongono: destra contro sinistra e viceversa.

Il buon esempio dovrebbe venire dall’alto, cioè dai big che sono i primi protagonisti del palcoscenico politico. Gli aggettivi pieni di odio e i termini più aggressivi dovrebbero rimanere tra le quattro mura domestiche e non oltrepassare l’uscio. Irresponsabili gli uni, megalomani gli altri. Si possono avere idee diverse, per carità, ma non è necessario inveire contro l’avversario come se fosse un nemico da eliminare il più presto possibile. Si torni tutti ad essere sostenitori della pace come predica da quando è stato eletto Leone XIV.

È vero, siamo proprio alla vigilia delle importanti elezioni regionali: si comincia tra 48 ore con il voto nelle Marche. Continuerà a governare la destra o ci sarà il ribaltone come desidera ardentemente la sinistra?

Il voto è quanto mai incerto: ad Ancona e dintorni sono andati i grandi protagonisti della vita politica italiana. dalla Meloni alla Schlein, dai due vice di Palazzo Chigi all’onnipresente Giuseppe Conte. Elly ha addirittura pregato i marchigiani ad esprimersi al meglio.

Pregato? Dunque, anche lei si rivolge alla Divina Provvidenza quando si vuole un miracolo. “Lasciate che anche loro vengano a me”. penserà l’Altissimo senza mai essere da una parte o dall’altra. L’odio lasciamolo là dove deve stare: chiuso in cantina. Così, tutti diventeremo più giusti e meno astiosi

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