Trump al ricordo per Kirk: “Lui non odiava i suoi avversari. Io invece sì. Non li sopporto”. Com’erano i discorsi sul clima d’odio?

Per giorni, negli Stati Uniti, e in modo un po’ illogico anche in Italia, dopo l’omicidio di Charlie Kirk si è parlato dell’odio della sinistra verso i propri avversari. Ma perché in Italia si è creato questo dibattito? Al di là della propaganda, nessuno lo sa. Primo: in Italia, diciamolo chiaramente, nessuno conosceva Charlie Kirk, come ammesso anche da Roberto Vannacci, che però si è presentato a Pontida con una maglietta in suo ricordo. Secondo: nel nostro Paese non si intravede nessuno scenario drammatico. Anzi, ciò che emerge è apatia e disinteresse verso la cosa pubblica, come dimostra l’astensionismo sempre più alto. Ammettiamolo: nel nostro contesto politico non è chiaro perché la premier abbia sentito il bisogno di evocare le Brigate Rosse e i tempi più cupi del terrorismo. Ce li immaginiamo i giovani italiani (che tra l’altro quasi non esistono più), pronti a diventare brigatisti?
E poi, all’improvviso, nel giorno del ricordo di Charlie Kirk, Donald Trump cosa ha detto? “Charlie Kirk è un martire. Non odiava i suoi avversari, voleva il meglio per loro. Io invece li odio, non voglio il meglio per loro. Non li sopporto”. Ripetiamo: “Io odio i miei avversari”. Com’era insomma il discorso sul clima d’odio?
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