Good Boy – Recensione

Ottobre 16, 2025 - 15:30
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Good Boy – Recensione

Good BoyGood Boy non è, di per sé, un'idea nuova. Negli anni ’90 uscì Bad Moon, film horror con un protagonista maledetto dalla licantropia. Il film, decisamente poco brillante, era l’adattamento di un libro di Wayne Smith intitolato “Thor”, che narrava gli eventi dal punto di vista del cane del protagonista. La trasposizione filmica aveva accantonato tale prospettiva, probabilmente perché ritenuta troppo difficile da realizzare. Un peccato, perché avrebbe potuto essere un’ottica molto interessante e originale. Per fortuna, dopo 30 anni (anche se non sappiamo se abbia mai letto Thor), Ben Leonberg ha finalmente portato in sala Good Boy, il primo horror narrato dal punto di vista di un cane. Il regista Ben Leonberg, alla sua prima esperienza, decide di scollare dai migliori amici dell’uomo il ruolo cliché di meri radar di pericoli generici, e non raramente prime vittime. Attorno al suo protagonista (e dico “suo” non a caso, dato che è davvero il suo cane) cuce una vicenda scandita da un mondo di sensazioni diverso dal solito, che valorizza la sensibilità istintuale canina, e allo stesso tempo il loro proverbiale amore incondizionato. Good Boy

Good Boy Recensione - Non chiudete quella porta

Todd (Shane Jensen) è un giovane uomo che decide di prendersi una pausa da una situazione evidentemente stressante e di passare qualche giorno nella vecchia casa del nonno deceduto. Una decisione dettata più dalla frustrazione che dalla saggezza, considerato che la casa è isolata nel bosco e che, soprattutto, Todd è afflitto da una malattia polmonare non precisata, ma sicuramente non trascurabile. Con sé porta solamente Indy, fedele Toller che quasi immediatamente percepisce delle presenze innaturali attorno alla casa. Incapace di dissuadere il padrone, tutto quello che può fare è osservare vigile e inseguire l’origine dei vari rumori e ombre che si annidano nell’edificio, con un misto (percepito) di curiosità e determinazione a proteggere il suo amico umano. Evitando di sbilanciarmi troppo, la presenza malefica in quella casa tenterà di consumare non solo la salute fisica di Todd, ma anche il suo legame con il fedele Indy. Good Boy

Campo corto

Ben Leonberg ha preso sul serio l’intenzione di rendere Indy il protagonista assoluto di Good Boy. Il regista utilizza una tecnica intelligente per portare lo spettatore al livello di Indy nella sua esplorazione della casa, dandoci la sua prospettiva dei suoi corridoi e delle ombre spettrali che escono dai suoi angoli. Le inquadrature sono tutte all'altezza dei suoi occhi, al punto che i volti umani sono omessi dall’inquadratura, adombrati o appena accennati. I primi piani su Indy ci mostrano il suo sguardo attento, facendoci istintivamente proiettare su di lui tutta la nostra ansia. È un approccio sicuramente originale che dà una ventata di aria fresca al genere classico da “casa infestata, che risulta efficace negli spaventi senza dover ricorrere ad artificiosi jump scare (a parte un paio di volte, dai), espediente che direi dovremmo finalmente mettere in cantina. Per accrescere il senso di terrore Leonberg mostra invece uno stile sobrio che si affida a figure che si muovono sullo sfondo e al semplice mood generale, accentuato da riprese oscure e da un sound design misurato, che ha il pregio di risparmiarci infidi acuti sonori. Good Boy C’è anche da dire che Good Boy è un film più triste che terrificante. Sotto la sua patina di palpabile tensione, possiamo sentire il disperato tentativo di evitare una perdita devastante. La storia di Ben Leonberg co-sceneggiata assieme ad Alex Cannon parla a chiunque vorrebbe impedire che una malattia o un'altra avversità gli porti via una persona a cui tiene profondamente. Il protagonista Indy, dal canto suo, si dimostra un degno rappresentante della sua specie, rivelandosi un attore ben addestrato e sorprendentemente espressivo. Talmente convincente che sarà difficile immaginare che il cane non sia a conoscenza della trama del film. https://www.youtube.com/watch?v=q4-CRkd_74g L’esordio di Ben Leonberg è sicuramente positivo sia per freschezza che per efficacia tecnica. Oltre ad avere il pregio della giusta misura: 73 minuti. Good Boy è una storia emotiva e coinvolgente che è allo stesso tempo una celebrazione del legame e dell’affetto di cui sono capaci i nostri amici cani. Un film che vi toglierà il fiato, attenterà ai vostri dotti lacrimali, e vi riscalderà il cuore.

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Redazione Redazione Eventi e News