La Gen Z sta riscoprendo la manualità creativa

Nel 2023, l’hashtag #crafting ha superato il miliardo di visualizzazioni su TikTok. Nello stesso anno, in Italia, secondo una ricerca del Censis, più di quattro milioni di persone con un’età compresa tra i diciotto e i trentacinque anni hanno dichiarato il loro interesse per l’artigianato. Il paradosso è che a riportare in voga tornio, ago e filo tra gli hobby dei giovani non sono state appassionate nonne, ma un algoritmo. Con l’anglicismo crafting s’intende ogni attività che abbia a che fare con la manualità. Che si tratti di decorare una torta, modellare una tazzina da caffè o cucire un balaclava, un must durante la stagione invernale, il crafting è un’arte.
C’è un filo invisibile che lega ogni attività manuale ed è la ricerca nostalgica della lentezza. Il tempo che s’impiega nella realizzazione di un manufatto nutre un bisogno più profondo, quello di una connessione con sé stessi. Non è un caso che il crafting abbia iniziato a manifestarsi sotto forma di trend proprio durante il Covid, quando alle persone mancava una connessione reale con il mondo circostante. «Non esiste l’artigianato e basta. Esiste una pratica che, a seconda dei mutamenti sociali, assume connotati diversi. Le sue dimensioni paiono amplificate perché abbiamo modo di conoscerle e studiarle, grazie ai social», spiega il sociologo Adolfo Fattori.
Nella società di fine millennio – continua Fattori – per una serie di ragioni, connesse anche alla rivalorizzazione delle qualità individuali emerge una dimensione di “amatorialità”, dove si tende al recupero di uno spazio di azione alternativo che è appunto l’artigianato come hobby o, per rimanere in tema, il crafting come tendenza.
Un lungo approfondimento del Guardian spiega che per la Gen Z l’artigianato è come una medicina perché consente loro di staccarsi dal continuo uso dello smartphone, riconquistando il tempo per le proprie passioni. Soprattutto, si tratta di recuperare una dimensione offline dove il confronto con l’altro e, insieme, la costruzione di qualcosa portano il singolo a staccarsi dal mondo virtuale (di cui non è possibile però omettere la forza). Sono stati i social a fare da traino a pseudo-artigiani che, dalle proprie stanze, avevano cominciato a mostrare manufatti e opere d’arte. Il paradosso è proprio questo; i giovani desiderano disintossicarsi dal digitale, ma l’ispirazione per un simile bisogno deriva da un allineamento di hashtag e algoritmi.
Si passa da un Do it yourself (Diy) a formule di gruppo che vedono la sperimentazione creativa come protagonista; negli ultimi anni, sono proposte che combinassero la manualità con la socialità sono proliferate. A Edimburgo, Gabriella Pacitti ha fondato il “Girls Craft Club”, un format completamente al femminile con un calendario ricchissimo. Che si tratti di decorare un portagioie, imparare i fondamentali del cucito, oppure realizzare una zucca di Halloween in crochet, l’obiettivo è quello di sviluppare una connessione profonda con sé stesse e le altre. A Londra, c’è il “London Creative Gals”, dove alle esperienze di un pomeriggio passato a creare orecchini o a costruire una candela, s’aggiunge anche la possibilità di partire con la comunità. Il prossimo appuntamento è in Costiera Amalfitana.
Anche in Italia, iniziative simili hanno ridisegnato il tempo libero degli under trentacinque. Secondo una ricerca del Censis per Confartigianato, l’ottanta per cento degli intervistati non considera il lavoro centrale nella propria vita; di contro, il novantuno per cento di loro dà priorità al proprio tempo libero. Ciò sottolinea come la percezione del lavoro sia cambiata; gli under trentacinque affermano (pure) di preferire un’occupazione con orari flessibili e che stimoli l’apprendimento. Dietro questo approccio, si nasconde l’ambizione di trovare un impiego che permetta loro di esprimere la propria creatività. Ciò si traduce, nell’ottanta per cento dei casi, con l’idea di aprire un’attività.
In questa cornice, s’inserisce l’esperienza di Kayla Jagusch, designer cresciuta a New York che quattro anni fa ha deciso di trasferirsi a Milano per dare vita al format di successo, “Even numbers”. Tramite l’arte, i partecipanti si trovano a cimentarsi nella realizzazione di un charm da attaccare alla borsa o di collage. Seduti a un tavolo, senza essersi mai visti, instaurano una connessione speciale perché coinvolti nel processo creativo. «Partendo dal concetto di spazio terzo, dove le persone vivono un momento di aggregazione lontano dalla casa e dal lavoro, ho voluto insistere sulla possibilità di uno spazio quarto, ossia qualcosa che fosse distante dalla routine, anche quella sociale», racconta Jagusch.
Il punto è uscire dalla propria zona di comfort, rimanendo in un ambiente protetto, la creatività. Che è anche ciò che ha permesso alla designer di creare intorno a sé un seguito e una vera community. “Even numbers” cambia sempre location, perché anche la scelta del luogo è importante; deve essere accogliente e abbastanza grande per i partecipanti che, di solito, sono una ventina. O quando si tratta di speed dates through art si può fare un’eccezione. Il punto è che il numero rimanga pari, come il nome della comunità, in modo che ognuno abbia qualcuno con cui relazionarsi. Sono
Dal primo evento, a marzo 2023, ospitato in casa sua con sei persone, ai più recenti, dove i posti s’esauriscono facilmente. L’unica regola è parlare in inglese. «Non c’è un range d’età, ma a partecipare a questo genere di eventi sono principalmente persone della Gen Z, ai quali è mancata la possibilità di annoiarsi. La noia produce la spinta creativa e quando si è sovrastimolati e iperconnessi, è difficile nutrirla, ma soprattutto riconoscerla», conclude Jagusch.
Sempre a Milano, Fiore Davoli ha fondato “Club Joy”, che è stata una risposta creativa allo stress accumulato nel lavoro durante gli anni. Sulla bio di un profilo seguito da oltre undici milioni di follower, si racconta come «ex finance girlie» che ha ripreso in mano la sua vita e ha creato uno spazio per permettere alle persone di coltivare i propri hobby. L’offerta è vastissima e le esperienze si estendono anche ad altre città, come Firenze e Venezia. Sul sito, si possono acquistare gift card per regalare un pomeriggio diverso a una persona cara. Tra le proposte, ci sono il disegno espressivo, il ricamo o la creazione di una pochette colorata.
Il crafting non sopravvive come passatempo creativo, ma si afferma come pratica capace di raccontare un mutamento sociale: una generazione che, stretta tra iperconnessione e precarietà, cerca nello spazio manuale un modo per darsi identità e appartenenza a una comunità. Allo stesso tempo, la ricerca di autenticità diventa un valore economico, perché trasforma hobby e laboratori in occasioni di business. È in questo doppio registro, insieme intimo e commerciale che l’artigianato riconquista centralità. Non più nicchia riservata a pochi adepti, ma strumento con cui poter rinegoziare il rapporto tra tempo, lavoro e creatività.
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