Le nuove regole per le supplenze a scuola nella bozza di Legge di Bilancio 2026
lentepubblica.it
Dal 2026 il sistema delle supplenze nella scuola secondaria di primo e secondo grado cambierà profondamente: l’obiettivo, dichiarato nella bozza della nuova Legge di Bilancio, è quello di risparmiare. Ma a quale prezzo?
La bozza della nuova Manovra economica introduce infatti un insieme di norme che modificano il modo in cui i dirigenti scolastici potranno gestire le assenze brevi dei docenti. Dietro la scelta, apparentemente tecnica, si nasconde una strategia di razionalizzazione della spesa pubblica che mira a utilizzare in modo più efficiente le risorse destinate all’istruzione. Tuttavia, le novità potrebbero avere conseguenze significative sul funzionamento quotidiano delle scuole e sulla qualità della didattica.
La riforma dell’articolo 105: cosa cambia
Il cuore delle modifiche è contenuto nell’articolo 105 della bozza di manovra, che interviene sulla legge 107 del 2015 — la cosiddetta “Buona Scuola”. In base al nuovo testo, i dirigenti scolastici non potranno più scegliere liberamente se utilizzare il personale interno per coprire le supplenze temporanee: saranno obbligati a farlo, salvo “motivate esigenze di natura didattica”.
Questo cambiamento, che a prima vista può sembrare solo formale, in realtà incide profondamente sull’organizzazione del lavoro. Finora il preside “poteva” impiegare insegnanti dell’organico dell’autonomia per sostituire colleghi assenti, ma aveva anche la possibilità di ricorrere a supplenti esterni. Con la nuova norma, invece, la sostituzione interna diventa la regola, mentre l’assunzione di un supplente sarà l’eccezione, da giustificare caso per caso.
La disposizione riguarda solo i posti comuni delle scuole medie e superiori, mentre per le cattedre di sostegno e per la scuola primaria resta la facoltà di coprire le assenze brevi (fino a dieci giorni) con il personale dell’organico, ma senza l’obbligo imposto agli altri gradi di istruzione.
Monitoraggio e risparmi: una scuola sempre più sotto controllo
Un’altra novità importante riguarda la trasparenza nella gestione delle assenze e delle supplenze. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito effettuerà un monitoraggio quadrimestrale delle assenze di tutto il personale scolastico — docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari — distinguendo per ordine di scuola, tipologia di posto (comune o sostegno) e durata della sostituzione. Tutti questi dati dovranno essere trasmessi al Ministero dell’Economia e delle Finanze entro un mese dalla chiusura di ciascun quadrimestre.
L’obiettivo è chiaro: mappare con precisione l’andamento delle assenze e, soprattutto, tenere sotto controllo la spesa per supplenze brevi e saltuarie. Un controllo che, in teoria, dovrebbe permettere una gestione più oculata dei fondi pubblici, ma che rischia di tradursi in una crescente burocratizzazione del sistema scolastico, già gravato da obblighi amministrativi sempre più complessi.
La bozza di legge prevede anche che eventuali risparmi ottenuti grazie all’applicazione delle nuove regole possano essere reinvestiti nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, fino a un massimo del 10% del valore complessivo del fondo stesso. In altre parole, il denaro risparmiato riducendo le supplenze potrà essere utilizzato per finanziare progetti o attività didattiche aggiuntive. Tuttavia, la misura appare più come una compensazione parziale che come un reale investimento strutturale nella scuola.
Efficienza o impoverimento della didattica?
L’intento dichiarato del governo è quello di ottimizzare l’uso delle risorse, ma il provvedimento solleva più di una perplessità. Obbligare i dirigenti scolastici a gestire internamente le sostituzioni significa, di fatto, aumentare il carico di lavoro dei docenti già in servizio, che dovranno coprire i colleghi assenti, spesso rinunciando ad attività di potenziamento, progetti o recuperi già programmati.
Si rischia, dunque, di creare una scuola in cui l’“elasticità” dell’organico dell’autonomia diventa sinonimo di precarietà interna, con insegnanti costretti a spostarsi da una classe all’altra, talvolta su discipline non perfettamente affini alle proprie competenze. Questo potrebbe incidere sulla continuità didattica e sulla qualità dell’insegnamento, soprattutto nei casi in cui le assenze si concentrino in periodi cruciali dell’anno scolastico.
Inoltre, la norma sembra penalizzare indirettamente i supplenti precari, che potrebbero vedere ridursi ulteriormente le opportunità di lavoro. Dopo anni di contratti brevi e saltuari, molti docenti non di ruolo rischiano di essere esclusi da un sistema sempre più orientato alla gestione interna del personale, in nome dell’efficienza economica.
Una misura contabile che ignora la complessità della scuola
Dietro l’apparente neutralità della riforma si intravede una logica essenzialmente contabile. La scuola viene trattata come un centro di costo da razionalizzare, più che come un investimento strategico sul capitale umano del Paese. Eppure, l’esperienza degli ultimi anni ha mostrato che risparmiare sull’istruzione non produce valore, ma genera disuguaglianze, precarietà e demotivazione.
Le supplenze, per quanto onerose, rappresentano un meccanismo di tutela della qualità formativa: garantiscono che ogni classe abbia sempre un insegnante e che il percorso educativo non subisca interruzioni. Ridurle o gestirle in modo rigido significa limitare la capacità delle scuole di adattarsi alle esigenze reali degli studenti.
Il rischio di una scuola “a costo zero”
La riforma sulle supplenze prevista dalla legge di bilancio 2026 appare come un tassello di una più ampia strategia di contenimento della spesa pubblica, che però potrebbe rivelarsi miope. L’efficienza economica non può essere l’unico parametro con cui misurare il funzionamento di un sistema educativo.
Se l’obiettivo è migliorare la qualità dell’insegnamento, servono investimenti strutturali, stabilizzazione del personale e valorizzazione delle professionalità, non norme che impongono di “fare di più con meno”. Il rischio, concreto, è quello di una scuola sempre più povera di risorse, ma ricca di vincoli, dove la priorità non è più l’apprendimento degli studenti, bensì il bilancio dello Stato.
The post Le nuove regole per le supplenze a scuola nella bozza di Legge di Bilancio 2026 appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




