Stop alle promozioni nei Comuni per colpa del rinnovo contratto bloccato?

lentepubblica.it
Per chi lavora negli enti locali, la partita del rinnovo del contratto rischia di trasformarsi in una nuova doccia fredda: il CCNL allo stato attuale è ancora bloccato, e questo può significare persino lo stop alle promozioni per i dipendenti dei Comuni. Scopriamo il perché.
Non solo gli aumenti salariali promessi e mai arrivati continuano a restare un miraggio, ma con l’attuale impasse potrebbe saltare anche la possibilità di crescere professionalmente senza i requisiti formali di studio, una chance che aveva permesso a molti dipendenti con anni di esperienza di migliorare la propria posizione.
Rinnovo contratto bloccato: stop alle promozioni nei Comuni?
La situazione nasce dal ritardo sul rinnovo del contratto collettivo per il personale di Comuni e Regioni. L’ultimo accordo valido copriva il triennio 2019-2021 e conteneva una clausola molto attesa dai lavoratori: la cosiddetta promozione “in deroga” al titolo di studio, che consentiva a chi aveva accumulato competenze sul campo di accedere all’area superiore, anche senza il diploma o la laurea normalmente richiesti. Una misura pensata per valorizzare il lavoro concreto e non soltanto i titoli accademici.
Questa possibilità è stata prorogata fino al 30 giugno 2025, ma solo a patto che il contratto successivo venga firmato. Ed è qui che sorge il problema: l’intesa per il triennio 2022-2024 è ancora ferma al palo. Un ritardo che pesa come un macigno su circa 400mila lavoratori, distribuiti tra uffici comunali e regionali.
Stipendi fermi e carriere congelate
Il mancato rinnovo comporta una doppia penalizzazione. Da un lato, gli aumenti salariali previsti non possono entrare in vigore. Dall’altro, decade anche la possibilità per chi lavora da anni negli uffici comunali di salire di grado senza il requisito formale del titolo di studio.
È un colpo soprattutto per coloro che, pur non avendo una laurea, hanno maturato un bagaglio di competenze indispensabili per far funzionare gli uffici pubblici. Per molti dipendenti si traduce in un blocco della carriera che rischia di trasformarsi in definitivo se il nuovo contratto non verrà firmato a breve.
Il paradosso è che, mentre si discute di semplificazione e di valorizzazione delle risorse interne, nei fatti i lavoratori si trovano ingabbiati da un meccanismo che non riconosce l’esperienza acquisita e congela le prospettive professionali.
Un confronto con gli altri comparti
La situazione non è isolata: anche nel settore scolastico il rinnovo contrattuale è in ritardo. Tuttavia, i dipendenti degli enti locali si trovano in una condizione particolarmente svantaggiata. A differenza delle cosiddette “funzioni centrali” dello Stato, che negli anni hanno potuto contare su margini di trattativa più ampi e su risorse aggiuntive, chi lavora in Comuni e Regioni resta intrappolato in un sistema con poche garanzie e ancor meno prospettive.
Gli uffici comunali, già segnati da carenze di personale croniche e da carichi di lavoro sempre più gravosi, rischiano di diventare il fanalino di coda del pubblico impiego. Eppure, paradossalmente, sono proprio i Comuni a rappresentare il punto di contatto più diretto tra lo Stato e i cittadini: anagrafe, tributi, servizi sociali, edilizia, trasporti urbani.
L’attesa logorante dei lavoratori
Per i dipendenti il rinvio è diventato ormai una costante. Ogni volta che si arriva a discutere di rinnovi, le trattative si arenano per mancanza di fondi o per contrasti tra governo e sindacati. Intanto, l’inflazione degli ultimi anni ha eroso sensibilmente il potere d’acquisto degli stipendi, già modesti.
Chi lavora nei Comuni denuncia stipendi spesso tra i più bassi della pubblica amministrazione, a fronte di responsabilità crescenti. Molti si trovano a svolgere compiti che richiedono competenze specialistiche, senza però ricevere il giusto riconoscimento economico o professionale.
La possibilità di avanzare “in deroga” era stata salutata come un piccolo risarcimento, un modo per riconoscere il valore di chi, pur senza titolo accademico, tiene in piedi la macchina amministrativa. Ora, anche questa porta rischia di chiudersi.
Il nodo politico e sindacale
Il mancato rinnovo non è soltanto un problema burocratico. Dietro c’è una partita politica complessa. I sindacati spingono per maggiori risorse, il governo risponde che i margini di bilancio sono stretti. In questo braccio di ferro, però, i lavoratori finiscono schiacciati.
Da un lato i sindacati appaiono spesso troppo cauti, incapaci di portare a casa risultati concreti. Dall’altro, l’esecutivo sembra considerare i dipendenti comunali una variabile di secondo piano, concentrandosi su altri comparti del pubblico impiego ritenuti più strategici. Il risultato è una categoria lasciata ai margini, costretta a fare i conti con una condizione di precarietà latente.
La grande contraddizione degli enti locali
È proprio qui che si manifesta la contraddizione più evidente. Gli enti locali sono il livello istituzionale più vicino ai cittadini, eppure i loro lavoratori restano tra i più trascurati. Mentre si invoca un’amministrazione efficiente e digitale, si dimentica che a gestire ogni pratica ci sono persone spesso demotivate, sottopagate e senza prospettive di crescita.
Se non si interviene, il rischio è duplice: da un lato la perdita di professionalità preziose, dall’altro il peggioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Un’amministrazione locale fragile si traduce inevitabilmente in disservizi, ritardi e malcontento diffuso.
Una riflessione più ampia
Guardando al quadro generale, emerge un dato chiaro: i dipendenti degli enti locali sono tra i più penalizzati dell’intero pubblico impiego. Non solo percepiscono retribuzioni inferiori rispetto ai colleghi delle funzioni centrali, ma vivono anche in un costante stato di incertezza.
Se da un lato i sindacati sembrano spesso incapaci di strappare concessioni sostanziali, dall’altro il governo mantiene una posizione ambigua, utilizzando la leva contrattuale come strumento di pressione. In questo gioco a somma zero, chi resta sempre con il cerino in mano sono i lavoratori.
Il risultato è un quadro sconfortante: salari fermi, carriere bloccate, promesse mancate. Una situazione che rischia di indebolire ulteriormente la credibilità delle istituzioni locali e di allargare la distanza tra cittadini e pubblica amministrazione.
Finché i dipendenti dei Comuni e delle Regioni resteranno trattati come l’anello debole della catena, sarà difficile immaginare un vero rilancio della macchina pubblica. Perché non può esserci innovazione, efficienza e qualità dei servizi senza il riconoscimento concreto del lavoro di chi ogni giorno tiene aperti gli sportelli e garantisce i diritti fondamentali dei cittadini.
The post Stop alle promozioni nei Comuni per colpa del rinnovo contratto bloccato? appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?






