Autismo e paracetamolo, cosa dice la scienza
Lunedì 22 settembre, i vertici sanitari del governo Trump hanno annunciato due iniziative legate all'autismo. La prima prevede di aggiornare le indicazioni sul foglietto illustrativo dell'acetaminophen, il paracetamolo che comunemente si usa in caso di febbre o dolore, per dire che il suo utilizzo in gravidanza comporta il rischio di autismo e ADHD nei nascituri.
La seconda è l'approvazione di un farmaco già usato in altri ambiti, il leucovorin, per l'utilizzo in alcuni bambini affetti da disturbi dello spettro autistico. Come evidenziato però da molti esponenti della comunità medica, nessuna delle due proposte si basa su evidenze scientifiche. Vediamo perché.. Autismo e paracetamolo in gravidanza: relazione, ma non causale. «Esistono molti studi che confutano un collegamento, ma il più importante è stato uno studio svedese su 2,4 milioni di nascite (dal 1995 al 2019), pubblicato nel 2024, che ha utilizzato dati reali sui fratelli e non ha trovato alcuna relazione tra l'esposizione al paracetamolo in utero e il successivo sviluppo di autismo, ADHD o disabilità intellettiva» spiega Monique Botha, Professoressa associata di Psicologia sociale e dello Sviluppo dell'Università di Durham, Stati Uniti.
«Ciò suggerisce l'assenza di un effetto causale del paracetamolo sull'autismo, evidenza rafforzata dall'assenza di una relazione dose-dipendente. Non ci sono prove solide o studi convincenti che suggeriscano l'esistenza di una relazione causale e qualsiasi conclusione contraria è spesso motivata, sotto-evidenziata e non supportata dai metodi più solidi per rispondere a questa domanda».. La ricerca del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia e della Drexel University di Philadelphia (Stati Uniti) ha rilevato un rischio leggermente aumentato di autismo, nei bambini che erano stati esposti al paracetamolo in utero; ma l'effetto inizialmente collegato al farmaco è scomparso, quando si sono messi a confronto questi bambini con i loro fratelli o sorelle nati da gravidanze in cui la madre non era mai stata trattata con paracetamolo.
Quando, cioè, è stata considerata la genetica, il fattore che più di tutti determina il rischio di autismo, si è visto che non vi era alcun collegamento tra l'uso di paracetamolo in gravidanza e disturbi del neurosviluppo. Lo studio pubblicato su JAMA è considerato il più rigoroso mai compiuto dall'unanimità degli scienziati esperti di salute materna e neonatale.. Da che cosa dipende allora, l'associazione trovata?. A dire il vero diversi studi hanno rilevato l'esistenza di un'associazione tra l'assunzione di paracetamolo nelle gestanti e la prevalenza di autismo in seguito nei loro figli, ma tutti si limitano a trovare una correlazione, cioè una relazione tra due variabili (assunzione di paracetamolo e autismo) che tendono a variare insieme, ma senza che l'una sia causa dell'altra.. Sono diversi i motivi che potrebbero collegare paracetamolo e autismo, senza che il farmaco ne sia la causa: «I genitori di bambini autistici potrebbero essere più propensi ad assumere paracetamolo per motivi che includono il fatto che hanno maggiori probabilità di essere autistici e che le persone autistiche hanno maggiori probabilità di avere dolore, cioè di essere ipersensibili al dolore o soffrire di condizioni legate al dolore» dice Steven Kapp, docente di Psicologia presso l'Università di Portsmouth (Inghilterra) e membro della Coalizione degli scienziati dell'autismo.. «Le donne con ipermobilità (un insieme di disturbi caratterizzati dalla capacità di estendere alcune o tutte le articolazioni oltre i normali limiti fisiologici, ndr) hanno maggiori probabilità di avere figli autistici (poiché le due condizioni sono collegate) e quindi potrebbero aver avuto bisogno di assumere paracetamolo per i dolori articolari durante la gravidanza, ma sono le cause genetiche condivise, e non il farmaco, a far sì che il bambino abbia maggiori probabilità di essere autistico» aggiunge Laurie Tomlinson, Professoressa alla London School of Hygiene & Tropical Medicine.. Paracetamolo: sicuro in gravidanza. Tutte le principali agenzie scientifiche di riferimento (inclusa la FDA, in un comunicato rilasciato ai margini delle dichiarazioni di Trump proprio il 22 settembre) ribadiscono che il paracetamolo è sicuro in gravidanza, se usato solo quando necessario e per il più breve tempo possibile. Le febbri alte in gravidanza possono infatti comportare il rischio di parto pre-termine e difetti nello sviluppo neurale dei bambini.
Il paracetamolo rimane l'opzione più sicura disponibile per le donne in attesa, rispetto ad comuni antinfiammatori come aspirina e ibuprofene.. «Le migliori evidenze disponibili ci dicono che l'uso di paracetamolo in gravidanza non è correlato all'autismo. In assenza di nuove prove, il comunicato stampa dell'amministrazione Trump che invece lo afferma sembrerebbe una teoria infondata che probabilmente porterà a negare alle donne in gravidanza un trattamento essenziale per febbre e dolore senza una valida ragione, in contrasto con le linee guida mediche statunitensi ed europee» spiega Edward Mullins, Professore associato del George Institute for Global Health, all'Imperial College di Londra. Oltre a causare nei genitori di bambini con autismo stress aggiuntivo e sensi di colpa infondati nel chiedersi se le loro scelte abbiano avuto un ruolo nella condizione dei figli.. Nessun farmaco "cura" l'autismo. La FDA ha inoltre annunciato l'approvazione di un farmaco chiamato leucovorin disponibile "su prescrizione, per i bambini con autismo", anche se, in una scheda informativa non menzionata nella conferenza stampa, ha precisato che il medicinale servirà per il trattamento non dell'autismo in generale ma del deficit cerebrale di folati (CFD), una rara condizione neurologica che ostacola il trasporto dei folati (vitamina B9) al cervello e che può causare sintomi vicini a quelli dell'autismo.. Il farmaco è già usato per attenuare gli effetti collaterali di alcune chemioterapie che interferiscono con il metabolismo dei folati ed è stato testato, in alcuni studi di piccole dimensioni, in bambini autistici, con l'obiettivo di migliorare la loro comunicazione verbale. Alcune ricerche suggeriscono infatti che parte delle persone con disturbi dello spettro autistico soffra di CFD, e alcuni studi, nessuno dei quali più lungo di sei mesi, hanno suggerito benefici particolari del medicinale per un sottogruppo di pazienti in cui la CFD è presente in forma autoimmune.
«Potrebbe essere possibile che un sottoinsieme di casi di autismo presenti questa carenza di acido folico, ma sarei scettica su qualsiasi spiegazione o trattamento proposto» ha detto a Science Kristen Lyall, epidemiologa della Drexel University.. Mancano inoltre studi su larga scala sulla sicurezza del leucovorin e sul dosaggio ottimale di assunzione. «Mentre i farmaci possono aiutare con aspetti molto specifici, non esiste alcun farmaco o trattamento che curi o cancelli attivamente l'autismo, sebbene possa modificare il comportamento o ridurre i sintomi concomitanti che contribuiscono al disagio delle persone autistiche» chiarisce Monique Botha. «L'autismo è una disabilità ereditaria permanente la cui causa primaria è estremamente probabile che sia genetica, espressa attraverso un'ampia gamma di geni»..
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