Cosa prevede il nuovo piano dell’Unione europea per la difesa comune al 2030

«L’Europa è a rischio. Dobbiamo proteggere ogni cittadino e ogni centimetro quadrato del nostro territorio». Ursula von der Leyen ha accompagnato con queste parole la nuova tabella di marcia sulla difesa comune europea al 2030, presentata giovedì 16 ottobre dalla Commissione.
Il programma, che verrà discusso il 23 ottobre dai capi di Stato e di governo dei Paesi membri, prevede quattro grandi pilastri da portare avanti collettivamente: un muro anti-drone, la sorveglianza del fianco orientale dell’Unione europea, uno scudo aereo e uno scudo spaziale di difesa.
Entro cinque anni, stando al documento, l’Unione europea dovrà essere in grado di reagire al «panorama delle minacce in evoluzione» che si trova ad affrontare (prima di tutto dalla Russia), che rappresenta un attacco «persistente alla sicurezza europea nel prossimo futuro».
Ogni settore, contraddistinto da una tempistica precisa delineata nella roadmap, sarà guidato da un gruppo di almeno dieci Stati membri (con uno a capo), con il supporto della Commissione, così da unire capacità produttiva e struttura operativa.
Non è ancora chiaro di cosa si occuperà nello specifico ciascun Paese: le trattative sono in corso. Kaja Kallas, alta rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, ha annunciato che la prima riunione sul muro anti-drone si è conclusa con una posizione di vantaggio da parte di Paesi Bassi e Lettonia. Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco, ha dichiarato che la Germania intende assumere la guida del programma sullo scudo aereo europeo.
La tabella di marcia, prosegue Kallas, «ha obiettivi e scadenze chiari su come raggiungerli. Ora è tocca agli Stati membri, sono loro al posto di comando. Ma li aiuteremo a colmare le loro lacune e ad adempiere ai compiti stabiliti dalla Nato».
La Commissione ha confermato che i punti chiave della roadmap rispondono alle richieste e alle esigenze di molti Stati membri, soprattutto in seguito alle «incursioni dei droni in Europa» che hanno alimentato «il senso d’urgenza» dei Paesi più vicini alla Russia di Vladimir Putin. L’obiettivo del piano è promuovere un approccio a trecentosessanta gradi alla difesa, e «l’Ucraina – aggiunge Kallas – è pronta a sostenere gli Stati membri verso questo traguardo».
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione europea, ha svelato che entro la fine del 2025 l’Ue presenterà anche «un pacchetto sulla mobilità militare e una trasformazione tecnologica della difesa», rimarcando la necessità di una visione a tutto tondo dell’industria bellica.
Nel 2021, continua Virkkunen,«gli Stati membri hanno investito duecentodiciotto miliardi nella difesa. Entro quest’anno, si stima che gli investimenti raggiungeranno i trecentonovantadue miliardi di euro. Il nostro messaggio è quindi chiaro: l’Europa sta intensificando i propri sforzi, l’Europa sta investendo nella propria difesa, l’Europa sarà pronta a difendersi».
In totale, entro il 2035, l’Unione europea spenderà circa 6.800 miliardi di euro nella difesa, di cui il cinquanta per cento per quella effettiva: Andrius Kubilius, commissario europeo alla Difesa, lo ha definito «un vero big bang». Il piano, prosegue, necessiterà di «tutte le fonti di finanziamento disponibili a livello nazionale e Ue», e la spesa «si baserà principalmente sui bilanci nazionali che stanzieranno risorse cento volte volte maggiori» rispetto a quelle Ue per «raggiungere i target di capacità Nato».
Nella serata del 16 ottobre, dopo il quarto e ultimo trilogo, Consiglio e Parlamento hanno poi raggiunto un accordo sull’European defence industry programme (Edip), che prevede 1,5 miliardi di euro – nel periodo 2025-2027 – per «rafforzare l’industria della difesa europea e sostenere l’Ucraina».
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