Leadership autentica: perché uscire dalla comfort zone è il primo dovere di un leader nella Pubblica Amministrazione

Settembre 18, 2025 - 06:00
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Leadership autentica: perché uscire dalla comfort zone è il primo dovere di un leader nella Pubblica Amministrazione

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Uscire dalla comfort zone è il primo dovere per esercitare una leadership autentica nella Pubblica Amministrazione. Ecco come fare.


Il paradosso del dirigente pubblico: quando la sicurezza diventa il rischio maggiore

È lunedì mattina, ore 8:30. Il dirigente entra nel suo ufficio, accende il computer, apre la stessa cartella di sempre, controlla le email con la stessa routine. Fuori dalla finestra, la città si sveglia con nuove sfide, nuove aspettative, nuovi problemi che richiedono soluzioni innovative. Dentro l’ufficio, però, il tempo sembra essersi fermato al 2010.

Questa scena è più comune di quanto si possa immaginare nelle pubbliche amministrazioni. Non perché i dirigenti siano incompetenti o disinteressati, ma perché molti hanno costruito intorno a sé un ecosistema di certezze che li protegge dall’incertezza del cambiamento. Hanno trasformato la prevedibilità in una strategia di sopravvivenza professionale.

Il paradosso è che questa apparente sicurezza è diventata il rischio più grande per loro stessi, per i loro team e per i cittadini che dovrebbero servire. Nella pubblica amministrazione, più che altrove, la comfort zone non è un rifugio: è una trappola dorata che si stringe lentamente intorno alle possibilità di fare davvero la differenza, di fare innovazione.

Che cos’è davvero la Comfort Zone per un leader pubblico

La comfort zone di un dirigente pubblico si manifesta in modi specifici e spesso sottili:

Le routine consolidate diventano scudi protettivi contro l’incertezza del cambiamento. “Abbiamo sempre fatto così” diventa il mantra che blocca ogni possibilità di miglioramento. Queste routine, nate spesso da buone intenzioni ed esperienze passate, si trasformano gradualmente in gabbie che limitano la visione strategica.

L’evitare le decisioni difficili rappresenta un altro aspetto cruciale. Rimandare le scelte complesse, delegare verso l’alto ogni responsabilità, cercare sempre il consenso unanime prima di agire: sono tutti comportamenti che offrono l’illusione della sicurezza ma paralizzano l’azione amministrativa.

La resistenza all’innovazione tecnologica è forse l’esempio più evidente. Molti dirigenti pubblici si sentono sopraffatti dalle nuove tecnologie e preferiscono mantenersi sui sistemi obsoleti piuttosto che investire tempo ed energia nell’apprendimento di nuovi strumenti che potrebbero rivoluzionare l’efficienza dei servizi. E’ il caso dell’intelligenza artificiale.

Perché uscire dalla Comfort Zone non è opzionale

Il Mandato Etico del Servizio Pubblico

Chi assume ruoli di leadership nella pubblica amministrazione accetta implicitamente un contratto sociale: utilizzare le risorse pubbliche nel modo più efficace possibile per il bene comune. Questo mandato etico rende l’uscita dalla comfort zone non solo auspicabile, ma moralmente necessaria.

Quando un dirigente pubblico evita il cambiamento per preservare la propria tranquillità, sta di fatto scegliendo il proprio benessere personale a discapito dell’interesse collettivo. È una forma sottile ma reale di tradimento della fiducia pubblica.

L’accelerazione del cambiamento esterno

Il mondo esterno alla pubblica amministrazione si muove a velocità sempre crescenti. Le aspettative dei cittadini, influenzate dalle esperienze con servizi privati digitalizzati e personalizzati, aumentano costantemente. Le tecnologie evolvono, le normative cambiano, le crisi richiedono risposte rapide e innovative.

Un leader che rimane nella propria comfort zone si trova rapidamente in una situazione di disallineamento crescente tra le capacità della sua organizzazione e le esigenze del contesto. Questo gap non si colma da solo: richiede azione deliberata e coraggiosa.

L’effetto moltiplicatore della Leadership

Nella pubblica amministrazione, più che in altri contesti, la leadership ha un effetto moltiplicatore. Le decisioni e i comportamenti di un dirigente influenzano non solo il proprio team diretto, ma si propagano attraverso l’intera struttura organizzativa, toccando potenzialmente migliaia di dipendenti e, attraverso i servizi erogati, centinaia di migliaia di cittadini.

Un leader che dimostra coraggio nell’uscire dalla propria comfort zone autorizza implicitamente tutti i suoi collaboratori a fare lo stesso. Crea una cultura dell’innovazione e del miglioramento continuo che si autoalimenta e si espande. Sul tema, mi permetto di dare alcuni consigli sul come fare, dettati dall’esperienza professionale e soprattutto, dagli errori commessi.

Le strategie pratiche per uscire dalla Comfort Zone

  1. La mappatura delle proprie Zone di Comfort

Il primo passo è riconoscere onestamente dove si annidano le proprie resistenze al cambiamento. Un esercizio utile è creare una mappa personale delle comfort zone, identificando:

  • Competenze che si evita di sviluppare: Quali tecnologie, metodologie o approcci manageriali vengono sistematicamente rimandati?
  • Decisioni che si tende a delegare: Quali tipologie di scelte vengono sistematicamente trasferite ad altri o rinviate?
  • Relazioni che si evitano: Con quali stakeholder (sindacati, media, altre amministrazioni) si evita il confronto diretto?
  1. Il Principio del “piccolo discomfort quotidiano”

Non si tratta di compiere gesti eroici, ma di introdurre sistematicamente piccole sfide che espandono gradualmente i propri confini. Alcuni esempi pratici:

  • Dedicare 30 minuti settimanali all’apprendimento di una nuova competenza digitale
  • Assumere personalmente una decisione che normalmente si delegherebbe
  • Organizzare un incontro con uno stakeholder con cui si ha difficoltà di dialogo
  • Sperimentare un nuovo approccio in una riunione o nella gestione di un progetto
  1. La costruzione di reti di supporto

Uscire dalla comfort zone è più facile quando non si è soli. Costruire una rete di colleghi, mentori e consulenti che possano offrire supporto, feedback e incoraggiamento è fondamentale. Questa rete può includere:

  • Colleghi di altre amministrazioni che hanno affrontato sfide simili (anche con una chat su whatsapp)
  • Mentori esterni con esperienza nel settore privato o in organizzazioni internazionali
  • Team interni motivati e pronti al cambiamento
  • Consulenti specializzati in innovazione pubblica
  1. La metodologia del “prototipo sicuro”

Una strategia particolarmente efficace nella PA è quella di testare i cambiamenti su scala ridotta prima di implementarli completamente. Questo approccio permette di:

  • Ridurre i rischi associati all’innovazione
  • Raccogliere feedback in un ambiente controllato
  • Costruire consenso attraverso risultati tangibili
  • Affinare le soluzioni prima dell’implementazione su larga scala

I benefici concreti: cosa succede quando si esce dalla Comfort Zone

Miglioramento misurabile delle performance

Le amministrazioni guidate da leader che escono sistematicamente dalla comfort zone mostrano indicatori di performance superiori: tempi di risposta ridotti, maggiore soddisfazione dell’utenza, utilizzo più efficiente delle risorse, riduzione degli errori e dei contenziosi .Esempi di dirigenti illuminati nelle pubbliche amministrazioni ce ne sono tanti.

Incremento del morale e dell’Engagement

Paradossalmente, mentre l’uscita dalla comfort zone può inizialmente generare ansia, nel medio termine produce un significativo incremento del morale del personale. I dipendenti pubblici, spesso frustrati dalla staticità del sistema, ritrovano motivazione e senso di appartenenza quando vedono che è possibile cambiare e migliorare.

Rafforzamento della credibilità istituzionale

Una pubblica amministrazione che si rinnova e si adatta alle esigenze dei tempi guadagna credibilità presso i cittadini, i media e le altre istituzioni. Questa credibilità si traduce in maggiore supporto politico, risorse aggiuntive e spazio d’azione per ulteriori innovazioni.

Conclusione: il coraggio come competenza manageriale

Uscire dalla comfort zone non è questione di carattere o di predisposizione naturale: è una competenza manageriale che può essere sviluppata sistematicamente. Per i leader della pubblica amministrazione, questa competenza è particolarmente cruciale perché determina la capacità dell’intera organizzazione di evolversi e rispondere efficacemente alle sfide del futuro. Capisco che non è semplice quando la politica può seguire logiche diverse, spesso orientate al consenso immediato piuttosto che al miglioramento strutturale. Tuttavia, è proprio in questi contesti che il dirigente pubblico deve assumere il ruolo di guida tecnica, proponendo soluzioni innovative e sostenendo con competenza e determinazione le scelte che servono davvero ai cittadini. Non si tratta di sostituirsi alla politica, ma di orientarla verso decisioni informate e lungimiranti. Per riassumere.

Il primo passo è riconoscere che la comfort zone, per quanto rassicurante, è in realtà la zona più pericolosa in cui un leader pubblico possa trovarsi. È lì che si perde la connessione con la realtà, si smette di crescere e si tradisce la fiducia dei cittadini.

Il secondo passo è agire: iniziare oggi stesso con una piccola sfida, un piccolo cambiamento, una piccola uscita dalla routine consolidata. Perché la leadership autentica non si misura dalla capacità di mantenere lo status quo, ma dal coraggio di cambiarlo per il bene di tutti.

La pubblica amministrazione del futuro sarà costruita da leader che hanno scelto la crescita invece della sicurezza, l’innovazione invece della tradizione, il servizio ai cittadini invece del proprio comfort personale.

Leggi anche: Onboarding e orgoglio: così si costruisce la cultura del lavoro pubblico

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