Sampdoria, ha pagato Donati: ma quando finiranno i capri espiatori?


Genova. La panchina della Sampdoria, oltre a portare molte responsabilità, è diventata sempre più traballante. Con il cambio da Donati a Gregucci-Foti, sono già quattro gli avvicendamenti in neanche un anno e mezzo di gestione. Un dato chiaro, che dimostra quanto le difficoltà abbiano spinto la società verso la tipica “scelta per dare una svolta”.
È vero: questo discorso vale nella stragrande maggioranza dei casi, viste le fasi negative che hanno accompagnato ogni cambio di guida tecnica. Non sempre, però. Con Pirlo, ad esempio, si intervenne dopo appena tre giornate. In ogni caso, le intenzioni di “correggere la rotta” sono rimaste tali: di fatto, tranne Evani e Lombardo, le mosse correttive si sono rivelate peggiori delle situazioni da correggere. Ma sono stati solo fallimenti tecnici?
Donati aveva raccolto cinque punti in otto giornate e, francamente, il suo esonero non ha sorpreso. A lasciare perplessi, piuttosto, fu la scelta estiva della società, maturata attraverso il tanto discusso algoritmo: il grande sconfitto, in realtà, è proprio quest’ultimo. Era praticamente tutto fatto per Foti, poi arrivò un improvviso cambio di programma in favore di un profilo che non aveva mai allenato in Serie B. Ma si possono davvero imputare tutte le responsabilità a Donati, se anche i giocatori più esperti faticano mentalmente? Ed è colpa sua se il mercato non ha portato un’alternativa vera a Coda, un regista capace di costruire gioco e difensori adatti alla categoria?
Dietro la parola “esonero” si nascondono scelte e prese di posizione. Negli ultimi diciotto mesi, le decisioni della Sampdoria sono apparse spesso sbagliate, e le posizioni societarie poco chiare. Sul piano sportivo, si sono sentite pochissime voci della dirigenza durante la stagione: nei momenti difficili, ha parlato quasi solo l’allenatore, contribuendo a creare un clima di sfiducia attorno alla sua figura, tranne quando si trattava di due icone blucerchiate. Anche il direttore Accardi aveva rilasciato qualche intervista, prima di essere esonerato lo scorso gennaio. Oltre la conferenza stampa iniziale, sono due le interviste rilasciata dal CEO Fredberg: quella di presentazione e una a fine mercato dove definiva la squadra come un “bel mix di esperti giovani e giovani affamati”.
Un esempio emblematico è quello di Andrea Sottil: duramente criticato dall’ambiente, oggi è primo in classifica con il Modena. I canarini viaggiano sulle ali dell’entusiasmo, proprio ciò che da anni manca alla Samp. “Io qui ho dato tutto”, aveva detto Sottil dopo il suo fischiatissimo ritorno al “Ferraris” nella prima giornata. È giusto che i tifosi ragionino anche con il cuore, ma una società come la Sampdoria deve essere lucida nelle scelte. Possibile che, negli ultimi anni, vestire blucerchiato sembri depotenziare tecnici e giocatori, sia professionalmente sia psicologicamente?
Ecco allora la cosiddetta “operazione nostalgia bis”: il nuovo cambio di guida tecnica porta in panchina con Gregucci ex blucerchiati come Foti e Nicola Pozzi, eroe della promozione in Serie A nella stagione 2011/2012 con 19 gol e autore della rete decisiva contro il Varese. All’appello manca Attilio Lombardo, per il quale si attende di capire se potrà ancora unirsi allo staff. Tuttavia, non può essere soltanto una “mossa di sampdorianità”: deve rappresentare una scelta ragionata, una svolta vera sul lato sportivo, non solo emotiva.
I protagonisti devono tutti: allenatori, giocatori e soprattutto società. Cercare un capro espiatorio non bastava prima, non basta oggi e non basterà domani. Da sabato, contro il Frosinone, serve che tutti svoltino insieme, per il bene della Sampdoria.
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