La scommessa texana anti-dazi di Lvmh inizia a scricchiolare: produzione made in Usa “tra le peggiori”

Aprile 10, 2025 - 17:00
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La scommessa texana anti-dazi di Lvmh inizia a scricchiolare: produzione made in Usa “tra le peggiori”
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A gennaio, in occasione della conference call di presentazione dei dati annuali 2024, Bernard Arnault, numero uno di Lvmh aveva pubblicamente elogiato gli Stati Uniti e il neo Presidente appena eletto, Donald Trump, parlando di un “vento di ottimismo” nel Paese a stelle e strisce, in contrasto con una “doccia fredda” di tasse aziendali potenzialmente più elevate in Francia. E proprio in quella occasione aveva paventato la possibilità di potenziare la produzione Oltreoceano.  “Nell’attuale contesto è una cosa che stiamo seriamente prendendo in considerazione”, aveva affermato Arnault. Negli Usa, Lvmh possiede anche due siti in California, aperti nel 1990 e nel 2011, uno in Texas, inaugurato in pompa magna nel 2019 alla presenza dello stesso Donald Trump al suo primo mandato come Presidente, oltre ad alcuni laboratori di gioielleria per Tiffany. Proprio lo stabilimento del Texas, tuttavia, sembrerebbe il tallone d’Achille d’eccellenza produttiva di Vuitton, tanto da essere “costantemente classificato tra i peggiori per Louis Vuitton a livello globale, con risultati ‘significativamente’ inferiori a quelli di altri stabilimenti”. Lo rivela l’agenzia Reuters che ha contattato alcuni ex dipendenti della maisone e che hanno citato classifiche interne condivise con il personale.

Nel lungo articolo pubblicato dall’agenzia è emerso come lo stabilimento texano, situato in un ranch e chiamato Rochambeau Ranch, sarebbe in difficoltà “a causa della mancanza di manovalanza specializzata nella lavorazione della pelle in grado di produrre secondo gli standard qualitativi del marchio”, hanno raccontato alcuni ex lavoratori del sito. La scarsa dimestichezza con questo tipo di produzione avrebbe portato a danni anche economici con lo “spreco di ben il 40% delle pelli” a causa di errori commessi durante il processo di taglio, preparazione e assemblaggio. A livello di settore, il tasso di spreco tipico per la pelletteria è generalmente del 20%, ha affermato una fonte senior del settore.  “Le borse di scarsa qualità e ritenute non idonee alla vendita vengono triturate sul posto e trasportate su camion per l’incenerimento” racconta Reuters. Inoltre, diversi lavoratori hanno ammesso di aver avuto difficoltà a soddisfare gli standard qualitativi e gli obiettivi di produzione del marchio, tanto che erano in uso delle pratiche di certo inusuali in altri stabilimenti produttivi: “Un altro ex lavoratore della pelle ha affermato di aver visto persone fondere il materiale per nascondere buchi o altre imperfezioni nelle cuciture”, si legge. Lvmh sottolinea invece come la fabbrica sia ancora “giovane” e per questo avrebbe bisogno di tempo per maturare.

Ovviamente, nonostante non sia stato riferito ufficialmente quale sarebbe stato il tipo di produzione previsto nello stabilimento texano, qui di fatto venivano realizzati i modelli meno sofisticati. “Lvmh ha rifiutato di commentare quando è stato chiesto quali modelli di borse siano realizzati interamente o parzialmente in Texas, ma gli ex lavoratori intervistati da Reuters hanno menzionato tra i prodotti dello stabilimento le linee di borse ‘Carryall’, ‘Keepall’, ‘Metis’, ‘Felice’ e ‘Neverfull'”, precisa l’agenzia.

Insomma, il Texas per Lvmh è, a conti fatti, ben lontano dal diventare la svolta produttiva per ovviare il problema dei dazi. Di certo, però, rappresenta un asset strategico dal punto di vista dei rapporti politici. L’apertura nel 2019 del ‘Rochambeau Ranch‘, era finalizzato alla creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti, con l’obiettivo di creare mille nuovi impieghi nei prossimi cinque anni e fornire, con il potenziamento della produzione, un’offerta più ampia di prodotti di pelletteria per il mercato a stelle e strisce. Tuttavia, aggiunge Reuters, tre ex dipendenti hanno affermato che nel febbraio 2025 l’organico era di poco inferiore a 300 lavoratori. Secondo l’agenzia, Lvmh avrebbe ottenuto “una serie di agevolazioni fiscali e incentivi dalla contea di Johnson, tra cui una riduzione decennale del 75% delle imposte sulla proprietà, che ha garantito all’azienda un risparmio stimato di 29 milioni di dollari”. Un secondo sito produttivo è stato costruito nel 2024.

Infine, aggiunge l’agenzia di stampa, il colosso francese starebbe anche studiando la possibilità di chiudere uno dei due siti produttivi della California nel 2028, trasferendo i lavoratori in quello texano. Un risparmio sui costi che, però, non andrebbe a risolvere il gap produttivo nel Paese.

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Redazione Redazione Eventi e News