Piazza Affari: chi vince e chi perde nella guerra dei dazi

La guerra commerciale in atto con i dazi imposti da Trump stanno riscrivendo anche lo scenario finanziario internazionale. Uno studio di AcomeA Sgr, a cura di Simone Benini, portfolio manager di AcomeA PmiTalia, mostra una netta superiorità della performance di borsa delle mid/small cap italiane, meno esposte alle esportazioni in Usa rispetto alle sorelle a maggior capitalizzazione.
Il fenomeno italiano
Secondo lo studio, le nuove dinamiche imposte dalle politiche commerciali globali stanno offrendo un’opportunità inaspettata per il mercato italiano: le imprese con meno esposizione commerciale agli Usa sono state i vincitori in borsa degli ultimi mesi.
Il differenziale di performance dal 13 febbraio, data di annuncio dell’entrata in vigore delle tariffe, ha visto una performance di borsa superiore del +30% delle società quotate in Italia meno esposte ai consumatori Usa, rispetto a quelle che esportano di più nel Paese.
Infatti, tra il 13 febbraio e il 2 aprile – data di entrata in vigore dei dazi e della comunicazione ufficiale sulle modalità applicative da parte dell’amministrazione Trump – il mercato ha iniziato a premiare le imprese meno esposte al mercato a stelle e strisce, come evidenziato dal grafico (qui sotto).
I settori più favoriti
Estendendo l’analisi fino a questi giorni, si osservano andamenti molto differenziati tra settori e tra società domestiche ed esportatrici. Considerando le aziende meno esposte al mercato statunitense, tra i settori migliori spiccano gli industriali (+30,14%), con Avio e Enav, e il consumer discretionary (+31,39%), in particolare grazie a Lottomatica e OVS. Opposta è la performance dello stesso settore tenendo in considerazione le aziende più esposte al mercato USA: gli esportatori sottoperformano del -21,04%.
I dazi si fanno sentire anche sull’healthcare, soprattutto sulla performance delle imprese esportatrici: -14,44%. Le imprese domestiche del settore sanitario e farmaceutico mostrano invece una tenuta stabile dei corsi di borsa (+0,17%).
Small e Mid italiane più resilienti alle guerre commerciali
A livello globale, le tariffe stanno ridefinendo gli equilibri commerciali. Ma a livello locale, potrebbero rappresentare l’inizio di una fase favorevole per le small e mid cap italiane, storicamente trascurate dagli investitori internazionali e oggi al centro di una potenziale rinascita. Appare evidente, infatti, la maggiore resilienza delle small e mid cap italiane: l’aggregato mostra una performance media ponderata che si attesta a +17,72%, contro il +9,69%, dell’intero paniere delle società italiane meno esposte agli Usa (escluso i titoli finanziari).
L’interesse degli investitori sembra così orientarsi gradualmente verso il comparto delle Pmi. Un contesto di maggior favore verso le piccole capitalizzazioni tricolori potrebbe inoltre trovare un altro importante catalizzatore dato dall’avvio dell’iniziativa del Governo a favore delle Pmi quotate italiane attraverso il Fnsi di Cdp, che secondo indiscrezioni ha visto aderire all’iniziativa portata avanti dal sottosegretario al Mef, Freni, una dozzina di Sgr con un obiettivo di raccolta di 700 milioni di euro.
I motivi
Non contribuendo negativamente alla bilancia commerciale Usa e non essendo soggetti alle barriere tariffarie, le società meno esposte agli Usa risultano oggi più appetibili agli occhi degli investitori.
In passato, una forte esposizione al mercato nordamericano era sinonimo di valutazioni elevate, margini superiori e prospettive di crescita più robuste. Tuttavia, l’introduzione di dazi strutturali fino al 15% ha in parte eroso questi vantaggi. Il mercato sembra aver già iniziato a scontare questa nuova realtà, premiando le imprese italiane con modelli di business meno “Usa oriented”.
In prospettiva
La tendenza in atto potrebbe proseguire anche nei prossimi trimestri, man mano che le aziende pubblicheranno i risultati trimestrali e inizieranno a incorporare l’impatto dei dazi nei propri conti economici. Il tema della localizzazione delle produzioni e della dipendenza dai mercati esteri è ormai centrale nelle analisi sulle società quotate. Con la recente firma di accordi tra Stati Uniti, Unione Europea e altri partner commerciali, e l’adeguamento delle guidance aziendali al nuovo contesto tariffario, il mercato sembra già guardare oltre. L’attenzione verso la distribuzione geografica dei ricavi e il rischio cambio rimane un fattore chiave di valutazione, in particolare per le società esportatrici.
L’articolo Piazza Affari: chi vince e chi perde nella guerra dei dazi è tratto da Forbes Italia.
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