Ad Habitat un confronto su ecodesign e sostenibilità del vino

La sostenibilità e l’innovazione nel settore vitivinicolo sono al centro del dibattito di Habitat, il terzo appuntamento dedicato alla sostenibilità promosso da Argea, che si è tenuto al Radisson Hotel Collection di Milano. L’evento ha riunito i principali attori della filiera, dalla grande distribuzione alla logistica e ai produttori di materiali, per confrontarsi sulle opportunità dell’ecodesign e sulle sfide di un settore in rapida evoluzione.
La tavola rotonda, moderata dal giornalista Giorgio Dell’Orefice (Radiocor e Il Sole 24 Ore), ha visto la partecipazione di Daniele Colombo, wine & spirits category manager di Esselunga, Alessandro Rossi, national category manager wine di Partesa, Matteo Basinotti, amministratore delegato di M2X Fortis, e, per Argea, Michael Isnardi, qhse & sustainability director, Giacomo Tarquini, group marketing director, e Scipione Giuliani, direttore acquisti vino & ops Romagna.
Al centro del dibattito, l’ecodesign come approccio innovativo per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti, dalla progettazione dei packaging fino al contenuto della bottiglia. Si è sottolineato come scelte consapevoli su tappo, vetro ed etichetta possano portare a una produzione più sostenibile e responsabile, con benefici che coinvolgono l’intera filiera.
“Come azienda leader del vino in Italia, che esporta la maggior parte della propria produzione nel mondo, sentiamo la responsabilità di guidare il settore verso un futuro più sostenibile. Le nuove generazioni di consumatori, sempre più attente all’impatto ambientale e sociale, ci chiedono autenticità e impegno concreto: i risultati raggiunti dimostrano che competitività e responsabilità possono convivere, creando valore per l’azienda, per i territori e per il mercato globale”, ha commentato Massimo Romani, amministratore delegato di Argea.
Il primo vino biosimbiotico di Argea
In questa occasione Argea ha presentato il proprio progetto di ecodesign, il nuovo Gualdo di Poderi dal Nespoli: primo vino dell’azienda certificato biosimbiotico, prodotto in diecimila bottiglie, che mira a unire viticoltura rigenerativa, valorizzazione del territorio e packaging sostenibile: capsula, tappo, etichetta e bottiglia sono tutti elementi progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale, con un alleggerimento del vetro del 16% rispetto agli standard e un potenziale risparmio annuo di oltre 460 tonnellate di vetro se estesa ai 7,7 milioni di bottiglie bordolesi Uvag utilizzate nel 2024 dal gruppo.
“Con Gualdo abbiamo voluto coniugare il valore del territorio di Predappio con un approccio alla sostenibilità che non riguarda solo la vigna, ma anche la bottiglia che arriva al consumatore”, ha spiegato Tarquini. “È un vino che mostra come il Sangiovese di Romagna possa essere interprete di innovazione, qualità e responsabilità ambientale allo stesso tempo”
L’agricoltura biosimbiotica integra i principi del biologico con una pratica innovativa: l’inoculo nel terreno di microrganismi vivi (micorrize e bioti microbici non ogm) che vivono in simbiosi con le radici della vite. Questo rafforza la pianta, migliora l’assorbimento dei nutrienti, incrementa la biodiversità del suolo e accresce la capacità di resistenza agli stress idrici e climatici.
Un progetto che è stato selezionato come caso di studio nell’ambito di un progetto Prin (Progetto di ricerca di interesse nazionale) guidato dall’Università di Chieti-Pescara per misurare concretamente l’impatto dell’eco-design sulla filiera vitivinicola.
“Con l’agricoltura biosimbiotica Argea introduce in vigna un metodo innovativo che unisce i principi del biologico alla simbiosi naturale tra radici della vite e microrganismi del suolo. Grazie alle micorrize e ai complessi microbici, le piante sviluppano un apparato radicale più profondo e resistente, capace di assorbire meglio i nutrienti e di reagire a stress climatici e patogeni. È una pratica rigenerativa che non solo rafforza la vitalità del terreno, ma ci consente di valorizzare i territori e di offrire vini certificati biosimbiotici, dimostrando come sostenibilità, natura e innovazione possano andare di pari passo”, ha dichiarato Giuliani.
Habitat ha inoltre messo in luce le nuove preferenze dei consumatori, con particolare attenzione alle generazioni più giovani, sempre più sensibili ai valori ambientali e sociali. I relatori hanno condiviso l’idea che la vera sostenibilità si realizza solo se l’intero settore si muove all’unisono, dal produttore al distributore, passando per fornitori e partner.
Il nuovo report di sostenibilità
Nel corso di Habitat Argea ha presentato il Report di sostenibilità 2024, che mette in evidenza risultati concreti e obiettivi misurabili lungo quattro direttrici: filiera, terra, persone e direzione. Tra i dati più significativi, l’86% dei fornitori di vino qualificati esg (in crescita rispetto al 65% del 2023) e la copertura di oltre il 60% del vino acquistato attraverso il Patto di sostenibilità della filiera, che oggi coinvolge 26 cantine. Sul fronte ambientale, Argea ha acquistato il 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili, ridotto i consumi del 7,3% in un anno e aderito alla Science based targets initiative per validare obiettivi di decarbonizzazione a breve termine e il net zero al 2050.
Anche in tema di risorse umane i progressi sono tangibili: il numero di infortuni si è quasi dimezzato, con indici di frequenza e gravità ben al di sotto dei target di frequenza e gravità rispettivamente di 5,67 e Ig 0,21, mentre le ore di formazione sono state oltre 5.600, di cui quasi la metà dedicate a salute e sicurezza. Sul fronte del packaging, il tasso di riciclo ha raggiunto ottimi risultati grazie all’impiego di bottiglie riciclate (70%), cartoni (40%) e tappi (50%). Con l’adozione dei nuovi standard europei Esrs, Argea è tra le prime aziende italiane del vino a muoversi in linea con la Corporate sustainability reporting directive (Csrd).
“Il nostro percorso di sostenibilità si fonda su dati misurabili e obiettivi chiari: riduzione delle emissioni, innovazione negli imballaggi, formazione delle persone, sicurezza sul lavoro e nuovi standard di rendicontazione. È un approccio che richiede metodo, collaborazione lungo tutta la filiera e capacità di innovare. Dobbiamo anche essere capaci di coinvolgere tutto il settore perché solo così la nostra filiera sarà più forte nelle sfide di oggi e domani: per questo lavoriamo perché i nostri partner, fornitori e clienti camminino con noi in un percorso comune, capace di generare valore condiviso nel tempo”, ha concluso Isnardi.
L’articolo Ad Habitat un confronto su ecodesign e sostenibilità del vino è tratto da Forbes Italia.
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