Federico Aldrovandi, 20 anni fa la morte del 18enne di Ferrara. I genitori: “Ucciso senza ragione”

Settembre 25, 2025 - 11:30
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Federico Aldrovandi, 20 anni fa la morte del 18enne di Ferrara. I genitori: “Ucciso senza ragione”

Sono passati 20 anni dalla morte di Federico Aldrovandi. Era il 20 settembre 2005 quando lo studente 18enne di Ferrara fu fermato all’alba per un controllo di polizia dopo una serata in un locale e fu vittima di un violento pestaggio da parte di quattro poliziotti che ne provocò la morte. La famiglia di Federico, a partire dalla mamma Patrizia Moretti, ha chiesto per anni giustizia per quella morte che in un primo momento fu attribuita a un malore del ragazzo o ad atti di autolesionismo. Il caso ebbe grande risalto sui media e colpì l’opinione pubblica, ci furono anche inchieste su depistaggi e false testimonianze. Nel 2009 arrivò la prima condanna per gli agenti finiti a processo Enzo Pontani, Luca Pollastri, Monica Segatto e Paolo Forlani: 3 anni e sei mesi di reclusione per omicidio colposo con eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi e della violenza. Condanna diventata definitiva nel 2012.

Papà Lino: “Ucciso ‘senza ragione’ da quattro persone in divisa”

In occasione del triste anniversario il padre di Federico Aldrovandi, Lino, ha pubblicato un post su Facebook struggente: “Un po’ di quelle cose ‘non dette’ a te in vita le ho scritte dopo, e questo te lo confesso non mi darà mai pace per il rimorso di non avertele dette prima”, scrive il 67enne. “Quella mattina non ero lì con te Federico ed ogni genitore è chiaro che desidererebbe essere lì con il proprio figlio nel momento in cui lui ne avesse bisogno, per proteggerlo sempre e comunque da ogni tipo di male”.

“Imparammo poi io, tua madre e tuo fratello, che non eri morto di morte naturale, o per autolesionismo, o per un incidente o chissà per cosa d’altro, ma eri stato ucciso ‘senza un ragione’ da quattro persone in divisa, tre uomini e una donna – sottolinea Lino Aldrovandi -. Lo imparammo a piccole dosi, a iniziare dal riconoscimento che tuo zio Franco, mio fratello, si sobbarcò di fare”, “mi disse: ‘Lino, Federico è irriconoscibile è pieno di ferite, sembra che l’abbia investito un treno’. E poi quel giovedì 29 settembre 2005 a rivederti ricomposto in quella cassa e con mia sorpresa ad accorgermi che la tua fronte aveva una rientranza di alcuni centimetri di forma cilindrica quando alcuni giorni prima le informazioni ufficiali, in pratica il mattinale della questura sui giornali, parlavano di malore e che tutto si era dispiegato al cospetto di cittadini residenti la cui attenzione era stata richiamata dalle urla del giovane, dei sanitari del ‘118’ e dei Carabinieri, rimarcando nello stesso, al solo scopo di impedire al giovane di continuare a farsi del male”. 

Ilaria Cucchi: “Federico simbolo di battaglia di civiltà”

“Oggi, nel 2005, un ragazzo di diciotto anni veniva massacrato all’alba da quattro agenti. In quel momento, Federico, uno studente dell’Itis a cui piaceva giocare a calcio e suonare il clarinetto, un ragazzo tra tanti, diventava un simbolo, una battaglia di civiltà”. A scriverlo sui suoi canali social è la senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, morto nel 2009 dopo un arresto e un pestaggio subito da parte di due carabinieri. “Sono passati vent’anni – prosegue -. In tutto questo tempo, Aldro non ci ha mai davvero lasciato perché ce lo siamo portati sempre con noi. In ogni presidio per i diritti, Aldro era lì, presente. Aldro È presente. Da vent’anni, per i prossimi vent’anni. Ancora, e ancora. Aldro vive”. 

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Redazione Redazione Eventi e News