Sette italiani su 10 “bocciati” in grammatica, ecco gli errori più comuni
“Qual’è”, “pultroppo”, “propio”, “avvolte”, “al linguine”, “salciccia”, “cortello”, insieme ai celebri “c’è ne” e “c’è né”, fino alle abbreviazioni da chat come “tt questo” o “ke fai?”: sono solo alcuni degli errori grammaticali più frequenti tra gli italiani. A rilevarlo è un’indagine di Libreriamo condotta su un campione di circa 1600 persone, monitorando blog, forum e social, con il supporto di un gruppo di esperti. I risultati mostrano che sette italiani su dieci faticano con la grammatica, sia nello scritto sia nel parlato. «L’italiano, inteso come lingua, è un luogo simbolico che ci accoglie… La lingua rappresenta un valore da salvaguardare… per farlo, occorre innanzi tutto conoscerla», spiega Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo. Secondo gli esperti, per migliorare è fondamentale leggere con regolarità, scrivere a mano, limitare l’uso delle chatbot, ridurre neologismi superflui e allenarsi con giochi linguistici.
Gli errori più diffusi: apostrofi, congiuntivi e pronomi
Tra gli inciampi più frequenti c’è l’uso scorretto dell’apostrofo (62%): un’amica sì, un amico no, un po’ sempre con l’apostrofo perché nasce da un troncamento. Segue il congiuntivo (56%), spesso sostituito erroneamente dall’indicativo: “L’importante è che hai superato l’esame” è sbagliato, mentre la forma corretta è “L’importante è che tu abbia superato l’esame”. Anche i pronomi (52%) sono un terreno minato: “Gli ho detto che era molto bella” è scorretto se riferito a una donna, la forma giusta è “Le ho detto che era molto bella”. Diffusissimi anche gli errori nei verbi, soprattutto nella scelta dell’ausiliare, come dire “ho andato” invece di “sono andato”.
C e Q, accenti e punteggiatura
Molti inciampano nella distinzione tra C e Q (48%): evacuare e non evaquare, innocuo e non innoquo, scuotere e non squotere. Altrettanto problematico è distinguere ne da né (44%): l’accento va usato solo in caso di negazione coordinata. La punteggiatura (39%) è un altro fronte critico: virgole e due punti non vanno inseriti “a sentimento”, ma seguendo regole precise che garantiscono chiarezza e ritmo al testo. Anche la forma “un pò” è sempre più diffusa ma scorretta: la grafia corretta resta “un po’”.
Infine, gli italiani inciampano spesso nell’uso di e/ed e a/ad (35%). La regola è semplice: la “d” eufonica si usa solo quando la parola successiva inizia con la stessa vocale. Quindi: “Era felice ed entusiasta”, “Vado ad Amburgo”.
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