Turrini Vita, in Parlamento il caso del Garante dei detenuti allergico alle critiche: “Si occupi di carceri, non di querelare avvocati”
Arrivano altre reazioni alla notizia data da questo giornale ieri relativa all’esposto – poi archiviato dal Consiglio di disciplina dell’Ordine degli avvocati di Firenze – fatto dal Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Riccardo Turrini Vita, contro l’avvocato Mimmo Passione, ex legale del garante dei detenuti nei processi per tortura che aveva osato criticarlo.
Ci dice Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd: “Siamo basiti dal comportamento del Garante nazionale. I fatti sono sotto gli occhi di tutti: il sistema penitenziario è una emergenza nazionale ormai ineludibile, eppure il Garante è silente e si occupa d’altro, trovando perfino il tempo di presentare un esposto contro un legale che si è limitato a motivare il proprio allontanamento dall’incarico precedentemente ricevuto. Abbiamo presentato interrogazioni e ne presenteremo anche su questa vicenda”. Secondo il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, “con le carceri al collasso, i suicidi in aumento, un Governo dolosamente inerte dinanzi a questa emergenza nonostante i moniti del presidente della Repubblica appare alquanto singolare che il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale impieghi il suo prezioso tempo a denunciare un avvocato sempre in prima fi la per le tutele dei reclusi invece che impegnarsi a denunciare quello che sta accadendo dietro le sbarre. Siamo ansiosi della sua Relazione al Parlamento”.
Critico anche il deputato di Avs, Devis Dori: “Il Garante dei detenuti sembra più interessato a non arrecare disturbo al ministro Nordio che a far emergere il dramma che si vive nelle celle, dismettendo la propria veste di organo indipendente. È doveroso evidenziare che solo nelle dittature si può pensare di mettere sotto procedimento disciplinare un avvocato per il fatto di essersi espresso a favore delle garanzie costituzionali dei detenuti. Rivendico il ruolo sociale dell’avvocato”. Per Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, “è trascorso ormai più di un anno dall’insediamento del nuovo Ufficio del Garante, e devo rilevare che l’operatività concreta a tutela dei diritti delle persone private della libertà continua a mostrare gravi lacune: omissioni, superficialità e un’azione propulsiva quasi del tutto assente, sia nella salvaguardia dei diritti fondamentali, sia nel miglioramento delle condizioni di detenzione”. L’esposto del Presidente del Collegio contro Mimmo Passione “ne è una dimostrazione lampante: per Turrini Vita, sembra addirittura proibito esprimere critiche sull’operato del Gnpl”. Eppure, ha proseguito la radicale “sarebbe opportuno che riflettesse con serietà sull’importanza del ruolo che ricopre e su come, insieme ai suoi colleghi, lo ha fi nora esercitato. Basti pensare alla mancata relazione al Parlamento e, dal 31 luglio scorso, l’assenza di quel report mensile che almeno offriva qualche informazione sulle condizioni di detenzione nel nostro Paese. Oltre alle carceri, la conoscenza della situazione negli altri luoghi di privazione della libertà, come i Cpr, è praticamente nulla. In definitiva, viene da chiedersi se chi ha già ricoperto incarichi di vertice nel Dap sia davvero in grado di tutelare i diritti di chi rischia di diventare – e spesso lo diviene – vittima dell’Amministrazione”.
Ci dice ancora Patrizio Gonnella, Presidente dell’associazione Antigone: “Piuttosto che denunciare all’ordine un avvocato da sempre impegnato per una detenzione meno truce e disumana, sarebbe utile che il Garante si costituisca parte civile in tutti i procedimenti penali per tortura. Penso che si dovrebbe aprire una discussione parlamentare intorno alle modalità di lavoro di questa nobile istituzione che difenderemo sempre”. Critico sull’operato del Garante nazionale anche Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza dei garanti territoriali: “Esprimo sorpresa e una naturale preoccupazione per il perdurare del silenzio da parte del Garante nazionale, soprattutto in relazione ad alcuni adempimenti previsti dalla normativa vigente”. In particolare “rilevo che da circa due anni non è stata presentata la relazione annuale al Parlamento, uno strumento fondamentale per garantire trasparenza, continuità informativa e un confronto chiaro con le istituzioni. Desidero anche ricordare che il ruolo del Garante non è un incarico di rappresentanza, ma un compito operativo, che richiede presenza negli istituti, osservazione diretta, ascolto e – quando necessario – segnalazione delle criticità”.
Per questo motivo “mi hanno colpito alcune recenti prese di posizione di carattere difensivo, tenuto conto che in passato l’Ufficio del Garante nazionale, insieme ai garanti territoriali, si è spesso costituito parte civile in processi di particolare rilevanza”. L’auspicio di Ciambriello è che “si possa recuperare pienamente lo spirito originario del mandato: promuovere diritti, monitorare le condizioni detentive, mantenere viva l’attenzione sulla dignità delle persone. Confido inoltre che venga rilanciato un rapporto di collaborazione stabile tra garante nazionale e garanti territoriali, nella convinzione che un lavoro coordinato e complementare sia indispensabile per garantire la tutela della persona detenuta, dei suoi diritti e dell’intera comunità penitenziaria”.
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