Chi è Mario Venditti, l’ex magistrato indagato per l’omicidio di Garlasco: “Procuratore corrotto per scagionare Sempio”

Nel luglio di due anni fa si era spogliato della toga, erano andato in pensione e poco dopo era diventato presidente del Casinò di Campione d’Italia. Alle spalle una infinita carriera, un magistrato di lungo corso esperto di antimafia, tanto da aver lavorato per la Direzione distrettuale antimafia di Milano, per poi finire alla Procura di Pavia prima come aggiunto e poi da procuratore.
Mario Venditti, 72enne di origini beneventane, è oggi al centro dell’ennesima puntata del caso del delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi che si era consumato nel Comune in provincia di Brescia nell’agosto del 2007.
Il suo nome è infatti finito nel fascicolo della Procura di Brescia, competente per i presunti reati commessi dai magistrati lombardi, con l’ipotesi di “corruzione in atti giudiziari”. La teoria degli inquirenti è che la famiglia di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e oggi di nuovo iscritto sul registro in un’inchiesta della nuova procura di Pavia perché sospettato di essere lui l’assassino, lo abbia pagato e corrotto per archiviare le precedenti indagini su Sempio nel 2017 e nel 2020.
Il sospetto sarebbe spuntato da vecchie intercettazioni e da un appunto a penna su un bloc notes “Venditti / gip archivia X 20-30 euro” con la data febbraio 2015, scovato durante le perquisizioni eseguite il 14 maggio scorso nell’ambito delle attività degli inquirenti pavesi sul delitto di Garlasco.
Quel promemoria avrebbe una grafia simile a quella di Giuseppe Sempio, padre di Andrea, e risalirebbe ai primissimi giorni di febbraio del 2017: prima dunque che Sempio venisse formalmente a conoscenza di essere per la prima volta indagato per la morte di Chiara Poggi. L’appunto sarebbe stato quindi scritto quando l’esistenza del procedimento era a conoscenza solo dell’autorità e della polizia giudiziaria, e della difesa di Alberto Stasi, unico condannato per l’omicidio della fidanzata.
Altre anomalie sarebbero i “contatti opachi” con personale della sezione di pg, i due carabinieri perquisiti stamattina che notificarono l’atto a Sempio e poi trascrissero – con omissioni, secondo gli investigatori – le conversazioni captate, “e la breve durata dell’interrogatorio di Andrea Sempio” che avrebbe lasciato trasparire “la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri”. Il riferimento è all’intercettazione ambientale di una conversazione tra Sempio e suo padre Giuseppe, captata a bordo dell’auto dell’indagato il 9 febbraio 2017, il giorno prima dell’interrogatorio. E il giorno dopo in un’altra intercettazione si captava: “A parte che erano dalla nostra … perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano…”.
Sempio fu indagato poi una seconda volta nel 2020, una fascicolo chiuso in soli 21 giorni. Breve durata rivendicata dal procuratore Venditti in una intervista in tv a ‘Quarto grado’: “Io avevo deciso dopo 21 minuti, anzi 21 secondi”, disse l’ex procuratore, secondo cui “dalle intercettazioni, come da tutto il resto, non emergevano elementi per poter procedere contro Sempio, e neppure per avere una proroga per proseguire le intercettazioni”.
Venditti nella sua lunga carriera si era occupato anche di altri casi che avevano interessato le cronache nazionali: a partire dall’indagine su Massimo Adriatici, l’assessore leghista di Voghera accusato di aver ucciso un 39enne marocchino nel luglio del 2021 mentre svolgeva un servizio di “ronda armata”, disse all’epoca la Procura; Venditti si è occupato anche dal rapimento del piccolo Eitan, il bambino israeliano unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, così come di numerose inchieste sulla criminalità organizzata.
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