Davvero all’Italia serve il premierato? Perché Meloni insiste mentre si prepara al match con Schlein

Novembre 27, 2025 - 10:31
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Davvero all’Italia serve il premierato? Perché Meloni insiste mentre si prepara al match con Schlein

Sul palcoscenico politico italiano torna a sorpresa il premierato, cioè l’elezione diretta del Presidente delConsiglio.

Una riforma sempre amata da Giorgia Meloni che ora la rilancia, spiazzando l’opposizione in grande spolvero dopo la vittoria (a sentir loro) delle regionali.

Prima domanda: perché proprio adesso la premier torna a rilanciare questa riforma? Se provi a chiederlo alla maggioranza avrai le risposte che ti aspetti: “Era nel programma di governo, nessuno l’ ha mai cancellata”.

Se.al contrario, ti rivolgi all’opposizione, la musica sarà totalmente diversa: “Oggi, l’esecutivo si accorge che è in bilico perchè il campo largo, tornato di prepotenza in Campania e in Puglia, mette i brividi a chi oggi guida il Paese”. Le reazioni sono immediate, di accusa naturalmente. “Meloni punta ai pieni poteri” o, ancora meglio: “Lei vuol vincere a tavolino”, come succede a volte nelle competizioni sportive.

Referendum anche per il premierato

Davvero all’Italia serve il premierato? Perché Meloni insiste mentre si prepara al match con Schlein
Davvero all’Italia serve il premierato? Perché Meloni insiste mentre si prepara al match con Schlein – BlitzQuotidiano.it (foto Ansa)

Comunque, il dato è tratto e stavolta non si torna indietro. Il premierato sarà discusso in Parlamento e, dopo la certa approvazione, sarà il popolo a decidere se farlo diventare legge o bocciarlo.

Così, potrebbe darsi che per ben due volte, in pochi mesi, la parola spetterà agli italiani. Dovremo rallegrarcene visto che da molti anni a questa parte, sono state sempre le segreterie dei partiti a fare il bello e il cattivo tempo. Le elezioni erano finite con un risultato incerto? Nessuna paura, nei Palazzi era facile trovare un accordo se si distribuivano in ugual misura poltrone e prepende.

Stavolta, non bisogna nasconderlo, la sinistra ha subìto il contropiede: un’azione veloce e improvvisa che ha portato in gol l’avversario. Chi poteva prevederlo che all’indomani di una festa così unanime, la destra avrebbe potuto reagire con un pugno d’incontro sorprendente, tale da far barcollare l’opposizione?

Invece, se si vuole ragionare senza farsi travolgere dall’ideologia, è stato quanto mai opportuno trovare una via d’uscita dopo un voto che aveva premiato (senza dubbio) Elly Schlein e il suo sogno di unione del Pd, i 5Stelle e i vari cespugli.

Allarme campo largo

È logico che, nella tranquillità delle pareti domestiche, Meloni, Tajani e Salvini si siano interrogati ed abbiano compreso che è suonato un campanello d’allarme. A conti fatti, se il campo largo dovesse resistere fino alle politiche del 2027, il risultato delle elezioni sarebbe tutt’altro che scontato.

Sono i  numeri a confortare questa tesi, malgrado i sondaggi siano ancora tutti a favore della premier. Allora, addio alla conferma del centro destra e della stabilità del governo. Forse si tornerebbe all’antico, quando a Palazzo Chigi era di moda il cambio della guardia ed un rinnovato giuramento dei nuovi ministri nelle mani del Capo dello Stato.

Non era stato messo in un cassetto il premierato in attesa di tempi più tranquilli e meno violenti fra le due forze politiche?

È vero: dopo il presidenzialismo, sulle orme della Francia, la Meloni era giunta a più miti consigli: per raggiungere quella “continua permanenza” nelle leve di comando sarebbe stato sufficiente ottenere il placet degli italiani.

Governi forti e possibilità di approvare leggi che avrebbero favorito una  costante ripresa del nostro Paese.

In futuro, però, i grandi problemi dovranno essere risolti: in primis, quello dell’assenteismo che continua ad aumentare a vista d’occhio senza che il Parlamento sia pronto a correggerne il tiro. Ormai, le percentuali affermano che siamo al di sotto del cinquanta per cento: il che significa che la metà degli italiani non ne possono più di questa politica e preferiscono restarsene a casa il giorno delle elezioni.

In tal caso, anche una riforma così determinante come quella del premierato non  avrebbe più l’importanza che dovrebbe avere. Se la metà degli italiani se ne infischiano di rispondere ad un referendum così delicato vorrà dire che la crisi della politica rischia di essere irreversibile con un grave danno per il futuro di quanti abitano nells nostra penisola.

Le liti non hanno mai fine. Si era trovato uno storico accordo tra la Meloni e Schlein sul “consenso sessuale”, ma quando si è arrivati  a discuterlo alla Camera, Matteo Salvini si è messo di traverso ed è stato tutto rimandato a gennaio.

Ma le soprese sono come gli esami: non finiscono mai. Chi lo avrebbe mai detto che alla festa dei Fratelli d’Italia (la famosa Atreju) sarebbe stata invitata la segretaria del Pd? Forse i seguaci del partito non si sarebbero mai aspettati una risposta positiva. Al contrario, “la vedranno arrivare”. Ad una sola condizione: che si apra un dibattito fra lei e Giorgia. Scintille fra le due donne più importanti della politica italiana. Vorremmo essere in prima fila.

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