Meloni si crede forte ma è più fragile di quanto pensi, dice Renzi

Novembre 27, 2025 - 15:00
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Meloni si crede forte ma è più fragile di quanto pensi, dice Renzi

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è nervosa, impaurita, non a caso dopo le regionali ha pensato a cambiare la legge elettorale anziché parlare di tasse e sicurezza: pensa solo a come garantire i seggi per i suoi. E per il centrosinistra è un momento d’oro che si apre. Ne è certo Matteo Renzi, leader di Italia Viva, convinto che la partita per le elezioni politiche del 2027 sia «finalmente apertissima». Le regionali, in questo senso, hanno dato indicazioni chiarissime: «La destra è molto meno unita di come raccontano», dice Renzi. «In Veneto la Lega doppia FdI, ma è la Lega di Zaia non di Vannacci. Quando un giornalista come Mario Giordano, non propriamente un sinistrorso, attacca il governo perché sulla sicurezza non ha fatto niente, questi sono elementi da prendere al volo».

Intervistato da Francesco Bei di Repubblica, Renzi ha parlato delle difficoltà del governo, dell’occasione da cogliere centrosinistra, e del momento delicato dei riformisti. E lo ha fatto con il piglio “testardamente unitario” di questi giorni. Ad esempio, sulla legge di Bilancio ha detto: « Abbiamo concordato una decina di emendamenti tutti insieme. È il momento di fare diventare un punto di forza ciò che fino a qualche mese fa era un problema, cioè il fatto che loro sembravano unitissimi e noi divisi». Il ribaltamento della situazione però non è definitivo, e Renzi lo sa bene. Anzi, in questo momento Elly Schlein è quella che forza per un percorso unitario, mentre i Cinquestelle insistono per farne uno autonomo. Ma «se alla fine Conte e Schlein non si trovano d’accordo sul percorso unificato nel primo semestre 2026 mi dispiace, ma non ne farei un dramma».

Per la sinistra il momento è propizio perché in questo momento il governo, a partire dalla stessa presidente del Consiglio, gioca con i nervi scoperti. A partire dal tema della sicurezza, vero punto debole dell’esecutivo secondo Renzi: «Su questo tema rischia di perdere le elezioni. Potrebbe nascere qualcosa alla destra di Meloni che le porta via i voti decisivi, sia con l’attuale legge elettorale che con quella che vogliono fare». E sulla base di questi timori Meloni starebbe pensando di cambiare la legge elettorale, operazione che potrebbe riuscire anche solo con i voti della maggioranza. Un’eventualità che però non sembra spaventare il leader di Italia Viva: «Forse ce la farà a fare la legge elettorale, ma di solito chi lo fa poi perde le elezioni. Quello che io dico al centrosinistra è: diamo una scrollata alla rassegnazione. La partita non solo è aperta, la partita è possibile, si può fare davvero. E parliamo di quotidianità, non di ideologia».

Tra l’altro, l’ipotesi di cambiare legge elettorale, come la stessa riforma del premierato riesumata in questi giorni, potrebbe essere uno specchietto per le allodole, un modo per inserire nel dibattito pubblico argomenti su cui la destra è più forte. «Ne tireranno fuori una al mese, da qui alle elezioni, pur di non parlare di tasse e stipendi, o dei duecentomila italiani che anche quest’anno se ne vanno dal nostro Paese», dice Renzi. «Io sono da sempre favorevole all’elezione diretta del capo del governo, ma non sono riusciti a fare nemmeno quella: per accontentare la Lega hanno fatto un pastrocchio in cui voti un premier ma non è detto che poi il premier sia lui. Voti la Meloni e ti ritrovi Salvini».

In chiusura di intervista, Renzi parla dei riformisti e dei partiti di centro, che sono andati bene alle regionali, ma sempre molto divisi in varie iniziative. Ora, dice Renzi, è venuto il momento di riunirle sotto un’unica forza politica: «Il problema è che finora in tanti fanno le interviste, in pochi fanno le liste. Noi, che abbiamo fatto le liste, siamo ben disponibili a lavorare per questo raggruppamento, senza alcuna esigenza di protagonismo. Noi non vogliamo spadroneggiare, vogliamo costruire con umiltà e concretezza uno spazio centrale e riformista. Lo spazio c’è, come Casa riformista quando si fa il cinque per cento in Calabria, il sei per cento in Campania, il nove per cento in Toscana, si fa la differenza davvero. Spazio a tutti: nessuno metta veti, noi portiamo voti».

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Redazione Redazione Eventi e News